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Rapisardi, Màrio.

Poeta italiano. Professore all'università di Catania dal 1870, tentò di dar voce poetica agli ideali positivistici e socialisti del suo tempo, celebrando la scienza, la libertà e il progresso, ma la sua scrittura fu caratterizzata da una vacua magniloquenza e da una sterile invettiva (La palingenesi, 1868; Lucifero, 1877; Giobbe, 1884; Atlantide, 1894). Nel 1881 destò ampio interesse una violenta polemica con G. Carducci. Migliori risultano le liriche contenute nelle Ricordanze (1872), che raggiungono la levigatezza del Neoclassicismo parnassiano, negli Epigrammi (1888) e ne L'asceta ed altri poemetti (1902), di schietta ispirazione naturalistica. Interessanti per il rigore formale anche le sue traduzioni da Lucrezio, Catullo, Orazio, P.B. Shelley. Nel 1911 R. curò un'edizione complessiva della sua opera in versi, raccolta sotto il titolo di Poemi, liriche e traduzioni (Catania 1844-1912).