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Ragionerìa.

Disciplina che studia principi e norme generali di controllo economico sulla gestione e amministrazione di aziende pubbliche e private. Si può suddividere in r. generale, riguardante lo studio teorico della rilevazione di tutte le aziende, e r. applicata, che concerne gli aspetti pratici della gestione: quest'ultima si divide a sua volta in r. pubblica, se relativa alle aziende pubbliche, e r. privata, se inerente alle aziende private. ║ Materia d'insegnamento. ║ Nel linguaggio studentesco, nome comune dell'Istituto tecnico commerciale che conferisce il titolo di ragioniere. ║ Ufficio del ragioniere o dei ragionieri. • Encicl. - Fino al tardo Medioevo, la r. non si differenziò dalla contabilità ed esplicò sostanzialmente la funzione di promemoria per gli operatori economici; fra i più antichi esempi di regolare tenuta dei conti, forniti essenzialmente dalla contabilità pubblica, va menzionato il cartulario compilato dal massaro del libero Comune di Genova, risalente al 1340. Nonostante la documentazione pervenuta sia lacunosa, è indubbio che le città mercantili italiane ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo della r.; in particolare, nel Quattrocento fu messo a punto a Venezia il metodo della partita doppia per lo svolgimento delle operazioni di rilevamento contabile, che fu sistematizzato da L. Pacioli nel suo trattato Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità (1494), e che divenne poi universalmente noto con il nome di metodo veneziano. Nel Seicento il metodo della partita doppia si diffuse in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra e in Francia: qui, a partire dal 1673, fu imposto, attraverso l'Ordonnance de commerce, l'obbligo di una regolare tenuta dei libri contabili. Fra il XVI e il XIX sec. non si verificarono modificazioni sostanziali nell'evoluzione della r., la quale tuttavia da arte di tenere i conti si trasformò in vera e propria metodologia contabile, che perseguiva la perfezione nella rappresentazione formale dei fatti aziendali. Nel XIX sec., per contro, in seguito all'espansione della vita economica e all'affermarsi di nuove tecniche produttive basate su molteplici attività proprie della vita moderna, si assistette alla formazione di vere e proprie scuole di pensiero, e lo studio della r. si arricchì, acquisendo contenuti scientifici innovativi, collegati allo sviluppo e alla vita dell'azienda. Fra le principali scuole sorte nel XIX sec. si ricordano quella lombarda, che per opera soprattutto di F. Villa ampliò la r. a studio dell'economia della gestione e dell'organizzazione; la scuola toscana, che conferì alla r. dignità scientifica, in particolare per merito di G. Cerboni, il quale ideò un metodo di rilevazione - detto «logismografia» - in grado di classificare simultaneamente i dati amministrativi delle aziende in varie coppie di aspetti, utili a rilevare gli effetti specifici, economici e giuridici dei dati stessi; la scuola veneta, che con F. Besta gettò le basi delle concezioni ancora oggi valide e definì la r. come scienza del controllo economico. Ulteriori sviluppi e approfondimenti della disciplina furono condotti anche da correnti di pensiero straniere, fra gli esponenti principali delle quali si ricordano il tedesco L. Gomberg e i francesi J.-C. Courcelle-Seneuil e H. Fayol. Importanti appaiono poi le ricerche della scuola angloamericana, i cui studi concernono da un lato le scritture contabili vere e proprie (accounting), dall'altro l'amministrazione concepita come metodo di organizzazione, programmazione e controllo del lavoro in azienda (management). Il progresso delle ricerche connesse alla vita aziendale ha in ultimo determinato l'esigenza di studiare l'economia aziendale considerata nel suo svolgimento unitario: in tale prospettiva particolarmente importante appare il contributo delle opere di G. Zappa, il quale affermò la necessità di valutare nel loro complesso i problemi dell'economia aziendale - relativi alla gestione, alla organizzazione e alla rilevazione - al fine di studiare «le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende». Secondo l'impostazione di Zappa, oggetto della r., divenuta branca dell'economia aziendale, sono la determinazione qualitativa e quantitativa e l'interpretazione dei dati relativi all'andamento finanziario ed economico delle operazioni di gestione. La determinazione viene effettuata con una serie di atti amministrativi, suddivisi in antecedenti, concomitanti, susseguenti. ║ R. generale dello Stato: organo ausiliario dell'amministrazione centrale dello Stato, dipendente dal ministro del Tesoro, con funzioni sia di riscontro sulla gestione di bilancio e patrimoniale dello Stato, sia di controllo sulla gestione di enti economici, amministrativi e finanziari nei quali lo Stato è interessato; si articola in sei Ispettorati generali. Ad essa compete di predisporre, sulle proposte dei singoli ministeri, il progetto dell'annuale bilancio di previsione, i provvedimenti di variazione al bilancio stesso, il rendiconto generale dello Stato; di esaminare, in base agli ordini del ministero del Tesoro, i progetti di legge o di altri provvedimenti che abbiano in qualsiasi modo effetti finanziari, o che riguardino gli ordinamenti contabili dello Stato; di compilare i conti riassuntivi delle entrate e delle spese, nonché del patrimonio dello Stato; di preparare le situazioni finanziarie e tutte le dimostrazioni e i documenti che al ministero del Tesoro possono occorrere, sia per l'annuale esposizione finanziaria sia per qualunque altro scopo. La R. generale dello Stato nacque, con la L. 29-4-1869, con il compito modesto di trascrizione e registrazione delle attività e passività finanziarie dell'azienda dello Stato. Dagli atti parlamentari di quel periodo risulta infatti che essa non ebbe «alcuna funzione amministrativa, né alcuna ingerenza nelle operazioni esecutive dipendenti dall'esercizio del bilancio, limitando il proprio intervento a operazioni già compiute e già contabilizzate a cura delle singole amministrazioni ». Le prime importanti modifiche alla legge istitutiva furono quelle introdotte dalla L. 8-7-1883, n. 1.455 (legge Magliani); venne, tra l'altro, disposta la decorrenza dell'anno finanziario dal 1° luglio di ogni anno al 30 giugno dell'anno successivo. Varie furono, successivamente, le leggi di modifica, finché si sentì la necessità di riordinare e coordinare le diverse disposizioni, formando un corpo organico di norme. Si giunse così all'emanazione della L. 18-11-1923, n. 2.440 (legge De Stefani) sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato e del relativo regolamento, approvato con R.D. 23-5-1924, n. 827. Questa legge e il regolamento del 1924 sono tuttora - pur con gli aggiornamenti susseguitisi - le norme fondamentali vigenti in materia di contabilità di Stato.