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Radiazione.

Fis. - Termine generico usato per indicare il fenomeno secondo cui una certa quantità di energia si libera dal corpo emittente e si propaga con velocità finita. Se l'energia si propaga per onde, si parla di r. ondulatoria, se si propaga per corpuscoli si parla di r. corpuscolare; tipiche r. ondulatorie sono quelle acustiche, tipiche r. corpuscolari sono, invece, le r. alfa. Le r. elettromagnetiche, in particolare, possono essere descritte sia come propagazione di onde elettromagnetiche, rientrando, quindi, nella classe delle r. ondulatorie, sia come propagazione di fotoni, particelle a massa nulla, rientrando nella classe delle r. corpuscolari. ║ R. atmosferica: complesso delle r. elettromagnetiche presenti nell'atmosfera terrestre che influiscono, specialmente per effetto termico, sui fattori meteorologici e climatici. Tali r. sono essenzialmente costituite da tre tipi: le r. inviate dal Sole sulla superficie terrestre (r. solare), le r. che si originano nell'atmosfera (r. del cielo) e quelle che si originano al suolo (r. del suolo) per assorbimento della r. solare. ║ R. solare: le r. elettromagnetiche emesse dal Sole hanno una distribuzione, in funzione della lunghezza d'onda, pari a quella di un corpo nero alla temperatura di 6.000 K, concentrata tra i 200 e i 1.000 nm; l'intensità della r. alla distanza della Terra e al di fuori della sua atmosfera vale circa 8,4 J al minuto su ogni cm2 di superficie normalmente esposta ai raggi del Sole, valore che prende il nome di costante solare. Le r. incidenti sulla Terra vengono in parte attenuate o addirittura estinte dall'atmosfera, a seguito di fenomeni di riflessione, assorbimento e diffusione: una parte della r. solare, infatti, viene riflessa da molecole, polvere e nubi di vapore presenti nell'atmosfera (soprattutto le r. radio di grande lunghezza d'onda). Una parte della r. non riflessa viene poi diffusa in tutte le direzioni, ad opera delle molecole presenti nei gas atmosferici, andando a formare la r. diffusa: essa è costituita prevalentemente da r. di breve lunghezza d'onda, con un massimo d'intensità all'incirca per l'azzurro dello spettro visibile, il che giustifica il colore del cielo. Il processo più importante è l'assorbimento che la r. solare, diffusa o diretta, subisce da parte dell'atmosfera: i risultati di numerose misurazioni hanno mostrato che l'assorbimento atmosferico è fortemente selettivo, essendo l'atmosfera trasparente solo in due regioni dello spettro, la prima (finestra ottica) formata da una piccola parte delle r. ultraviolette, dall'intero spettro del visibile e da una piccola parte delle r. a infrarossi, la seconda (finestra radio) formata dalle onde hertziane aventi lunghezza d'onda variabile da 1 cm a 30 m circa. Tale fenomeno, fondamentale per il mantenimento della vita nelle sue varie forme sulla Terra, è dovuto soprattutto alla presenza dell'ozono e dell'ossigeno nell'atmosfera, che assorbono le r. presenti tra le due finestre. Anche il suolo terrestre contribuisce in piccola parte alla riflessione e all'assorbimento, così che nel complesso la Terra (superficie e atmosfera) riflette il 45% circa delle r. solari incidenti. Il valore dell'intensità della r. solare globale, cioè diretta e diffusa, al suolo subisce notevoli variazioni nel corso della giornata e dell'anno, in funzione dell'altezza del Sole sull'orizzonte e delle condizioni atmosferiche: in media essa è di 700 W/m2, nelle ore meridiane di una giornata estiva con cielo sereno e atmosfera limpida. ║ R. del cielo e del suolo: l'assorbimento della r. solare determina un riscaldamento dell'atmosfera e del suolo che genera due r. termiche secondarie, una diretta dal suolo all'atmosfera (r. del suolo), l'altra diretta dai bassi strati dell'atmosfera verso il suolo (r. del cielo). Tali r. provocano un flusso di calore (r. termica suolo-atmosfera) di direzione variabile a seconda che prevalga una o l'altra delle due r.; la sua intensità è molto minore di quella della r. solare, raggiungendo, al massimo, circa 150 W/m2, e determina la formazione della rugiada e della brina. ║ R. cosmica: r. costituita da particelle elementari e da nuclei atomici proveniente dallo spazio, che raggiunge la Terra. Essa ha origine in parte nella Via Lattea (r. cosmica galattica) e in parte al di fuori di essa (r. cosmica extragalattica); una frazione della componente galattica, a sua volta, viene irradiata dal Sole (raggi cosmici solari), e solitamente viene considerata a parte. La r. cosmica si distingue in primaria e secondaria: i raggi cosmici primari sono costituiti dalle particelle che entrano nell'atmosfera, mentre i raggi cosmici secondari sono costituiti dai fotoni e dalle particelle che si generano nell'interazione tra i raggi primari e i nuclei atomici presenti nei gas atmosferici. Le r. cosmiche furono scoperte agli inizi del XX sec. dal fisico austriaco V. Hess; gli studi effettuati per spiegare la permanente conduttività elettrica dell'aria, anche in assenza di sostanze radioattive o di altre sorgenti ionizzanti, lo portarono a supporre l'esistenza di una r. incidente sulla Terra, proveniente dallo spazio esterno. Successivi esperimenti condotti da A. Millikan tra il 1923 e il 1926 dimostrarono definitivamente che la r. scoperta da Hess non era generata dall'atmosfera, ma aveva origine extraterrestre; la natura dei raggi cosmici, tuttavia, fu chiarita parecchi anni più tardi, poiché la r. osservata direttamente era soltanto quella secondaria. Il problema venne risolto studiando gli effetti geomagnetici dei raggi cosmici, ovvero gli effetti che il campo magnetico terrestre genera su tale r.: se i raggi cosmici erano fotoni a elevata energia (ipotesi sostenuta da Millikan), il loro moto non doveva essere deflesso dal campo magnetico; se, invece, erano costituiti da particelle cariche, come poi risultò essere esatto, il loro moto doveva subire una deflessione e gli effetti osservati sarebbero dipesi essenzialmente dalla natura della r. primaria, poiché il campo geomagnetico si estende al di fuori dell'atmosfera. La teoria del moto di una particella carica in un campo magnetico dipolare come quello terrestre venne sviluppata intorno al 1910 da C. Störmer, e venne in seguito perfezionata da G.E. Lemaitre e da M.S. Vallarta; secondo tale teoria, una particella dotata di energia inferiore a una certa energia di soglia può essere respinta nello spazio prima di raggiungere l'atmosfera. L'energia di soglia per il campo magnetico terrestre è pari a 15cos4λ GeV, dove λ è la latitudine geometrica del luogo di osservazione: essa si annulla ai Poli ed è massima all'Equatore; pertanto, se la r. cosmica primaria consiste di protoni o di altre particelle cariche, la sua intensità deve aumentare andando dall'Equatore verso i Poli (effetto latitudine). Inoltre, si verifica che l'energia di soglia di uno stesso luogo è diversa a seconda che la particella carica provenga da Est o da Ovest: se la particella è carica positivamente, l'energia è maggiore per direzioni di provenienza orientali, mentre nel caso di particelle cariche negativamente l'energia è maggiore per direzioni occidentali. Pertanto, se i raggi cosmici primari sono prevalentemente costituiti da particelle con carica positiva si deve osservare un'asimmetria del flusso, con prevalenza dei raggi provenienti da Ovest (effetto Est-Ovest). Sia l'effetto latitudine, sia l'effetto Est-Ovest vennero osservati sperimentalmente agli inizi degli anni Trenta del XX sec., confermando l'ipotesi che i raggi cosmici primari siano costituiti in parte preponderante da particelle cariche positivamente. Grazie a ulteriori osservazioni effettuate nello spazio a partire dagli anni Sessanta, lo studio della r. primaria è progredito notevolmente; si è stabilito che essa è costituita per il 90% circa da protoni, mentre la restante parte consiste di nuclei elementari più pesanti dell'idrogeno e di una piccola frazione di elettroni. Per quanto riguarda la composizione chimica, per la maggior parte degli elementi non vi sono grosse discrepanze fra le abbondanze dei raggi cosmici e quelle del sistema solare, a eccezione dei metalli leggeri e degli elementi che precedono il ferro; è stata osservata, inoltre, la presenza di positroni e di antiprotoni, mentre non sono ancora stati individuati antinuclei di elementi più pesanti dell'idrogeno (la cui eventuale presenza giustificherebbe l'esistenza di vaste regioni di antimateria nell'universo). La r. cosmica è quasi perfettamente isotropa, cioè il suo flusso è circa lo stesso in tutte le direzioni; misure effettuate sugli spettri di energia dei nuclei presenti in essa hanno mostrato, inoltre, che il flusso di energia che incide sulla Terra, trasportato da questa r., è dello stesso ordine di grandezza di quello associato alla luce delle stelle. Il problema dell'origine della r. cosmica non è ancora stato del tutto risolto; grazie a diverse motivazioni fisiche, si può ritenere che la maggior parte delle particelle con energia inferiore a 1019 e V sia generata nella Via Lattea. Gli elettroni provengono certamente da sorgenti relativamente vicine, situate nel disco galattico, e anche i protoni e i nuclei più pesanti sono confinati nella nostra galassia; tuttavia, argomentazioni di carattere chimico mostrano che la regione di confinamento dell'intera r. cosmica deve essere più vasta del disco galattico. Presumibilmente, quindi, i raggi cosmici permeano non soltanto il disco, ma anche l'alone della Via Lattea; le sorgenti energetiche che possono alimentare tale r. nella nostra galassia sono fornite, per la maggior parte, dalle supernovae e dalle pulsar, mentre le particelle più energetiche costituiscono un flusso fortemente anisotropo, proveniente dalla direzione in cui si trova l'ammasso di galassie della Vergine, non lontano dal polo Nord galattico. Quando penetrano nella regione circostante il Sole (eliosfera), caratterizzata da un raggio di oltre 100 U.A., i raggi cosmici subiscono tre effetti principali: una diffusione, ad opera delle irregolarità del campo magnetico solare; una convezione, cioè un trascinamento verso l'esterno da parte del vento solare; una perdita di energia, dovuta alla espansione adiabatica del vento solare nello spazio. Tali effetti provocano modificazioni del flusso dei raggi cosmici, fenomeno che nel complesso prende il nome di modulazione solare, tra le quali si distinguono variazioni occasionali e variazioni periodiche. Quando entrano nell'atmosfera terrestre, come già detto, i raggi cosmici primari danno origine a una catena di interazioni nucleari, il cui risultato è la formazione della r. cosmica secondaria: la probabilità che una particella primaria raggiunga il livello del mare senza subire alcuna collisione nucleare è praticamente nulla. Quando una particella primaria urta contro un nucleo, in genere lo disintegra, producendo protoni, neutroni e particelle di vita breve, soprattutto i mesoni π. La storia successiva dipende dalla carica delle particelle: i mesoni π± subiscono ulteriori collisioni nucleari, dando origine a neutrini e mesoni μ±, mentre i mesoni π0 decadono in fotoni che, a loro volta, danno origine a una cascata elettrofotonica. Nel complesso, particelle e fotoni discendenti da una stessa particella primaria costituiscono il cosiddetto sciame atmosferico. Sia la composizione sia l'intensità della r. cosmica complessiva dipendono fortemente dall'altezza: in particolare, nella r. secondaria si distingue una componente dura, fortemente penetrante, formata dai mesoni μ, e una componente molle, molto meno penetrante, costituita dalle cascate elettrofotoniche. ║ R. cosmologica a 3 K: r. costituita da fotoni di corpo nero a temperatura di circa 2,73 K, che permea l'universo in modo omogeneo, prodotta durante le prime fasi evolutive dell'universo stesso. Secondo la teoria del big bang, l'universo avrebbe avuto origine da uno stato iniziale con temperatura e densità elevatissime, diminuite nella successiva espansione fino a raggiungere i livelli attuali; schematicamente, la storia dell'universo può essere divisa in due periodi, separati da un'epoca chiamata era del disaccoppiamento o di ricombinazione. Nel primo periodo (era della r.), r. e materia sono fortemente accoppiate, in modo da costituire un unico plasma primordiale in equilibrio termodinamico, opaco alla r. a causa dell'elevatissimo numero di diffusioni da parte degli elettroni liberi ivi presenti; al disaccoppiamento, la temperatura scende a 3.000 K con conseguente formazione di atomi di idrogeno neutro, gli elettroni liberi diminuiscono drasticamente e l'equilibrio termodinamico viene rotto: nel periodo seguente (era della materia), materia e r. evolvono indipendentemente e l'universo diventa trasparente. La regione in cui avviene l'ultima diffusione da parte degli elettroni liberi viene detta superficie di ultimo scattering: la r. presenta una distribuzione spettrale di corpo nero a 3.000 K, temperatura che è andata in seguito diminuendo con l'espansione dell'universo, fino a raggiungere i 2,73 K attuali. Se si utilizza come scala dei tempi il red shift, cioè lo spostamento delle righe spettrali delle frequenze dell'atomo di idrogeno verso il rosso, la superficie di ultimo scattering si trova a red shift pari a 1.000; la r. di fondo cosmico nasce proprio a tale distanza e il suo studio consente quindi di ottenere informazioni sull'universo all'epoca del disaccoppiamento. Essa costituisce, quindi, una r. fossile permeante l'intero universo, costituita da fotoni molto freddi non interagenti con altre particelle; fornisce una fotografia della distribuzione iniziale delle fluttuazioni di densità che hanno generato, dal disaccoppiamento, le strutture osservabili nell'universo, e lo studio delle sue anisotropie consente, quindi, di selezionare tra i diversi modelli proposti in cosmologia per la formazione delle galassie. La scoperta della r. di fondo cosmico risale al 1965, pur essendo già stata prevista, in base alla teoria cosmologica della relatività generale, fin dal 1948 dai fisici G. Gamow, R. Alpher e R. Herman. La prima osservazione di questa r. da parte di R. Wilson e A. Penzias è stata la seconda fondamentale scoperta della radioastronomia (dopo le quasar e prima delle pulsar); i due fisici, ricercatori della Bell Telephone Company, stavano indagando sulle cause di disturbo delle trasmissioni televisive e satellitari. A quell'epoca la funzione del satellite si limitava a quella di riflettore del segnale: era quindi necessario individuare tutti i differenti contributi al segnale dovuti a sorgenti spurie (in questo caso, emissioni provenienti dalla nostra galassia alla lunghezza di onda radio, sorgenti quali l'atmosfera terrestre, l'antenna stessa, ecc.). Nonostante gli accorgimenti adottati, i due ricercatori non riuscirono a eliminare un rumore di fondo, dovuto a una r. con caratteristiche peculiari: isotropa, senza variazioni durante il giorno e le stagioni, con spettro di emissione analogo a quello di corpo nero a una temperatura compresa fra i 2,5 e i 4,5 K. Essi attribuirono correttamente questo eccesso di rumore a una r. di fondo cosmico: per tale scoperta furono insigniti del premio Nobel per la fisica. Misure indirette effettuate a partire da allora hanno confermato la veridicità di tale interpretazione. ║ R. di frenamento: r. elettromagnetica emessa da una particella carica che subisca un frenamento. Caso tipico è quello di un fascio di elettroni che incide o si propaga in un mezzo materiale, entrando in interazione con i nuclei atomici del materiale stesso. Secondo la teoria classica dell'elettromagnetismo, una particella carica in moto accelerato emette una r. proporzionale alla sua accelerazione (o decelerazione); l'accelerazione, a sua volta, è proporzionale alla quantità Zze2/m, dove ze è la carica della particella, Ze è la carica del nucleo atomico del campo con cui essa entra in interazione e m è la sua massa. Allo stesso risultato, confermato dai dati sperimentali, giunge anche l'elettrodinamica quantistica che, tuttavia, è in grado di prevedere e giustificare altre proprietà della r. di frenamento: ad esempio, le caratteristiche spettrali della r. sono indipendenti dal numero atomico del materiale e la r. è parzialmente polarizzata. ║ Effetti delle r. sui materiali: gli effetti provocati da un irraggiamento su un materiale solido dipendono dalla natura, dalla durata e dall'intensità dell'irraggiamento, così come dalla natura del materiale e dalle sue precedenti vicende chimico-fisiche; in generale, tali effetti sono dannosi, ma non mancano casi in cui si osservano conseguenze non dannose, come l'accelerazione di determinate reazioni chimiche. Lo studio degli effetti delle r. sui materiali solidi costituisce una branca molto importante della fisica dello stato solido; le r. di maggiore interesse sono quelle che si originano direttamente o indirettamente da reazioni nucleari, a causa del notevole interesse pratico che esse rivestono. L'effetto che le r. elettromagnetiche (raggi X e γ) producono sui materiali solidi è principalmente la ionizzazione del solido stesso. Le r. corpuscolari, invece, possono interagire in più modi con il materiale su cui incidono, provocando diversi tipi di effetti reticolari all'interno del cristallo. Gli urti delle particelle costituenti la r. con gli elettroni del solido provocano effetti di ionizzazione; in un buon conduttore tali effetti scompaiono subito e contribuiscono solo a riscaldare il materiale stesso, mentre in un semiconduttore o in un isolante gli elettroni liberi generati dalla ionizzazione possono essere intrappolati in imperfezioni del reticolo, di durata variabile. Gli urti delle particelle con i nuclei del solido possono provocare atomi di impurità, mentre urti con atomi del solido danno origine a vari tipi di effetti: posti vacanti o vacanze, che si generano quando l'atomo urtato si sposta in una posizione interstiziale; collisioni di rimpiazzamento, che si generano quando un atomo interstiziale in moto urta contro un atomo fermo, provocando un'ulteriore vacanza; collisioni di focheggiamento, consistenti in collisioni lungo direzioni preferenziali del reticolo cristallino, in conseguenza delle quali una particella interstiziale si sposta lungo una fila di atomi fino alla distanza di una decina di spazi interatomici; regioni di danno, derivanti da effetti che coinvolgono numerosi atomi e che hanno carattere collettivo. Dal punto di vista applicativo, hanno maggiore interesse gli effetti sui materiali usati nella tecnologia nucleare: i materiali, specialmente solidi, sottoposti all'azione delle r. che si originano nel funzionamento dei reattori nucleari, infatti, possono subire alterazioni più o meno spiccate nella loro proprietà, che possono danneggiare il funzionamento dei reattori stessi. Nei materiali metallici gli effetti causati dalle r. consistono prevalentemente in una spiccata alterazione delle caratteristiche meccaniche. In particolare, si nota un aumento notevole nei valori dei carichi di snervamento e di rottura, con la conseguenza che il materiale in esame perde in duttilità; la durezza aumenta sensibilmente, mentre diminuisce la resilienza; l'allungamento caratteristico diminuisce e si rilevano alterazioni nei valori della velocità di scorrimento viscoso. Un comportamento particolare è presentato dall'uranio, che subisce deformazioni anisotrope dipendenti anche dai trattamenti termici e meccanici previamente subiti dal materiale. Anche i materiali semiconduttori risultano sensibili alle r.: viene notevolmente alterata la conduttività e si verificano effetti che influenzano le proprietà ottiche, magnetiche, la velocità di ricombinazione superficiale. I dispositivi a semiconduttori risultano essere i componenti elettronici più sensibili alle r. nucleari: sotto irraggiamento, tali dispositivi subiscono alterazioni e il loro funzionamento si allontana da quello previsto in modo transitorio, semipermanente o permanente. ║ Effetti biologici delle r.: la disciplina che studia gli effetti delle r. sugli organismi viventi prende il nome di radiobiologia. Tali effetti sono conseguenza dell'assorbimento di energia ceduta da un fascio di r. incidente sul materiale biologico irradiato. La quantità di energia dissipata per unità di massa del materiale viene detta dose fisica di r. assorbita. Una r. che incide su un organismo può provocare due effetti: l'eccitazione e la ionizzazione. Per provocare quest'ultimo fenomeno è necessario che le particelle della r. incidente siano dotate di un'energia superiore al legame tra nucleo ed elettrone orbitale; in tal caso, la ionizzazione degli atomi e delle molecole costituenti il materiale biologico potrà provocare danni rilevanti nell'organismo stesso, sia direttamente, eccitando gli atomi e le molecole delle cellule, sia indirettamente, causando la radiolisi dell'acqua con la conseguente formazione di radicali liberi OH. Quest'ultimo effetto è certamente il più rilevante, dato che gli organismi viventi sono costituiti per il 70% circa di acqua: la presenza di radicali liberi OH, infatti, è in grado di rendere instabili molecole presenti nelle cellule quali il DNA, le proteine, gli enzimi e di innescare fenomeni dannosi molto complessi. La maggior parte degli effetti causati dalle r. sugli organismi viventi sono quelli conseguenti al danno molecolare indotto al DNA e alla sua riparazione; tali effetti si differenziano a seconda che la r. incidente provochi eccitazione elettronica o ionizzazione. Nel primo caso la r. provoca una dimerizzazione di due timine adiacenti su uno stesso filamento, con formazione di un legame covalente; nel secondo caso, la presenza di radicali liberi OH può causare l'asportazione di basi puriniche o pirimidiniche, danno che può essere letale negli organismi monocellulari e che, secondo alcuni studiosi, precede la mutazione del DNA nei mammiferi, oppure può causare la rottura della singola elica, la rottura di doppia elica o la formazione di legami incrociati fra le due eliche del DNA o fra DNA e proteine. I radicali liberi prodotti dalle r. possono anche causare danni alle membrane plasmatiche, inducendo una riduzione della loro fluidità; gli effetti sulle proteine, invece, sono limitati, grazie alla presenza di numerose copie di una stessa proteina in una cellula e alla continua risintesi. Nel complesso, gli effetti della r. sugli organismi viventi possono provocare due tipi di fenomeni: la morte cellulare e quella riproduttiva. Si parla di morte cellulare quando cellule non proliferanti, quali nervi e muscoli, perdono la loro funzione biologica; si parla, invece, di morte riproduttiva quando cellule proliferanti, come le cellule staminali, perdono la capacità di riprodursi. La perdita di tale funzione in relazione alla dose di r. è descritta dalla cosiddetta curva di sopravvivenza delle popolazioni irradiate; la dose necessaria per ridurre del 37% le cellule sopravviventi caratterizza, per convenzione, la radiosensibilità della popolazione cellulare. Le curve di sopravvivenza dipendono da numerosi fattori di natura fisica, chimico-fisica o chimica, così come dalla fase di divisione raggiunta dalle cellule irradiate. Le varie fasi del ciclo cellulare, infatti, sono fortemente condizionate dal completamento della fase precedente: dopo una esposizione a r., le cellule sono in grado di rallentare drasticamente la loro progressione, concedendo un tempo maggiore per le riparazioni e limitando, così, notevolmente il rischio di avere cellule danneggiate nelle generazioni successive. I meccanismi messi in atto da ogni sistema biologico per riparare i danni causati dalle r. sono di diverso tipo; essi sono stati descritti e poi verificati sperimentalmente su modelli in vivo. In assenza di divisione cellulare e in particolari condizioni si verifica una riparazione del cosiddetto danno subletale: in questo caso, nell'intervallo tra due dosi somministrate nell'arco di alcune ore le cellule riparano il danno provocato dalla prima dose, cosicché l'effetto che si verifica, dopo due dosi intervallate, è inferiore a quello che si verifica dopo la somministrazione di una sola dose di intensità pari alla somma delle due. Un secondo tipo di riparazione è quella riguardante il potenziamento letale: in tal caso, ritardando sperimentalmente l'inizio della divisione cellulare dopo la somministrazione di una dose di r., si verifica un numero di cellule inattive inferiore a quello che si avrebbe avuto lasciandole libere di dividersi. Un ultimo tipo di riparazione riguarda l'intero tessuto irradiato: è quello che si realizza quando la frazione di cellule sopravvissute a una certa dose, proliferando, vanno a ripopolare il tessuto danneggiato, ricostituendolo integro. ║ Effetti delle r. sull'uomo: gli effetti delle r. nell'organismo umano possono essere catalogati nelle seguenti categorie: effetti somatici, teratogeni, stocastici, genetici. Gli effetti somatici sono la conseguenza della morte di un elevato numero di cellule nel tessuto, la cui sensibilità dipende dal grado di differenziazione raggiunto e dalla capacità proliferativa delle sue cellule; la dose necessaria per distruggere le funzioni di una cellula, tuttavia, è molto più alta di quella necessaria per bloccare la divisione cellulare stessa. I tessuti maggiormente colpiti sono quelli a rapido rinnovamento, quali il midollo osseo, l'intestino tenue, la cute, mentre quelli a rinnovamento più lento, quali il rene, il fegato, il polmone, hanno risposte più ritardate e sono in genere sensibili solo a dosi relativamente elevate; l'intervallo di tempo che separa l'irradiazione dalla manifestazione del danno dipende dal tempo necessario affinché una cellula staminale si differenzi e acquisti tutte le sue funzioni. Negli individui sottoposti a irradiazione si osservano in genere i seguenti effetti somatici: dopo poche ore o pochissimi giorni da esposizione acuta a raggi X o γ, dell'ordine di alcune decine di Gy, gravi lesioni a carico del sistema nervoso centrale; entro pochi giorni o un paio di settimane da esposizione a dosi dell'ordine di 10 Gy, vomito, diarrea, emorragie e febbre; infine, entro un periodo di tempo che va da pochi giorni fino a due mesi dopo esposizione a dosi inferiori a 10 Gy, una sindrome ematologica, caratterizzata da febbre, emorragie e perdita di peli e capelli. Si ritiene comunque che la dose letale entro due mesi per il 50% della popolazione irradiata sia tra 3 e 6 Gy. Gli effetti teratogeni sono la conseguenza delle r. sull'embrione, e possono andare dalla morte prenatale fino a ritardi nella crescita e malformazioni di vario tipo. Si definiscono effetti stocastici le conseguenze della manifestazione del danno in una singola cellula; riguardano principalmente le relazioni tra r. e cancro; l'intervallo di tempo tra l'irradiazione e la comparsa di cellule tumorali viene detto tempo di latenza, e può durare anni e decenni, come osservato sulle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki; tale tempo dipende dall'età dell'individuo, dal tipo di cellule coinvolte, ma non dalla dose. Infine, si definiscono effetti genetici i cambiamenti indotti nei gameti di un individuo; possono essere trasmessi alle generazioni successive. Tali mutazioni possono essere dominanti o recessive, e possono riguardare sia caratteristiche morfologiche, sia processi essenziali alla vita. Oltre a tali effetti, le r. possono causare alterazioni strutturali nei cromosomi: in questo caso l'individuo risulterà sterile o semisterile, oppure darà origine a individui malformati.