Atteggiamento intransigente, radicale, in campo sociale e politico. ║
Atteggiamento di chi desidera risolvere una questione in modo totale, senza
compromessi. • St. -
Il r. in Inghilterra: motore scatenante della
nascita dell'ideologia radicale, a cavallo tra Seicento e Settecento, fu la
prima Rivoluzione industriale, che contribuì a trasformare notevolmente
la società inglese del tempo. Sorse, infatti, una borghesia industriale
aperta alle nuove idee e, in un certo senso, portatrice delle stesse; si
formarono nuovi ceti dirigenti direttamente legati al nuovo assetto
economico-sociale. In questo contesto i radicali intrapresero le loro prime dure
battaglie politiche contro l'autoritarismo della Corona, in difesa dei coloni
americani insorti e dei princìpi che governavano la Dichiarazione dei
diritti, richiedendo il suffragio generale maschile quale primo passo verso una
decisiva democratizzazione del Paese. Grande importanza per il
r. ebbero
le idee utilitaristiche di J. Bentham, di J. Stuart Mill e dei loro seguaci,
fondate sulla convinzione della necessità di realizzare la
felicità del maggior numero di persone. Proprio Bentham, nel suo
Frammento sul governo (1776), sintetizzò i punti
fondamentali dell'ideologia radicale inglese: il raggiungimento della massima
felicità nella maggioranza della popolazione a dimostrazione di giustizia
politica; la sovranità del popolo e la conseguente rappresentanza
parlamentare eletta a suffragio universale come presupposto per qualsiasi
riforma; il sistema della
jurisprudence come garanzia contro i
procedimenti legislativi contrari al benessere generale. I più decisi
sostenitori del
r. furono i benthamiani raccolti intorno alla
“Westminster Review” e, dopo il 1816, al “Weekly Political
Register” di W. Cobbett; la loro influenza fu notevole sia nei confronti
della corrente liberale, sia nei confronti di quella conservatrice. Fu proprio
grazie al movimento radicale che vennero approvate dal Parlamento la riforma
elettorale (1832), la revoca delle restrizioni al commercio e all'industria, il
riordinamento del sistema giudiziario; fu sempre grazie a esso che venne
promossa l'amministrazione centralizzata per la
poor law, venne
abolito il divieto delle organizzazioni operaie, venne favorita l'emancipazione
dei protestanti dissidenti e dei cattolici, furono organizzati i primi servizi
per la protezione della salute pubblica, furono gettate le basi per la creazione
di un sistema universale d'istruzione primaria (attuato poi nel 1840 grazie
all'impegno di G.A. Roebuck), venne modificato in senso liberale l'atteggiamento
di politica coloniale fino ad allora intrapreso. I radicali, che non
raggiungevano le dimensioni di un partito, si allearono ben presto con i Whig
(1832), restando al loro fianco fino al 1867, quando decisero di seguire una
strada autonoma. La sconfitta parlamentare però li convinse ad
abbandonare la politica istituzionale, per dedicarsi piuttosto ad
attività di sensibilizzazione attraverso club, meeting, e gruppi di
pressione, o ancora con la National Reform Union di J. Chamberlain per la
riforma doganale. Ma presto anche questa nuova via risultò fallimentare e
il movimento radicale si vide costretto a confluire nel più vasto e
solido Partito laburista, sorto nel 1900. ║
Il r. in Francia: il
r. inglese presto varcò la Manica, diffondendosi in Francia dove
si trovò ad affiancare una sorta di
r. locale, nato dalle idee
riformatrici figlie della Rivoluzione. Durante la Restaurazione il termine
radicaux (radicali) stava a indicare, oltre ai radicali propriamente
detti, i gruppi rivoluzionari comprendenti i repubblicani e i giacobini,
bisognosi di un'etichetta sotto la quale celare le loro attività. Anche
nel 1848, giacobini, repubblicani e radicali si trovarono a combattere uniti
contro la Monarchia di Luglio, allo scopo di instaurare una Repubblica di tipo
sociale. La prima netta separazione tra le due correnti della sinistra francese
si ebbe dopo l'avvento di Napoleone III, quando il
r. si
caratterizzò nettamente con il programma di Belleville (1869): in esso
veniva sottolineata la necessità di ampie riforme di tipo democratico
quali il suffragio universale, la separazione tra Chiesa e Stato, la
laicità e l'obbligatorietà dell'insegnamento. Ma la vera
separazione tra il movimento radicale e il Partito repubblicano avvenne durante
il Governo Ferry (1883-85), quando i radicali presentarono un imponente
programma di revisione costituzionale, di riforma fiscale e di cessazione della
politica coloniale. Le varie figure del
r. francese (L. Gambetta, G.
Clemenceau, P. Pelletan, Ch. Floquet) andarono via via rappresentando
altrettante entità politiche particolari, comuni negli intenti ma
disgiunte nelle metodologie d'intervento, che confluirono poi nel Partito
repubblicano radicale e radicale-socialista, caratterizzato dall'essere una
confederazione di piccole associazioni politiche autonome. Nonostante la
frammentarietà, il
r. francese assunse da allora una posizione di
primo piano in molte occasioni: nell'affare Dreyfus, durante il Blocco nazionale
(1919-24), il Cartello delle sinistre (1924-26) o il Governo di unione nazionale
(1926-28). Fu inoltre massiccia la sua partecipazione al Fronte popolare
(1936-38) e alla Resistenza e giocò un ruolo importante anche dopo la
guerra, sostenendo la Repubblica in diverse occasioni. ║
Il r. in
Italia: V. RADICALE, PARTITO.