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Regionalismo.

Attaccamento per la propria regione, per le sue tradizioni, per i suoi costumi. Il termine è a volte utilizzato con connotazione negativa, nel caso in cui l'eccessivo amore per la propria regione porti a un'insensibilità nei confronti degli interessi nazionali e internazionali. • St. pol. - Dottrina politico-amministrativa che propugna un'organizzazione statale basata su circoscrizioni territoriali dotate di ampia autonomia, intermedie tra lo Stato e gli enti locali (comuni, province, contee, ecc.). Nello Stato moderno, il r. è dettato dall'esigenza del decentramento, necessario a dare maggiore snellezza ed efficacia ai procedimenti amministrativi e, soprattutto, atto a favorire la democrazia attraverso una gestione più partecipata della vita pubblica. A differenza dal federalismo - che presuppone un rapporto alla pari tra diverse entità federate volontariamente - nella concezione regionalistica le regioni ricevono per legge dallo Stato il potere di svolgere in proprio alcune funzioni o la delega per adempiere a compiti che restano comunque propri dello Stato. Al momento dell'istituzione dello Stato italiano, la maggioranza moderata impose con le leggi varate nel 1865 un modello statale accentratore ispirato alla Francia. Tuttavia il dibattito sull'autonomia regionale non si spense fino all'avvento del Fascismo; nel dopoguerra, il riconoscimento delle autonomie regionali fu sancito dalla Costituzione, che introdusse, tra l'altro, la distinzione tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario. Queste ultime vennero istituite solo nel 1970. • Ling. - Lemma, espressione o costruzione sintattica propri di una certa regione.