Il reincarnarsi dell'anima, che dopo la morte torna a vivere in corpi
diversi. • Rel. - La propensione a credere che, dopo la morte, un
individuo possa tornare a vivere in un altro corpo è propria di molte
religioni primitive, ed è già credenza diffusa presso gli
Egiziani, i Galli e i Germani. Tuttavia, la prima formulazione sistematica di
una
teoria della r. si incontra nel mondo greco, in particolare in alcune
dottrine orfiche professate da filosofi (Pitagora, Empedocle e Platone) e poeti
(Pindaro). Secondo questa teoria, l'anima dell'uomo, pur avendo origine divina,
è racchiusa nella prigione del corpo ed è destinata a un lungo
ciclo di rinascite prima di potersi liberare per tornare alla propria esistenza
divina; è possibile che essa si reincarni non solo in corpi umani, ma
anche in animali e piante. Se in Grecia tale teoria rimase limitata a un
ristretto numero di persone, in India essa ebbe diffusione molto più
ampia: i primi accenni si trovano nella letteratura brahmanica. Con la nascita
del concetto di
Karman (V.), non solo le
successive rinascite, ma il destino intero delle singole vite dipende dalle
azioni compiute dall'individuo nella propria vita precedente: la
r.
è direttamente legata alla maggiore o minore rettitudine morale della
vita condotta dal singolo. La Chiesa cattolica condanna la teoria della
r., in quanto contraria alla dottrina tomistica dell'anima, forma
sostanziale del corpo: secondo san Tommaso, infatti, ciascuna anima appartiene
esclusivamente al proprio corpo, cioè al corpo nel quale è stata
creata. Nello spiritismo e nei moderni movimenti teosofici è diffusa la
credenza nella
r. intesa come ritorno delle anime sulla terra dopo un
periodo trascorso nell'aldilà. Segni della
r. sono ritenuti alcuni
fenomeni premonitori avuti in sogno o la capacità di riconoscere persone
o luoghi noti all'individuo in una delle sue vite precedenti. La
r.
è teorizzata, ad esempio, dalla setta dei seguaci di Krishna a Los
Angeles.