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Recessione.

L'atto del recedere, quasi sempre in senso figurato: r. da un accordo. • Astron. - Allontanamento delle nebulose extragalattiche, rilevabile dallo spostamento delle righe del loro spettro verso il rosso (V. RED SHIFT), la cui scoperta permise a E. Hubble di provare che l'Universo è in espansione. Nel 1929, Hubble dimostrò anche che lo spostamento verso il rosso della luce della galassia è direttamente proporzionale alla distanza della galassia dalla Terra, per cui quanto più una galassia è lontana dalla Terra, tanto più grande è la sua velocità di r. • Econ. - Fase del ciclo economico nel corso della quale si verifica una diminuzione del tasso di crescita della produzione. Più precisamente, la r. è caratterizzata da livelli produttivi inferiori rispetto a quelli che potrebbero essere ottenuti impiegando completamente e in maniera efficiente tutti i fattori produttivi a disposizione. In teoria economica, si usa suddividere il ciclo economico in fasi espansive e fasi di contrazione (ricorrenti ma non periodiche); riguardo a queste ultime, si distingue ulteriormente in r. e depressione e si interpreta la prima come un possibile segnale della seconda (che è la crisi vera e propria). Per quanto risulti, in genere, difficoltoso prevedere il determinarsi di una fase recessiva, le analisi statistiche hanno individuato alcuni sintomi che ne anticiperebbero il manifestarsi: un aumento della disoccupazione, un rallentamento dell'inflazione (a seguito di una riduzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori), una diminuzione del tasso di interesse (provocata da una diminuzione della domanda di credito da parte delle imprese) e un calo dei prezzi dei titoli scambiati sul mercato azionario (in virtù di un eccesso di offerta di titoli, a sua volta dovuto al timore degli operatori di un abbassamento dei profitti e, dunque, dei dividendi). Quali siano le cause della r. è problema molto dibattuto che rimanda a differenti percezioni del significato di questa fase economica. Essenzialmente si possono distinguere due correnti di pensiero, quella keynesiana e quella neoclassica. La teoria keynesiana reputa la r. dannosa per il sistema economico, in quanto vede in essa una mancata produzione di ricchezza: ne consegue che la r. deve essere combattuta con un energico intervento pubblico. Usualmente questo intervento si concreta in termini di politica monetaria e di politica fiscale. Le misure monetarie, però, limitandosi a comprimere i tassi di interesse al fine di stimolare la domanda di credito da parte delle imprese, di per sé non garantiscono la ripresa degli investimenti, essendo questa subordinata alla percezione da parte degli operatori di una redditività degli investimenti. Un positivo impatto possono avere, invece, le misure fiscali: queste, infatti, concretandosi in trasferimenti alle imprese o alle famiglie, in un aumento dei consumi pubblici o anche in una diminuzione delle imposte, finiscono per creare una domanda di beni e servizi che può generare altra domanda e, in qualche modo, rimettere in movimento il sistema. Per la teoria neoclassica, invece, la r. non è un fenomeno negativo; anzi, si configura come la risposta ottimale degli operatori economici al manifestarsi di un mutamento dei gusti dei consumatori o di innovazioni tecnologiche. Secondo i neoclassici, in occasione di questi cambiamenti risulterebbe ottimale per le imprese diminuire la produzione dei vecchi beni e riorganizzare la produzione in funzione dei nuovi. In questa fase di transizione, anche per i lavoratori sarà ottimale fornire meno lavoro, in previsione del maggiore e più remunerato lavoro che verrà richiesto loro quando sarà giunto a compimento il processo di ristrutturazione. Da questo punto di vista, l'intervento pubblico è ritenuto non solo non necessario, ma anche potenzialmente dannoso, dal momento che rischia di alterare le aspettative sulle quali si fondano le politiche economiche aziendali.