Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza, si dedicò
all'attività forense a Casale Monferrato. Nel 1848, dopo la proclamazione
dello Statuto, venne eletto deputato nel primo Parlamento subalpino, sedendo
nelle file della sinistra e appoggiando le leggi concernenti l'unione della
Lombardia al Piemonte. Divenne ministro dell'Istruzione, poi dell'Agricoltura e
del Commercio nel Gabinetto Casati (1848); dopo l'armistizio Salasco si dimise e
passò all'opposizione. Insieme con Gioberti rappresentò l'ala
democratica e quest'ultimo, quando fu incaricato di formare il Governo,
affidò a
R. prima il ministero dell'Interno, poi quello di Grazia
e Giustizia. Dimessosi nuovamente, venne incaricato da Carlo Alberto di formare
un nuovo Gabinetto, di cui fu ministro dell'Interno. Dopo la sconfitta di Novara
(1849),
R. si allontanò sempre più dalla sinistra radicale
per dare vita a un gruppo di centro-sinistra che appoggiò il ministero
d'Azeglio, votando in favore delle leggi Siccardi. Tale politica si
allineò con quella di Cavour, che si stava spostando verso il centro.
Dall'incontro delle due ali parlamentari nacque il cosiddetto
connubio
(1852), in seguito al quale
R. venne eletto presidente della Camera e
ricoprì le funzioni di ministro di Grazia e Giustizia (1853) e
dell'Interno (1855). Nel 1854 presentò un disegno di legge, approvato con
lievi modifiche l'anno seguente, sullo scioglimento di alcuni ordini e
corporazioni religiose da lui giudicate socialmente inutili, perché non
dedite all'assistenza, all'istruzione e alla predicazione. Nel 1857
R. si
adoperò affinché le elezioni non favorissero gli elementi
conservatori sostenuti dal clero, circostanza che tuttavia si verificò,
costringendo Cavour a domandarne le dimissioni (1858); l'alleanza con Cavour si
incrinò definitivamente. Nel 1859, sotto il Governo Lamarmora, fu
nuovamente ministro degli Interni, avviando un'azione di riforma legislativa che
lo condusse alla promulgazione di tre nuovi codici. Ritornato nel 1860 Cavour al
Governo,
R. osteggiò la cessione della Savoia e di Nizza alla
Francia, schierandosi con i mazziniani. Nel 1862 fu presidente del Consiglio,
opponendosi strenuamente ai movimenti patriottici, allineati contro
l'occupazione austriaca, francese e contro l'impresa di Garibaldi in Aspromonte.
Criticato da tutto il Parlamento,
R. si dimise (dicembre 1862),
ritornando alla vita politica solo due anni dopo. Capo di Governo nel 1867,
agì contro Garibaldi, che fece arrestare e riportare a Caprera. Dopo la
spedizione di Mentana,
R.,
criticato su tutti i fronti, si
allontanò definitivamente dalla vita politica attiva (Alessandria 1808 -
Frosinone 1873).
Ritratto di Urbano Rattazzi