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Radiologìa.

Disciplina che si occupa dello studio e delle applicazioni delle radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d'onda piccolissima, soprattutto raggi X e γ, e delle radiazioni di tipo corpuscolare che traggono origine da disintegrazioni radioattive. Il campo d'applicazione di questi studi spazia dalla fisica alla chimica fisica, alla tecnica (metallografia, tecnica del restauro, ecc.), alla medicina, dove, con la specifica definizione di r. medica, trova più ampio impiego. • Encicl. - La nascita della r. viene fatta risalire al 1895, quando W.C. Röntgen, professore di Fisica teorica all'università di Würzburg, eseguì un esperimento che portò alla scoperta dei raggi X; nel 1901 ricevette il premio Nobel per la fisica. Nel 1896 H. Becquerel scoprì la radioattività naturale. Sempre nel 1896 iniziarono le pubblicazioni di studi relativi alle applicazioni, specie in campo medico, delle radiazioni, soprattutto in radiodiagnostica e in radioterapia. Fino agli anni Trenta del XX sec. la r. rimase in ambito sperimentale e di studio: vennero definiti i metodi di intervento, le tecniche di impiego dei vari esami, le metodiche per l'uso di mezzi di contrasto opachi o trasparenti. Vennero fondate scuole di specializzazione e la disciplina iniziò a essere praticata negli ospedali, dove furono valutati anche i danni che le radiazioni potevano provocare sugli operatori. Dagli anni Trenta alla seconda guerra mondiale la r. conobbe un periodo di espansione, con la messa a punto di tecniche radiodiagnostiche di stratigrafia (o tomografia) e la definizione dei metodi angiografici. Dal secondo dopoguerra agli anni Settanta si assistette a un continuo incremento della domanda di esami radiologici, aumento parallelo all'introduzione di nuove materie di insegnamento universitario affini alla r. Vennero allora istituite cattedre di radiobiologia, di medicina nucleare, di r. sperimentale, di anatomia radiologica, di protezioni radiologiche. Con lo sviluppo dei metodi angiografici si venne a creare un'ulteriore specialità, detta r. d'intervento (il nome venne proposto dal radiologo statunitense A. Margulis negli anni Sessanta), o intervenzionale, finalizzata alla cura, e non solo alla diagnostica, di problematiche varie di tipo vascolare e angioplastico. Attraverso la r. d'intervento fu possibile anche effettuare drenaggi (biliari, di ascessi, delle vie urinarie), rimozioni di calcoli biliari, prelievi per biopsie. Nel periodo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta si sviluppò un mezzo di esplorazione morfologica rivoluzionario che non prevedeva l'uso di raggi X, l'ecografia. Nello stesso periodo venne perfezionata la tecnica della tomodensitometria con calcolatore, detta anche tomografia assiale computerizzata (TAC). La staticità delle immagini radiologiche, limite della r., fece sviluppare una serie di studi finalizzati alla ricostruzione tridimensionale delle immagini, oggi possibili grazie alla tomografia per emissione positronica, a determinati tipi di ecografia e TAC e alla risonanza magnetica nucleare (RMN).
"Una rivoluzione radiologica" di Pino Donizetti