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Ramo, Pietro.

Nome italianizzato del francese Pierre de La Ramée. Umanista, matematico e filosofo francese. Formatosi culturalmente a Parigi, nel 1543 pubblicò quelle che sono considerate le sue due opere fondamentali (Aristotelicae animadversiones e Dialecticae partitiones ad Lutetiae Parisiorum Academiam), in cui sostenne la tesi che la filosofia aristotelica è da rifiutarsi come fallace, essendo fallaci le sue basi logiche. Egli perciò propose di riformare la logica aristotelica con la retorica, e precisamente con la dialettica oratoria di Cicerone, richiamando quanto già proposto nel secolo precedente da Lorenzo Valla. Perseguitato da Francesco I, fu protetto da Enrico II e nel 1551 riuscì a ottenere una cattedra universitaria. Nel 1561, avendo abbracciato il Calvinismo, dovette lasciare la Francia e soggiornò soprattutto in Germania e in Svizzera. Ritornato in patria nel 1570, fu ucciso a Parigi nella strage della notte di San Bartolomeo. La rivolta di R. contro l'Aristotelismo deriva dalla sua avversione al formalismo della logica sillogistica degli scolastici, considerata inadeguata alle esigenze di «invenzione» (indagine della natura) proprie del Rinascimento. Alla logica tradizionale R. contrappose una logica naturale, propria della mente umana che, opportunamente educata mediante le regole della retorica, consente di discorrere rettamente di ogni materia. R. si interessò anche di linguistica, compilando grammatiche (latina, greca e francese) che ebbero grande successo nelle scuole. Tra le altre sue opere, ricordiamo: Dialectique (1555), Scholarum physicarum libri octo (1565), Scholae in liberales artes (1569), Defensio pro Aristotele adversus Jacobum Schecium (1571) (Cuts, Vermandois 1515 - Parigi 1572).