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Ravera, Camilla.

Donna politica italiana. Iscrittasi al Partito Socialista nel 1918, aderì poi al Partito Comunista, alla cui fondazione (1921) partecipò attivamente. Entrò a far parte del Comitato centrale del nuovo partito, con l'incarico precipuo di occuparsi dell'organizzazione femminile. Già collaboratrice del giornale «Ordine Nuovo» di A. Gramsci, dal 1922 al 1926 ebbe l'incarico di dirigere il periodico «La Compagna»; fu in questo periodo che, con lo pseudonimo di Silvia, svolse un intenso lavoro di propaganda antifascista fra le donne. Si recò a Mosca nel 1922 allo scopo di partecipare al IV Congresso dell'Internazionale comunista; rientrata in Italia clandestinamente l'anno successivo, dal 1926 al 1930, fu tra i dirigenti del centro interno clandestino del Partito Comunista. Inizialmente riuscì a sfuggire all'arresto e, condannata in contumacia a cinque anni di confino, ebbe il compito di reggere l'ufficio di segreteria del partito, trasferendosi con esso in Svizzera nel 1927. Nel 1930 tornò clandestinamente in Italia, con il proposito di riorganizzare e dirigere il centro interno del PCI. Fu arrestata e condannata a 15 anni di carcere; dopo averne scontati cinque nel penitenziario di Trani, fu assegnata per otto anni al confino in Basilicata, quindi nell'Isola di Ponza e, infine, a Ventotene. Qui si inserì attivamente nel gruppo dei confinati politici comunisti, appoggiandone con entusiasmo la politica, in particolare la condanna del patto sovietico-tedesco del 1939, cui, invece, il direttivo del partito aveva accordato il pieno sostegno. Nel 1943 tornò in libertà e prese parte alla Resistenza in Piemonte; fu nel medesimo anno che, a causa delle sue poco ortodosse idee politiche, venne espulsa dal PCI. Solamente dopo la Liberazione, la nuova linea togliattiana favorì non solo il suo rientro nel partito, ma anche la sua elezione al Consiglio comunale di Torino (1946). Nell'immediato dopoguerra, fu anche membro del Comitato centrale del PCI, dirigente dell'UDI (Unione Donne Italiane) e deputato per due legislature (1948-58); nel 1982, infine, il presidente della Repubblica Pertini la nominò senatore a vita in virtù del suo passato impegno antifascista. Tra i suoi scritti sono degni di nota: La donna italiana dal primo al secondo Risorgimento (1952), Nelle carceri fasciste. Trent'anni di storia italiana (1961), Lettere dal carcere e dal confino (1968), Diario di trent'anni (1973), Breve storia del movimento femminile in Italia (1978), Santa (pubblicato nel 1987, ma composto nel 1937), Una donna sola (1988) (Acqui Terme, Alessandria 1889 - Roma 1988).