(dal latino
reliquiae: resti, avanzi, der. di
reliquus: rimanente,
restante). Ciò che resta di qualcosa. • Biol. - Fauna o flora che
si ricollegano a condizioni climatiche o topografiche superate nella regione in
cui vivono. • Rel. - Resti del corpo di personaggi di importanza
religiosa, o di oggetti di loro appartenenza. Il culto delle
r. era
già diffuso presso i popoli primitivi, che avevano l'uso di
conservare le ossa dei nemici vinti in battaglia o dei congiunti. Esso
acquistò particolare significato nel caso dei resti mortali di personaggi
la cui posizione all'interno del gruppo era ben riconosciuta, come nel
caso di re o stregoni: si credeva infatti che essi potessero esercitare il loro
potere anche dopo la morte. Presso i Greci era diffuso il culto delle
r.
degli eroi, realmente esistiti o mitici, che riguardava non solo i loro resti
mortali, ma anche le abitazioni e gli oggetti d'uso. In Egitto era diffusa
la credenza che alle parti del corpo di Osiride fossero state assegnate tombe
diverse; un altro culto legato alle
r. era quello dei tori Apis, ai quali
si credeva fosse stato riservato un cimitero particolare. Nel Buddhismo il culto
delle
r. è molto importante: il corpo di Buddha sarebbe stato
diviso in otto parti, ognuna delle quali inviata a un re; tali parti sarebbero
state custodite in appositi edifici (
stupa). Il culto delle
r. si
diffuse anche nello Srī Lanka, in Cina e in Tibet, dove le
r. di
ognuno dei Grandi Lama sono oggetto di venerazione. Nel mondo islamico il culto
delle
r. fu meno sentito. La prima testimonianza letteraria del culto
delle
r. nella religione cristiana risale alla seconda metà del II
sec., con il
Martirio di Policarpo: il culto aveva come centro la tomba
del martire. Dal IV sec. si assistette in Occidente al fenomeno della scoperta
di
r., come quelle dei santi Gervasio e Protasio nel 386, mentre in
Oriente si avviò il processo di traslazione delle
r.: grande
clamore suscitò la presunta scoperta delle
r. di santo Stefano nel
415 presso Gerusalemme, che ebbe come diretta conseguenza la loro diffusione in
tutto il bacino del Mediterraneo. In Occidente, invece, rimase a lungo viva la
consuetudine di conservare intatti i sepolcri dei martiri, senza aprirli e senza
asportare parte delle ossa dei defunti; fu solo con la traslazione dei corpi dei
martiri all'interno della città di Roma, avvenuta nell'VIII
sec., che prese avvio la pratica di prelevare parte delle ossa, da venerare in
appositi luoghi di culto. Alle
r. corporee si aggiunsero presto quelle
non corporee, fra le quali particolare importanza ebbero gli strumenti del
martirio.
R. non corporee sono anche quelle di Gesù (la croce, i
chiodi della crocifissione, il sudario, il calice dell'ultima cena) e
della Vergine Maria (la sacra cintola, il vestito, il velo). La Riforma
protestante si oppose al culto dei santi e delle
r., formulato e
ratificato invece dalla Chiesa cattolica nel Concilio di Trento. La direzione di
tale culto è affidata alla Congregazione per le cause dei santi che,
tramite la
ricognizione delle r., ne stabilisce
l'autenticità.