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Ray, Satyajit.

Regista cinematografico indiano. Laureatosi in Scienze economiche all'università di Calcutta, studiò pittura a Shantiniketan. Dopo aver lavorato nella cinematografia pubblicitaria, nel 1948 fu uno dei fondatori della Calcutta Film Society, il primo cineclub indiano, che gli consentì di conoscere la cinematografia occidentale, in particolar modo il Neorealismo italiano di cui subì una notevole influenza. Esordì con la Trilogia di Apu, comprendente Il lamento sul sentiero (1955), premiato al festival di Cannes; L'invitto (1956), Leone d'Oro a Venezia; Il mondo di Apu (1959). Seguirono: La dea (1960), sul tema della superstizione religiosa; La grande città (1963), sulla condizione delle donne nell'India contemporanea; Il vigliacco (1965); Giorni e notti nella foresta (1969), sulla vita di villaggio, contrapposta a quella di città. Attento alla letteratura infantile (La notte dell'indaco, 1987), R. diresse anche film dedicati ai ragazzi (Le avventure di Gupy e Bagha, 1968; Sonar Kella, 1975). Negli anni Settanta girò numerosi film in lingua bengali (L'avversario, 1971; Simabaddha, 1972; Tuono lontano, 1973; L'uomo del mezzo, 1976), approdando nel 1977 a I giocatori di scacchi, prima pellicola realizzata in hindi e inglese, tentativo di conciliare, nel rispetto della cultura indiana, l'ispirazione artistica con le esigenze del mercato. Nel 1984 presentò al festival di Cannes La casa e il mondo, ispirato all'omonimo romanzo di R. Tagore; diresse quindi Ganashatru (1989), riduzione cinematografica dell'opera di Ibsen Il nemico del popolo e Il visitatore (1992). Nel 1978 fu insignito della laurea honoris causa dall'università di Oxford e nel 1992 ricevette l'Oscar alla carriera (Calcutta 1921-1992).