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Reciprocità.

(dal latino reciprocitas, der. di reciprocus: reciproco). Qualità o condizione di ciò che è reciproco. • Dir. internaz. - Detto anche principio di r., è la norma a cui si ispira ogni Stato nei suoi rapporti con gli altri Stati. In base ad essa uno Stato accorda a un altro determinate agevolazioni alla sola condizione che anche questo gli accordi a sua volta le medesime agevolazioni. La r. si distingue in convenzionale e prevista unilateralmente: nel primo caso, costituisce la clausola di un accordo internazionale (si parla di clausola di r.); nel secondo caso, rientra semplicemente nella legislazione di uno Stato. Dal punto di vista del contenuto, inoltre, la r. può essere materiale o assoluta, formale o relativa, a seconda che il comportamento dei due Stati debba o meno necessariamente corrispondere. Salvo opportune precisazioni, la r. equivale a quella del secondo tipo. ║ Il diritto italiano stabilisce che lo straniero (sia come persona fisica sia giuridica) è ammesso a godere dei diritti civili (non politici) attribuiti al cittadino a condizioni di r. e fatte salve le disposizioni previste in leggi speciali. Agli effetti del Codice Civile, ad esempio, lo straniero può essere convocato davanti ai giudici dello Stato se, nel caso reciproco, il giudice dello Stato al quale lo straniero appartiene adotta la medesima linea di condotta nei confronti del cittadino italiano. Il Codice Penale, inoltre, prescrive che le pene stabilite per i delitti di attentato contro i capi di Stato esteri, nonché di offesa alla libertà o all'onore degli stessi, vengano applicate solo in quanto la legge straniera garantisca reciprocamente al capo dello Stato italiano parità di tutela penale. I capi di missione diplomatica, analogamente, sono equiparati ai capi di Stato esteri solamente se lo Stato straniero riserva pari trattamento ai capi di missione diplomatica italiana. • Filos. - Particolare tipo di relazione tra due entità, nella quale ciascuna di esse esercita un'azione analoga sull'altra. Quando le due entità sono proposizioni, la r. consiste nella possibilità che il soggetto della prima divenga predicato della seconda e viceversa. È ciò che avviene nella definizione, in virtù dell'equivalenza fra il definito e la definizione. Nella filosofia kantiana la r., denominata più specificamente r. d'azione (Wechselwirkung) o comunanza (Gemeinschaft), è una categoria della relazione, per cui si giudica che due cose agiscono e reagiscono l'una sull'altra. Accanto ad essa, fanno ugualmente parte del gruppo della relazione la sostanzialità o inerenza (per cui si giudica che una certa proprietà appartiene a una certa sostanza) e la causalità o dipendenza (per cui si giudica che una certa sostanza è causa di un'altra). • Antropol. - Principio di r.: la prima formulazione del principio di r. si deve a Marcel Mauss che, nell'opera Saggio sul dono (1925), mostra come lo scambio delle società primitive si configuri come dono reciproco: all'obbligo di donare consegue quello di accettare doni e, finalmente, quello di ricambiare. Il dono è simbolo di potere, prestigio, rango; conseguentemente, lo scambio non si riduce a mero fatto economico, ma assurge a «fatto sociale totale», in cui si sommano significati sociali, economici, religiosi, giuridici e morali. In seguito, Lévi-Strauss ampliò la portata concettuale del principio di r. Riferendolo non più solo alla circolazione degli oggetti, ma anche a quella delle donne, lo studioso individua nel principio suddetto l'origine delle norme che proibiscono l'uso delle donne all'interno del gruppo (divieto dell'incesto) e prevedono la ricerca del coniuge al di fuori del gruppo di appartenenza (istituzione dell'esogamia). In anni più recenti, M. Sahlins individuò e analizzò diversi aspetti del principio di r.: la r. generalizzata, caratterizzata da atti altruistici quali il dono; la r. bilanciata, rappresentata dallo scambio; la r. negativa, costituita dall'appropriazione. • Ling. - R. slava: espressione utilizzata per la prima volta nel 1837, dallo scrittore ceco J. Kollar, per designare l'origine comune delle lingue e dei popoli slavi. • Elettrotecn. - In relazione a una rete passiva o lineare, il principio (o teorema) di r. prevede che, applicando una tensione tra una coppia di nodi della rete, ponendo in cortocircuito una seconda coppia di nodi e determinando l'intensità della corrente che circola nel collegamento di cortocircuito, il rapporto tra la tensione e l'intensità rimane costante se si scambiano, tra di loro, le due coppie di nodi. • Mat. - Tra due spazi proiettivi S e S' aventi la stessa dimensione r, coincidenti o meno, corrispondenza proiettiva tra i punti di S e gli iperpiani di S'. Se in S e in S' si fissano due sistemi di coordinate omogenee, tale corrispondenza è rappresentata dall'equazione

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dove ρ è un coefficiente di proporzionalità diverso da zero, (x0, ..., xr) sono le coordinate del generico punto di S, (u0', ..., ur') sono i coefficienti dell'equazione dell'iperpiano di S' corrispondente al punto (x0, ..., xr) e C = (chk) è una matrice non degenere. In una r., alle rette, ai piani, ..., agli iperpiani dello spazio S corrispondono in S', rispettivamente, i sottospazi lineari di dimensione r - 2, r - 1, .., 0; inoltre, è possibile dimostrare che il quadrato di una r. è sempre una omografia. Dato un punto P dello spazio S, un qualsiasi punto appartenente all'iperpiano π' di S' corrispondente a P nella r. data viene detto punto reciproco di P; la nozione di punti reciproci non è simmetrica, poiché non è detto, in generale, che se P' è reciproco di P, anche P sia reciproco di P'. ║ R. involutoria: r. tra due spazi proiettivi sovrapposti tale che il suo quadrato è l'omografia identica. In altri termini, una r. si dice involutoria se, indicato con π' l'iperpiano corrispondente al generico punto P, all'iperpiano π', pensato ora come immerso nel primo spazio, corrisponde esattamente il punto P' del secondo spazio sovrapposto a P.