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Relazione.

L'esposizione, orale o scritta, con cui si riferisce in merito a una situazione, ai risultati di una perizia, ai lavori compiuti da una commissione, da un organo collegiale. ║ Documento con cui il Governo o il Parlamento illustrano un disegno di legge. ║ Rapporto che lega due o più oggetti, fatti, idee, specificando la qualità del rapporto: r. di uguaglianza. ║ Nell'uso comune, rapporto amoroso tra due persone; anche qualsiasi tipo di legame di natura affettiva, economica, ecc. che unisce due o più entità: essere in r. d'affari con qualcuno. ║ Al plurale indica spesso l'insieme di conoscenze influenti di cui si dispone: è una persona di scarso valore, ma che vanta r. • Mat. e Fis. - Il rapporto fra determinate grandezze e la formula matematica elaborata per esprimere tale rapporto. ║ Senza specificazioni il termine è usato come sinonimo di formula, per richiamare un'identità, un'equazione. ║ Nella teoria degli insiemi, tra due o più insiemi A, B, C, ..., sottoinsieme del prodotto cartesiano A x B x C x. • Biol. - Vita di r.: insieme delle funzioni che un organismo esplica nelle sue r. con l'ambiente e con gli altri organismi e che sono regolate dal sistema nervoso della vita di r. (contrapposto al sistema nervoso della vita vegetativa), preposto all'attività motoria volontaria e degli apparati sensori. In senso più largo, vita di r. è quella dell'essere umano in quanto membro di una società. • Bot. - Vita di r.: contrapposta a vita vegetativa, complesso delle funzioni, dette funzioni di r. che le piante esercitano verso l'ambiente esterno, per esempio nell'impollinazione, nella difesa contro i parassiti vegetali e animali, nei movimenti, ecc. • Gramm. - Complemento di r.: nella sintassi italiana, quello che nella sintassi latina è comunemente chiamato accusativo di r. o alla greca. • Mus. - Falsa r.: secondo l'armonia classica, effetto sgradevole prodotto da due note dello stesso nome, una allo stato naturale e l'altra alterata, che risuonano una dopo l'altra, in due parti differenti, in una sequenza di accordi. • Teol. - Nella dottrina cattolica si dicono r. i quattro particolari rapporti tra le persone della Trinità: paternità, filiazione, spiratio activa, spiratio passiva o processio. • Dir. - L'esposizione dello svolgimento del processo fatta dal giudice o dal consigliere relatore. ║ R. di notificazione: certificazione dell'eseguita notificazione, che l'ufficiale giudiziario appone in calce all'atto. • Dir. internaz. - R. diplomatiche: rapporti tra due Stati sanciti in base a un accordo e attuati da un organo di rappresentanza diplomatica, che assume normalmente il nome e il rango di ambasciata o legazione, istituito da uno Stato (accreditante) nel territorio dell'altro (Stato ricevente o accreditatario). La materia relativa alle r. diplomatiche è stata disciplinata con la Convenzione di Vienna del 18 aprile 1961. • Econ. pol. - R. generale sulla situazione economica del Paese: documento presentato al Parlamento entro il 31 marzo di ogni anno dai ministri del Bilancio e del Tesoro, che analizza le vicende economiche del Paese nell'anno appena trascorso. Insieme al bilancio di previsione e alla r. annuale della Banca d'Italia è uno dei principali documenti di analisi e valutazione della situazione economica nazionale. ║ R. industriali: complesso di norme che regolano il lavoro (salario, orario, ecc.) nonché i metodi (contratto collettivo, legge, ecc.) attraverso i quali tali norme si applicano alle varie parti interagenti (le organizzazioni sindacali e degli imprenditori, lo Stato e i suoi organi istituzionali). • Econ. az. - R. pubbliche: complesso di attività svolte da un'organizzazione (soprattutto industriale) al fine di modificare opinioni e atteggiamenti negativi verso l'organizzazione stessa e il suo operato, di conservare immutate opinioni e atteggiamenti già favorevoli o di suscitare opinioni e atteggiamenti nuovi in quella parte di pubblico che manifesta indifferenza. A differenza della pubblicità, che si propone di attrarre l'attenzione del pubblico sul prodotto, le r. pubbliche mirano a promuovere l'immagine dell'azienda svolgendo un'azione informativa sulla sua struttura: dimensioni, volume degli affari, numero dei dipendenti, ecc. Nell'ambito delle r. pubbliche rientra una vasta gamma di iniziative a carattere sociale, sportivo, ricreativo, culturale, ecc. Strumenti di comunicazione sono stampa, radio e televisione, pubblicazioni aziendali, fiere e mostre, visite aziendali, ecc. (V. anche PUBLIC RELATIONS). ║ R. umane: termine coniato negli anni Trenta dal filosofo sociale E. Mayo per designare l'insieme delle r., sostanzialmente informali, che individui e gruppi stabiliscono nel luogo di lavoro. Le ricerche di Mayo, incaricato dall'azienda Western Electrics di Chicago di elaborare un piano di riorganizzazione del lavoro interno che massimizzasse la produttività e il profitto, avviarono una vera e propria disciplina per l'indagine dei sistemi organizzativi del lavoro. Lo studio delle r. umane ha portato alla formulazione di metodologie e tecniche di selezione e utilizzazione del personale, di comunicazione interna all'azienda, all'introduzione di elementi di forte motivazione personale nei lavoratori e di identificazione con gli obiettivi aziendali, miranti a ottenere l'instaurarsi spontaneo, nei gruppi, di r. fortemente orientate alla cooperazione e all'integrazione. • Filos. - Concetto dibattuto dalle varie scuole filosofiche della Grecia antica, la r. diventa con Aristotele una categoria specifica, intesa come ciò «il cui essere consiste nel comportarsi in un certo modo verso qualcosa». In quanto presuppone i termini che mette in r., essa è tuttavia la categoria più lontana dalla sostanza. In contrapposizione polemica a Platone, che nella sua teoria delle idee aveva esplicitamente sostenuto l'oggettività delle r., Aristotele esclude che le sostanze prime possano mai essere r., pur ammettendo altri tipi di r., per esempio, quelle legate al concetto di potenza, il che rende plausibile il riconoscimento di una loro realtà. A partire da Plotino, che tenta una conciliazione tra teoria aristotelica delle r. e dottrina platonica delle idee, la problematica della realtà della r. rispetto ai suoi termini e alla sua oggettività resta fondamentale nella riflessione metafisica medioevale e anche nell'indagine gnoseologica della filosofia moderna. Il pensiero medioevale riprende gli spunti aristotelici, distinguendo tra r. reali e r. come enti di ragione, mentre nella filosofia moderna il problema si ripropone provocando l'esigenza di esaminare la r. tra conoscenza e natura, tra esperienza e ragione. La prima grande sintesi relazionistica viene da Spinoza, che tuttavia riduce la r. a sostanza, escludendola dall'ambito della realtà oggettiva. Leibniz, nel suo sistema filosofico, propone due concetti fondamentali; la monade che, pur essendo semplice, ha in sé le r. universali, e l'armonia prestabilita, che garantisce le r. tra le monadi. Nell'ambito dell'empirismo, Locke concepisce la r. come idea soggettiva, posizione condotta da Hume alle estreme conseguenze, sostenendo l'assoluta soggettività delle r. e negando quindi loro necessità oggettiva e universalità: la connessione causale, per esempio, «esiste solo nello spirito, non negli oggetti». In contrapposizione a Hume, Kant afferma invece la validità oggettiva delle r., intendendole come categorie attraverso le quali l'intelletto opera a priori la sintesi in virtù della quale il molteplice, intuitivamente dato, è unificato in oggetti. Alla riflessione di Kant si riallacciano Fichte e Schelling: per il primo la base di ogni possibile riferire è nella fondamentale attività dell'Io, per il secondo la r. è categoria primaria. Questi tentativi di risolvere la r. nell'attività dell'Io costituiscono il terreno in cui si attiva il relazionismo hegeliano. La correlazione universale diviene in Hegel dialettica: dialettica del logos, della natura e del loro superamento nello Spirito. La realtà delle r. viene di nuovo messa in discussione dal Neoidealismo di fine Ottocento. È l'espressione r. interne a caratterizzare la tesi del filosofo idealista F.H. Bradley, che attribuisce a tutta la realtà natura relazionale (anche se paradossalmente ne conclude che la realtà è dunque mera apparenza). La posizione contraria dei logici e dei filosofi del linguaggio (soprattutto G.E. Moore) per cui, invece, tutte le r. sono interne, sottolinea che la distinzione tra proprietà essenziali e proprietà accidentali è relativa al nostro modo di descrivere l'oggetto, la cui realtà non ne risulta in alcun modo toccata. Nell'elaborazione di B. Blanshard si ribadisce il concetto fondamentale che «qualunque possibile oggetto di pensiero sia tale in virtù di r. ad altro da sé e che la sua natura sia influenzata non solo da alcune r., ma in misura diversa da tutte». Il problema, per le sue complesse implicazioni, è stato ampiamente dibattuto nella filosofia analitica contemporanea. Nella filosofia della matematica e nella logica ottocentesca il concetto di r. è alla base di una teoria dell'influenza che superi la tradizionale sillogistica aristotelica, limitata alle proposizioni soggetto-predicato. Il concetto di r. fu largamente impiegato da A.N. Whitehead e B. Russell. • Stat. - R. statistica: r. che intercorre tra le modalità di due o più fenomeni, di cui almeno uno collettivo.