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Ragazzo.

Colui che si trova nell'età dell'adolescenza e della giovinezza. ║ Figlio, soprattutto usato al plurale, nel qual caso indica anche l'insieme di figli e figlie. ║ Fidanzato o, più semplicemente, giovane con il quale si ha un legame sentimentale. ║ In usi scherzosi o affettivi, adulto o, al plurale, componenti di un gruppo, sia esso una squadra, una classe, un reparto militare, ecc. ║ Garzone, aiutante, apprendista. ║ R. padre: giovane padre celibe al quale spetta la cura del figlio. ║ R. di vita: espressione derivante dal titolo di un celebre romanzo di P.P. Pasolini (1955) e indicante i giovani che vivono la condizione precaria di emarginati nelle borgate delle grandi città e che si guadagnano da vivere prostituendosi in rapporti omosessuali. • Lett. - Letteratura per r.: l'insieme della produzione letteraria rivolta a un pubblico di età infantile e adolescente. Pedagogisti, psicologi, sociologi, insegnanti, critici letterari ed editori hanno tentato di definire le caratteristiche specifiche di questa produzione, peraltro molto disomogenea al suo interno, che mira a favorire lo sviluppo della personalità del bambino e del giovane, stimolandone il senso critico, prima ancora che il nozionismo propriamente delegato alla didattica. Diversa per lessico e taglio, non necessariamente per contenuti, dalla cosiddetta letteratura per adulti, la letteratura per r. rappresenta anche la sfida più impegnativa a cui è chiamato lo scrittore. Le origini del genere sono molto antiche; basti pensare alle favole create appositamente per i fanciulli di cui è ricca l'antichità classica, dispensatrice anche di altri testi dal chiaro intento didascalico. La critica moderna è però propensa a datare gli esordi della letteratura per r. propriamente detta al XVII sec., con il progressivo diffondersi della stampa. In epoca barocca fiorirono libri ricchi di figure, che intendono parlare all'infanzia attraverso le immagini: il primo capolavoro illustrato espressamente rivolto ai piccoli fu l'Universo figurato delle cose sensibili (1654) di Comenio, pubblicato a Norimberga e presto seguito in Europa da romanzi avventurosi e sentimentali come Le avventure di Telemaco (1695) di Fénelon o da fiabe esemplari come I racconti di Mamma Oca (1697) di Ch. Perrault. Il filone si andò via via arricchendo grazie a trascrizioni ed elaborazioni di storie europee ed esotiche, talora fatte oggetto di tagli censori, come accadde alle Mille e una notte, introdotte in Occidente tra il 1704 e il 1717 attraverso una libera traduzione in francese di A. Galland. La sensibilità illuministica osteggiò il concetto stesso di letteratura per r., considerandola veicolo di suggestioni contrarie all'emancipazione razionale; lo spirito romantico, al contrario, la rivalutò, attingendo al fantastico e alle radici della cultura popolare. Fu il XIX sec. a tenere a battesimo i capolavori fiabeschi dei fratelli Grimm, che con le Fiabe per bambini e per famiglie (1812-22) rielaborarono un prezioso patrimonio di oralità popolare della tradizione tedesca e, più in generale, nordica. Nel passaggio al Decadentismo la fiaba si trasformò grazie all'invenzione di un nuovo linguaggio mitologico e simbolico, improntato a una nuova sensibilità. Se ne fecero promotori il danese H.Ch. Andersen, autore di molte raccolte di fiabe dal 1835 al 1872, gli inglesi W. Makepeace Thackeray (La rosa e l'anello, 1855) e J. Ruskin (Il re del fiume d'oro, 1851), l'irlandese O. Wilde (Il principe felice, 1888), lo scozzese J.M. Barrie (Peter Pan, 1904), il belga francofono M. Maeterlinck (L'uccello azzurro, 1909). In particolare, della vasta produzione anglosassone colpisce l'apertura al visionario portato al limite del non-senso, dal fortunatissimo Alice nel paese delle meraviglie (1865) di L. Carroll al Libro dei gatti tuttofare (1939) di Th.S. Eliot. Quanto ai romanzi di avventure che proiettano i lettori grandi e piccoli nei mondi sconosciuti della fantasia, rielaborando talora l'impianto del romanzo di formazione e talora l'archetipo antropologico dell'iniziazione, troviamo autori di prim'ordine, come gli inglesi Ch. Dickens (Racconti di Natale, 1843-48 e David Copperfield, 1849-50) e R.L. Stevenson (L'isola del tesoro, 1883); la dinastia dei grandi scrittori e scrittrici americani L.M. Alcott (Piccole donne, 1868-69), M. Twain (Le avventure di Tom Sawyer, 1876; Le avventure di Huckleberry Finn, 1884) e J. London (Il richiamo della foresta, 1903; Zanna bianca, 1906; Martin Eden, 1909); il francese H.-H. Malot (Senza famiglia, 1878); l'ungherese F. Molnár (I ragazzi della via Paal, 1907). Un capitolo a parte meritano i più grandi e prolifici scrittori delle geografie esotiche, come l'inglese R. Kipling (Il libro della giungla, 1894; Il secondo libro della giungla, 1895; Capitani coraggiosi, 1897; Kim, 1901), il francese J. Verne (Viaggio al centro della Terra, 1874; I figli del Capitano Grant, 1867-68; Ventimila leghe sotto i mari, 1869-70; Il giro del mondo in ottanta giorni, 1873; L'isola misteriosa, 1874) e l'italiano E. Salgari (I misteri della giungla nera, 1895; Il Corsaro Nero, 1899; Le tigri di Mompracem, 1901; Sandokan alla riscossa, 1907). Ricche di contenuto e adatte a sostenere più livelli di lettura sono le opere che per anni furono confinate dalla critica e dal pubblico ai più piccoli e che solo recentemente sono state riscoperte nella loro complessità: è il caso del Don Chischiotte (1605-15) di M. de Cervantes, del Robinson Crusoe (1709) di D. Defoe, dei Viaggi di Gulliver (1726) di J. Swift e, non ultimo, del Pinocchio (1883) di C. Collodi. Nei secc. XIX-XX la letteratura per r. risentì di un indubbio spirito cosmopolita che favorì la circolazione di idee e tradizioni culturali, incoraggiando l'apertura e il confronto anche sul piano del mercato librario. Prova ne è il successo avuto dalle traduzioni e dagli adattamenti in molte lingue di parecchie opere, per adulti e non, che superarono le specificità nazionali proponendo al mondo capolavori indiscussi quali Il piccolo principe (1943) di A. de Saint-Exupéry, Pippi Calzelunghe (1945) di A. Lindgren, La fabbrica di cioccolato (1964) di R. Dahl, opere che comunque riflettono il mutamento sopravvenuto nel rapporto tra il mondo adulto e quello infantile. Molto vicina a Dahl, ma incline a un maggior realismo filtrato attraverso l'autenticità del sentimento, è la tedesca G. Mebs, che con il suo Bambino della domenica (1983) offrì uno dei più promettenti orientamenti della letteratura per r. contemporanea. ║ Letteratura per r. in Italia: come suggerirono i critici letterari G. Petronio e N. Sapegno, tale filone letterario si sviluppò a fine Ottocento grazie al verificarsi di precise condizioni storico-sociali. All'indomani della raggiunta Unità nazionale, con l'aumento della scolarizzazione obbligatoria e il rafforzarsi dei ceti piccolo-borghesi, era urgente amalgamare linguisticamente e culturalmente popolazioni di regioni e tradizioni diverse: da qui la straordinaria fioritura di libri destinati a bambini e r., perché formassero l'Italia di domani, riconoscendosi negli ideali sottesi alla Nazione. Al progetto aderirono, senza che questo implicasse un misconoscimento dell'autenticità d'ispirazione, letterati di prestigio come L. Capuana ed E. De Marchi. La grande fortuna della letteratura per r. arrivò però con il libro Cuore (1886) - il diario di un anno di scuola elementare torinese - di E. De Amicis, opera osteggiata da alcuni per l'eccessivo sentimentalismo, ma letta diffusamente da intere generazioni di lettori. Se le pagine di Cuore appaiono ormai datate e lontane dalla sensibilità e dal gusto attuali, di estrema modernità resta invece Pinocchio (pubblicato a puntate e poi riunito in volume nel 1883. Nel Novecento non mancarono scrittori che mostrarono particolare sensibilità per il pubblico dei piccoli, spesso senza riconoscersi nella categoria di scrittori per l'infanzia; basti pensare a D. Buzzati con le aperture surreali de Il deserto dei tartari (1940) e del Poema a fumetti (1969); al maestro d'invenzioni che fu I. Calvino in Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959) e Marcovaldo (1963). Un'altra grande firma che regalò pagine indimenticabili a grandi e piccini è G. Rodari, autore di Favole al telefono (1962), La torta in cielo (1966) e Filastrocche in cielo e in terra (1970). Né bisogna trascurare l'industria del fumetto e il largo consenso avuto dai primi periodici per bambini che vantano in Italia una lunga tradizione: ricordiamo «Il Corriere dei piccoli», nato nel 1909, e «Il Giornalino della domenica», fondato nel 1920 da quel Vampa, al secolo Luigi Bertelli, autore de Il giornalino di Giamburrasca (1920), brioso diario di un r. dalla vivacità ribelle e contagiosa. Quanto ai più recenti scrittori per l'infanzia, vanno segnalati P. Carpi, creatore di Cion Cion Blu (1986) e di Nel grande mare (1995); R. Piumini per i suoi Il segno di Lapo (1992), Motu-Iti (1993) e Lo stralisco (1993); B. Pitzorno, con L'incredibile storia di Lavinia (1985), Speciale Violante (1988), Ascolta il mio cuore (1990) e Polissena del porcello (1993); infine S. Tamaro per Cuore di ciccia (1994) e Il cerchio magico (1995). • Sociol. - Città dei r.: istituzione per l'educazione dei r. difficili o bisognosi di aiuto avente come finalità il loro inserimento nella vita sociale e professionale. Solitamente le città dei r. sono organizzate sotto forma di comunità democratiche di stampo sociale, all'interno delle quali vengono elette assemblee di tipo parlamentare, tribunali, consiglieri, ecc. I r. lavorano e percepiscono un compenso monetario proporzionato al loro rendimento. La prima città di questo tipo, la Junior republic, fu fondata a Freeville, New York, da W. George nel 1897. L'esperimento più clamoroso fu quello della Boys town, di ispirazione religiosa, fondata da padre E.J. Flanagan nel 1917 a Omaha (Nebraska) e ben presto diventata ispiratrice per altre società del genere. In Italia i primi esempi si ebbero con la Repubblica dei r. di Civitavecchia (1945), fondata da mons. G.P. Carroll-Abbing e da don Antonio Rivolta, con il Villaggio del fanciullo di Torino fondato da don Arbinolo, con il Villaggio di Silvi Marina, fondato da don Guido Visendazi nel 1945, anno di fondazione anche della Scuola-città Pestalozzi di Firenze, curata da P. Codigola; ricordiamo infine la Comunità di Nomadelfia, creata nel 1947 da don Zeno Saltini e la Città dei r. di Roma, fondata nel 1955 da mons. Carroll-Abbing.