Filosofo scozzese. Professore nelle università di Aberdeen (1751-64) e di
Glasgow (1764-80), fu il fondatore della cosiddetta Scuola scozzese del senso
comune, che ebbe risonanza anche in Italia, in Francia e negli Stati Uniti.
Assumendo come base di qualsiasi speculazione filosofica i principi impliciti
nel senso comune («sono deciso ad assumere per pura fiducia l'esistenza mia
stessa e l'esistenza di altre cose»),
R. tentò di dimostrare
come la messa in discussione di questi principi comporti contraddizioni e
paradossi insolubili. Riconsiderando le teorie della conoscenza elaborate da
Locke, Berkeley e Hume,
R. ritenne che un oggetto esterno a noi è
dato nella sua immediatezza sia nella percezione sia nella memoria e nel
pensiero, e che perciò le idee non sono intermediarie del processo
conoscitivo, cioè rappresentativo dell'oggetto. Tra i più notevoli
contributi di
R. al pensiero filosofico e psicologico vanno annoverate la
riflessione su ciò che è innato e ciò che è
acquisito nell'ambito del processo percettivo; l'analisi della percezione
(consistente, secondo
R., in sensazioni, concezioni e credenze). Tra le
sue opere citiamo:
Inquiry into the human mind on the principles of common
sense (1764);
Essays on the intellectual powers of man (1785);
Essays on the active powers of man (1788) (Strachan, Scozia 1710 -
Glasgow 1796).