Oggetto di varie forme e dimensioni destinato a contenere le reliquie. •
Encicl. - Nei primi secoli del Cristianesimo il
r. coincideva con
l'altare costruito sulla tomba del santo o del martire. La ferma
opposizione della Chiesa occidentale alla manomissione dei corpi dei martiri
fece sì che si potessero avere solo reliquie di contatto, ottenute
cioè avvicinando stoffe od oggetti alle tombe; la Chiesa orientale,
invece, già dal IV sec. usava trarre dai corpi dei santi piccole parti di
ossa o tessuti (pratica che si diffuse in Occidente solo nell'VIII sec.),
custodite poi in
r. di svariate forme: fra i più antichi si
ricordano le capselle argentee ritrovate sotto l'altare del duomo di
Grado, risalenti ai secc. V-VI. Nel mondo occidentale, dalle tombe dei martiri
derivarono le grandi casse-
r. che, specie in età carolingia,
vennero disposte nelle chiese; in epoca preromanica, invece, lo sviluppo
dell'oreficeria consentì di realizzare
r. finemente
decorati: essi potevano essere
a teca oppure
parlanti, cioè
riproducenti nella forma le parti del corpo conservate (
r. a braccio,
a busto,
a dito, ecc.). Erano anche diffusi
r. per la
conservazione di parti della croce di Cristo (
stauroteche). In seguito si
crearono vere e proprie statue-
r., mentre in età gotica ebbero
ampia diffusione strutture architettoniche arricchite da statuette. Accanto ad
esse si crearono
r. a forma di fanale, con la parte superiore protetta da
vetri e saldamente ancorata a un piedistallo: essi richiamavano la forma
primitiva dell'ostensorio. Dal XV sec. si diffusero i
r. a busto, il cui
uso si protrasse anche in periodo barocco. Col Barocco ebbe tuttavia ampio
impiego il
r. ostensorio, già in auge nel Trecento, che si impose
ovunque, con notevoli varianti di esecuzione, anche nei secoli successivi fino
all'Ottocento, quando, con il prevalere del gusto neoclassico, i
r.
assunsero forme più lineari e classiche.