Frammento in terracotta o in calcare, usato, anticamente, come materiale per
scrivere, in alternativa al papiro, per gli usi correnti. In origine questo
vocabolo greco designava il guscio delle tartarughe e delle conchiglie, ma ben
presto, per estensione, venne a indicare anche i vasi di terracotta e,
più in particolare, i cocci delle stoviglie in terracotta. Sugli
ostraka si scriveva con il pennello e l'inchiostro o anche, più
frequentemente, incidendone la superficie con una punta a secco. L'incisione
poteva essere praticata anche prima della cottura della terracotta e, in tal
caso, è riconoscibile per la maggiore profondità del solco in esso
praticato. Nell'antico Egitto l'uso degli
o. come materiale scrittorio
era più diffuso che altrove, come stanno a testimoniare i numerosi
ritrovamenti avvenuti nel corso degli scavi archeologici. Sugli
o. gli
Egizi stilavano i conti e le minute, redigevano le liste degli operai e altri
elenchi di tipo amministrativo, scrivevano lettere, appunti, contratti,
quietanze e perfino brevi testi di natura letteraria; questi ultimi
o.
erano in genere minute di scolari ed esercizi di scuola. Sugli
o. sono
attestate tutte le scritture dell'antico Egitto (geroglifica, ieratica,
demotica, greca, copta, aramaica), e tutte le diverse forme espressive. Menzione
particolare meritano i disegni, gli schizzi e le opere figurative rappresentate
sugli
o., testimonianza spesso di tendenze artistiche più libere e
spontanee di quelle che trovano spazio nell'arte ufficiale. Le collezioni
più importanti di
o. sono attualmente conservate nei musei di
Torino, del Cairo e di Berlino e documentano la vita quotidiana dell'antico
Egitto e gli aspetti non ufficiali della storia faraonica, con una ricchezza
espressiva e una ampiezza insospettata. Il più importante gruppo di
o. figurativi proviene da Deir el-Bahari, da Biban el-Moluk e da Deir
el-Medineh, cioè dalla zona funeraria di Tebe, e appartiene al periodo
che va dal 1576 al 1101 a.C. del Nuovo Regno, ossia dalla XVIII alla XX dinastia
tebana. Gli
o. scritti in demotico (la scrittura popolare egiziana
contrapposta a quella ieratica usata dalla casta sacerdotale) risalgono al
periodo che va dall'VIII sec. a.C. sino all'età ellenistica e romana. Per
quanto riguarda il mondo greco e l'epoca classica, è interessante
osservare che la pratica politica dell'
ostracismo deriva il suo nome
proprio dall'uso di scrivere i nomi dei condannati all'esilio (ostracizzati) su
frammenti di terracotta. Al Museo dell'Agorà di Atene è conservata
una ricca collezione di
o. di questo tipo. Interessanti sono anche gli
o. per mezzi dei quali ci sono pervenuti frammenti delle poesie di Saffo,
delle tragedie di Euripide, dei componimenti di Teognide e di molti altri
artisti greci. Non minore interesse hanno gli
o. dell'età
ellenistica, che furono spesso usati per redigere brevi documenti
amministrativi, il cui ritrovamento in qualche caso ha consentito la
ricostruzione di archivi pubblici o familiari. Un altro tipo di
o. di
notevole interesse è quello che ci ha fatto conoscere testi astrologici e
medici o anche testi magici e formule propiziatorie (moltissime sono le
testimonianze di questo genere che ci sono giunte dall'Egitto greco e romano,
risalenti al periodo che va dal III sec. a.C. al IV sec. d.C., scritte in
demotico, in greco, in copto e a volte anche in aramaico e in latino).