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Reazione.

Azione in risposta ad altra azione, atto con cui si reagisce a un'offesa, a un'ingiustizia e simili. ║ Il reagire dell'organismo a determinati stimoli. • Pol. - Opposizione a qualunque indirizzo democratico e progressista, a qualunque programma riformatore; le forze politiche, uomini e istituti che la attuano. • Biol. - Modificazione di una sostanza vivente in seguito a uno stimolo. • Ling. - R. etnica: ogni fenomeno di trasformazione linguistica causato dall'utilizzo di una lingua precedentemente parlata nella stessa regione. • Chim. - Ogni trasformazione di una o più specie chimiche in altre specie diverse da quelle di partenza; esempi di r. chimiche sono la formazione della ruggine, del verderame, del solfuro d'argento su oggetti di uso quotidiano, la fotosintesi clorofilliana, il processo fotografico, la digestione, il fenomeno carsico. Ogni r. è descrivibile mediante un'equazione chimica, costituita da due membri: nel primo sono indicate le specie chimiche che entrano in r. e nel secondo quelle prodotte dalla r. (prodotti di r.). A ciascuna delle specie chimiche è attribuito un coefficiente stechiometrico; i coefficienti stechiometrici, nel loro insieme, definiscono le proporzioni secondo le quali in quella data r. le specie chimiche scompaiono e si formano. Una r. chimica comporta la rottura e la formazione di legami chimici; l'energia dei legami è dell'ordine di 200 kJ/mol, da cui segue che una r. è accompagnata sempre da variazioni di energia. Una r. si dice spontanea quando l'energia libera del sistema diminuisce; alcuni processi chimici avvengono spontaneamente solo in determinati ambiti di temperatura. Nel corso di una r. le concentrazioni dei prodotti reagenti diminuiscono mentre aumentano quelle dei prodotti e, di conseguenza, diminuisce l'energia libera associata ai primi e aumenta quella dei secondi: se il sistema è chiuso, a un certo istante i due valori coincidono, il sistema raggiunge una situazione di equilibrio e la r., che viene detta reversibile, si arresta. Se, invece, il sistema è aperto, si ha un decorso completo verso la formazione dei prodotti, e la r. si dice irreversibile; in pratica, si considerano irreversibili anche quelle r. che nella fase di equilibrio presentano una quantità trascurabile di specie reagenti. Le r. possono dividersi in due grandi classi: r. di ossidoriduzione, nelle quali alcune specie atomiche variano il loro numero di ossidazione, e r. non di ossidoriduzione, nelle quali nessuna specie atomica varia il numero di ossidazione. In queste ultime si ha soltanto scambio di specie atomiche fra i reagenti; se lo scambio è di cationi (o di anioni) fra due specie ioniche, vengono indicate come r. metatetiche. Parallelamente a questa grande divisione, le r. possono essere raggruppate in base a qualche loro caratteristica preminente: si parla così di r. di idrolisi, di precipitazione, di complessazione, di r. acido-base, di r. di spostamento, ecc. Uno dei problemi più importanti nell'analizzare una data r. chimica riguarda la velocità con cui essa si svolge; esistono r. chimiche istantanee, come la r. tra idrossido di sodio e acido cloridrico, NaOH + HCl → NaCl + H2O; altre richiedono , per completarsi, tempi lunghi, come la r. che si osserva facendo gorgogliare anidride carbonica in una soluzione di idrossido di bario, CO2 + Ba(OH)2 → BaCO3 + H2O; infine, vi sono r. così lente che è praticamente impossibile verificare il loro svolgimento, come la formazione dei combustibili fossili. La branca della chimica fisica che si interessa alla velocità delle r. si chiama cinetica chimica; in analogia con il concetto di velocità in fisica, nella cinetica chimica la velocità di r. è definita come la variazione della concentrazione delle sostanze reagenti che si trasformano nell'unità di tempo. La velocità alla quale decorre una r. è tanto maggiore, a parità di ogni altra condizione, quanto maggiore è la concentrazione delle sostanze reagenti; questo principio è espresso dalla legge di azione di massa, la quale afferma che la velocità di una r. chimica è direttamente proporzionale al prodotto delle concentrazioni (o masse attive) dei reagenti. La temperatura esercita una fortissima influenza sulla velocità delle r., sia chimiche, sia biochimiche. Molte teorie sono state sviluppate per spiegare i meccanismi in base ai quali avviene una r. e la dipendenza della velocità di r. dai diversi fattori. Tra le più accreditate è la teoria del complesso attivato, secondo cui sono efficaci, cioè danno luogo a r. chimica, solo gli urti fra molecole in cui è in gioco un'energia non inferiore a un valore critico (energia di attivazione). ║ R. autocatalitica: il catalizzatore è uno dei prodotti di r. ║ R. catalitica: si aumenta la velocità mediante un opportuno catalizzatore. ║ R. a catena: serie di r. successive nella quale ognuna si sviluppa con dipendenza dalla r. precedente. ║ R. consecutive: uno o più prodotti di una r. costituiscono uno o più reagenti di una nuova r. ║ R. elementare: avviene in un unico stadio; l'ordine dei reagenti è uguale al corrispondente coefficiente stechiometrico. Viceversa, una r. che avviene mediante formazione di più stadi e nella quale non c'è corrispondenza fra ordine dei reagenti e coefficienti stechiometrici viene detta r. non elementare o complessa. ║ R. isolata: procede senza effetti secondari, come r. inverse o collaterali. ║ R. opposte: i reagenti e i prodotti dell'una sono, rispettivamente, i prodotti e i reagenti dell'altra. ║ R. oscillante: si verifica un andamento periodico delle concentrazioni delle specie coinvolte, in condizioni lontane dall'equilibrio termodinamico, anziché una costante diminuzione dei reagenti. • Fis. - Una delle due forze uguali e opposte che, secondo il terzo principio della dinamica, si esercitano tra due corpi in mutua interazione. ║ R. nucleari: genericamente, processi che si verificano spontaneamente nei nuclei delle sostanze radioattive naturali o artificiali, o che si possono produrre mediante bombardamento dei nuclei stabili. La radioattività naturale venne scoperta nel 1896 da H. Becquerel, mentre la prima r. nucleare provocata dall'uomo, o trasmutazione, venne osservata nel 1919 da E. Rutherford, il quale, bombardando l'azoto con particelle alfa, rilevò l'emissione di protoni; negli anni successivi vennero operate altre trasmutazioni dello stesso tipo, finché nel 1932 J. Cockroft e E.T.S. Walton produssero la prima trasmutazione provocata da protoni accelerati tramite una macchina acceleratrice da essi ideata, tecnica nucleare che acquistò subito grande rilevanza. L'anno seguente I. Curie e F. Juliot osservarono per la prima volta la produzione di nuclidi instabili, mediante bombardamento di nuclei leggeri con particelle alfa, e E. Fermi annunciò di essere riuscito a produrre isotopi radioattivi artificiali bombardando alluminio e fluoro con neutroni. Sempre a E. Fermi si deve la prima r. nucleare a catena, con l'attivazione della pila atomica a Chicago, il 2 dicembre 1942: a partire da questa data ha inizio lo sfruttamento dell'energia nucleare. Le r. nucleari possono essere classificate in base a diversi criteri. Una prima suddivisione distingue fra r. esoenergetiche, nelle quali viene liberata energia, e r. endoenergetiche, nelle quali viene assorbita energia; mentre le prime possono aver luogo, almeno in linea teorica, mediante bombardamento con opportune particelle di energia cinetica arbitraria (anche nulla), le seconde presentano una soglia, ovvero la somma delle energie del corpuscolo incidente e del bersaglio deve superare un valore minimo affinché la r. endoenergetica sia possibile. Un secondo modo per classificare le r. nucleari è basato sui diversi tipi di particelle interagenti; si parla, così, di r. (α, p), (d, n), (D, n), (D, p), (γ, p), ecc. Un'ulteriore suddivisione può essere fatta in base al tipo di interazione agente fra il corpuscolo incidente e il bersaglio: si distinguono, così, due categorie, la prima comprendente le r. nelle quali intervengono forze nucleari, la seconda comprendente le r. in cui almeno uno dei due corpuscoli interagisce solo con forze elettromagnetiche. La distinzione più significativa che si può fare tra le r. nucleari è basata sulla durata della r. stessa: se questa è dell'ordine del tempo di transito della particella incidente attraverso il nuclide bersaglio (circa 10-23 s) si parla di r. diretta; se la durata è molto più lunga, si parla di r. a nucleo composto. La descrizione di questa seconda categoria di r. si inquadra nella teoria delle r. nucleari proposta nel 1936 da N. Bohr; egli suppose che le r. avvengano in due stadi successivi (modello a nucleo composto), costituiti dalla formazione di un nucleo composto in un livello energetico altamente eccitato e dalla conseguente dissociazione. Secondo tale teoria, una particella incidente interagisce con uno dei nucleoni del nucleo bersaglio trasferendo una frazione elevata della propria energia, con conseguente cattura dal nucleo stesso; l'energia così trasferita viene ripartita in modo statistico fra un numero relativamente grande di nucleoni, formando il nucleo composto nel quale, però, nessun nucleone ha energia sufficiente per uscirne. In seguito a fluttuazioni statistiche, tuttavia, può accadere che uno dei nucleoni raggiunga un'energia sufficiente per sfuggire dal nucleo, oppure che si verifichino emissioni successive di fotoni fino al raggiungimento dello stato fondamentale del nucleo composto; infine, se l'energia della particella incidente è tale che l'energia di eccitazione del nucleo composto è esattamente uguale all'energia di uno dei suoi livelli eccitati, il nucleo composto si forma per risonanza e con alta probabilità di r. Il modello a nucleo composto non è più adeguato, invece, per particelle incidenti aventi energia cinetica superiore ad alcuni MeV, poiché in queste condizioni diventano significativi anche gli urti periferici, nei quali vengono coinvolte solo le regioni esterne del nucleo bersaglio e della particella incidente; il modello che descrive questo caso e, in generale, tutte le r. in cui non si ha formazione di un nucleo composto come stadio intermedio, prende il nome di modello a r. diretta. In base a tale modello, il nucleo bersaglio può essere rappresentato come un agglomerato di nucleoni quasi liberi, poiché l'energia di legame tra i nucleoni è trascurabile rispetto all'energia della particella incidente, che interagisce con uno solo di essi. Il modello a r. diretta consente di spiegare le r. prodotte dai deutoni, in particolare le r. (D, p) o r. di strappo, e le r. inverse (p, D) e (n, D) o r. di pick-up. Infine, ricordiamo le r. a distanza, in cui il percorso della particella incidente passa sufficientemente lontano dal nuclide bersaglio in modo che le forze nucleari non facciano sentire il loro effetto; esempi di questo tipo di r. sono le eccitazioni coulombiane e le r. di trasferimento. ║ R. fotonucleari: r. nucleari prodotte mediante fotoni. Il meccanismo di questo tipo di r. è piuttosto semplice: un nucleo atomico, colpito da un fotone, lo assorbe e, emettendo una o più particelle, si trasforma in un altro nucleo. Poiché la forza elettromagnetica esercitata tra nucleo e fotone è circa mille volte inferiore di quella forte che lega i nucleoni nel nucleo, le r. fotonucleari costituiscono un utile strumento nello studio di sistemi nei quali siano coinvolte interazioni forti: esse, infatti, rappresentano solo una piccola perturbazione della struttura del sistema nucleare in esame, consentendo un'indagine non distruttiva. ║ R. prodotte da ioni pesanti: r. nucleari prodotte da nuclei atomici con massa A > 4, ovvero più pesanti della particella α. L'osservazione della collisione di ioni pesanti ultrarelativistici consente di analizzare la materia nucleare in condizioni prossime a quelle che hanno caratterizzato i primi istanti dell'universo. ║ R. prodotte da neutroni: r. nucleari indotte da neutroni, aventi caratteristiche peculiari per basse energie (al di sotto di 10 ÷30 MeV), e caratteristiche simili alle r. prodotte da protoni per tutti gli altri valori assunti dall'energia. I neutroni di pochi MeV interagiscono in diversi modi con i nuclei atomici: possono subire urti elastici, possono dar luogo a diversi tipi di r. (n, p), (n, α), (n, γ), e possono provocare la fissione di elementi pesanti come il torio e l'uranio. Tutte queste r. (tranne l'urto elastico) vengono descritte dal modello a nucleo composto: il neutrone incidente viene catturato dal nucleo bersaglio, provocando la formazione di un nucleo composto che emette, a seconda dei casi, un protone, una particella alfa, una particella gamma, oppure si scinde in due nuclei di elementi di massa intermedia. Le r. (n, γ) sono sempre esoenergetiche; le r. (n, p) e (n, α) in nuclei di numero atomico elevato e medio, invece, presentano una soglia di energia al di sotto della quale la r. non ha luogo, come nei processi endoenergetici, anche quando le r. in atto sono esoenergetiche; fanno eccezione alcune r. (n, p) e (n, α) con nuclei aventi un numero atomico così basso da rendere la barriera di potenziale priva di senso. • Agr. - R. del terreno: acidità o basicità della soluzione circolante del terreno. In base al grado della loro r., espressa dal pH della soluzione circolante, i terreni si distinguono in neutri, se il pH è superiore a 7; acidi se il pH è minore di 7; alcalini o basici se il pH è superiore a 7. Il pH varia da terreno a terreno, e, in uno stesso terreno, varia in base alla profondità, alla stagione, al clima, alle coltivazioni e ai concimi eventualmente utilizzati; in generale, i terreni più adatti alle coltivazioni sono quelli a r. neutra oppure leggermente tendente verso l'acidità o l'alcalinità, mentre una spiccata tendenza a r. acida o alcalina rende il terreno sterile. • Elettr. - In un quadripolo, interazione fra grandezze d'uscita e d'entrata. In un amplificatore si ha r. quando una frazione della tensione di uscita, detta tensione di r., è riportata all'ingresso dell'amplificatore in modo che vada a sommarsi alla tensione applicata. La r. può essere voluta (r. controllata), o dovuta ad accoppiamenti che insorgono liberamente tra l'entrata e l'uscita dell'amplificatore (r. libera o spontanea); il circuito attraverso il quale avviene la r. prende il nome di quadripolo di r. Se la tensione di r. è in accordo di fase con la tensione applicata, si ha r. positiva, in caso contrario si ha r. negativa. • Med. - Fenomeno elementare e istantaneo, come un riflesso, che caratterizza determinate condizioni patologiche: r. miastenica. ║ Modificazione che si sviluppa nell'organismo in risposta a variazioni dell'ambiente interno, di complessità e durata variabili: r. febbrile. ║ Negli esami clinici di laboratorio, azione svolta da una o più sostanze su un campione di materiale biologico. • Psicol. - Qualunque attività dell'organismo umano o animale che si verifica come conseguenza di una stimolazione. Il tempo che intercorre tra la somministrazione dello stimolo e la risposta del soggetto viene detto tempo di r. R. esogena: in psichiatria, sindrome psicotica dovuta a un agente nocivo che agisce sulla psiche dall'esterno. ║ R. psicogena: in psichiatria, sindrome clinica provocata da un avvenimento realmente avvenuto e ricco di contenuto emotivo.