(dall'ebraico
rabbī: mio maestro). St. delle rel. - Titolo onorifico
tributato originariamente a personaggi autorevoli in campo religioso e morale;
in età talmudica erano invece detti
r. i dottori della Legge,
cioè gli studiosi che, formatisi alla scuola di grandi maestri o nelle
accademie tradizionali, elaboravano i commenti e le interpretazioni della
Tōrā
h e della tradizione orale
(V. RABBINISMO).
Durante il Medioevo, il titolo era parimenti attribuito tanto ai notabili delle
comunità, che svolgevano funzione di guida sociale o di giudice, quanto a
coloro che presiedevano le scuole annesse alle sinagoghe. Oggi il termine
è di norma utilizzato per designare i ministri del culto ebraico che,
preposti alla vita religiosa delle singole comunità, vi assumono la
responsabilità di cura delle funzioni e del rispetto delle norme
cultuali, dell'istruzione religiosa, dell'assistenza spirituale dei fedeli, del
commento in sinagoga alla lettura della
Tōrā
h, della
celebrazione dei matrimoni, delle circoncisioni, dei
bar-mizwā
e del controllo della purezza rituale (
kosher) degli alimenti. I
r. ricevono la propria preparazione nelle accademie tradizionali, dove
ottengono il titolo dell'ordinazione: nel nostro Paese l'ente di maggior
prestigio a tale fine è il Collegio rabbinico italiano, con sede a Roma.
L'attività del
r. è variamente esercitata nelle
comunità in riferimento alle consuetudini e agli ordinamenti locali: in
Italia le città che contano le comunità più numerose vedono
l'elezione anche di un
r. capo, che ha il compito di dirigere la vita
religiosa di tutte le comunità urbane; i
r. sono inoltre
coordinati tra loro nell'ambito dell'Unione delle comunità ebraiche
italiane, senza che sussista però un vero e proprio rapporto gerarchico.
In altri Stati la giurisdizione di un
r. capo può essere
più estesa (regionale, nazionale). In Israele, dove l'ortodossia
talmudica detiene il monopolio dell'istituto rabbinico, coesistono un
r.
ashkenazita (preposto cioè alla comunità di Ebrei ortodossi
originari della Mitteleuropa e di tradizione
jiddish) e uno
sefardita (alla guida degli Ebrei di origine e tradizione occidentale,
discendenti in gran parte della numerosa comunità iberica scacciata dalla
Spagna nel 1492).