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Reform Acts.

(locuzione inglese). Denominazione delle varie leggi di riforma del sistema elettorale e parlamentare approvate dal Parlamento britannico nel corso del XIX sec. La prima e più importante di queste leggi fu il Reform Bill del 1832, attuato sotto la pressione esercitata dalle associazioni radicali che aspiravano a una riforma del Parlamento e, in più lunga prospettiva, all'istituzione del suffragio universale. Nel 1830, trascinati dall'esempio della Francia, dove il moto rivoluzionario liberale aveva portato alla caduta dei Borboni, i democratico-liberali inglesi guidarono la campagna popolare per la riforma del Parlamento. Caduto il Ministero Wellington, il nuovo Governo presieduto da lord Grey si impegnò a presentare una legge per la riforma del sistema elettorale. Approvato dalla Camera dei Comuni, il progetto di riforma venne respinto dalla Camera dei Lord, dove i Tories erano in maggioranza. Grey indisse nuove elezioni, che però non sottrassero la Camera dei Lord alla maggioranza Tory. Il Reform Bill riuscì a essere approvato nel 1832, e solo quando il primo ministro minacciò di far nominare dal re un numero di Pari sufficiente ad assicurare ai Whigs la maggioranza anche alla Camera Alta. Le conseguenze più importanti dell'atto furono di introdurre la rappresentanza di distretti industriali come Manchester e Birmingham, accentuando il peso politico della nuova classe imprenditoriale e commerciale, e di aumentare di circa il 50% l'elettorato, che prima non raggiungeva il mezzo milione. Tuttavia una democrazia parlamentare come quella auspicata dai radicali era lontana dalle intenzioni del Governo inglese, che fondava ancora sulla proprietà le qualifiche per diventare elettore, in modo da tenere lontana dal voto l'intera classe lavoratrice. La ripresa delle grandi agitazioni popolari intorno alla metà del secolo indusse rappresentanti dei Whigs liberali a presentare alla Camera progetti di legge per un ampliamento del diritto di voto; tuttavia solo nel 1867 il Governo conservatore presieduto da Disraeli poté operare una vasta riforma dell'elettorato e del Parlamento con il Rapresentation of the People Act. Con l'abbassamento del censo, il numero degli elettori raddoppiò, raggiungendo quasi la cifra di 3 milioni e arrivando a includere la piccola borghesia, nonché la classe degli artigiani più agiati. Nel 1884 il liberale Gladstone fece approvare una nuova legge che portò l'elettorato a 5 milioni circa su una popolazione di 30. Il provvedimento estese il diritto di voto ai lavoratori agricoli e costituì il primo passo verso il riconoscimento del principio del suffragio universale. Nel 1885 fu varata una legge sulla ridistribuzione dei seggi, secondo cui il Paese veniva diviso in collegi elettorali capaci di eleggere un solo deputato, eccetto 23 grandi boroughs che mantenevano due seggi. In Inghilterra il suffragio universale maschile fu concesso nel 1918, ma il conseguimento di una vera democrazia parlamentare si ebbe solo quando anche la battaglia delle suffragette per la concessione del voto alle donne riuscì a trionfare.