Chim. - In chimica inorganica, composto binario dell'ossigeno. Tutti gli
elementi, eccetto qualche gas nobile, danno con l'ossigeno almeno un
o.
Ad esempio, l'azoto dà i seguenti
o.: N
2O sottossido o
o. nitroso, NO monossido o
o. nitrico, N
2O
3
triossido o sesquiossido, N
2O
4 biossido o tetraossido,
N
2O
5 pentaossido. Mentre per gli
o. dei metalli non
vi è altra denominazione, gli
o. dei non metalli sono anche detti
tradizionalmente
anidridi. Così, ad esempio, la
N
2O
3 viene anche detta anidride nitrosa, la
N
2O
4 anidride nitrosonitrica; la
N
2O
5 anidride nitrica. Diversi composti sono
o. ma
hanno anche nomi particolari: lo N
2O è detto anche protossido
di azoto, ossidulo di azoto o gas esilarante; la N
2O
4
è detta anche ipoazotide. La distinzione formale fra
o. e anidridi
deriva dal fatto che i primi, uniti ad acqua, danno origine a idrossidi (o
idrati o basi); le anidridi, unite ad acqua, danno origine ad acidi. Le
eccezioni a questa regola sono numerose, anche perché esistono degli
o. che possono dare origine sia a idrossidi sia ad acidi, secondo il pH
della soluzione acquosa in cui vengono immessi. Si tende quindi a chiamare
sempre
o. questi composti, indipendentemente dal composto che nasce dal
trattamento con acqua. La denominazione
o. fu introdotta in tempi
recenti, in luogo di
calce, usata dagli alchimisti per indicare i
composti che derivavano dalla calcinazione (forte riscaldamento in presenza di
aria) dei metalli. A. Lavoisier (1774) dimostrò che l'
o. ottenuto
calcinando una certa quantità di un metallo aveva un peso superiore a
quello del metallo stesso; provò, inoltre, che gli
o. metallici si
formavano per combinazione dei metalli con un gas esistente nell'aria, che era
lo stesso che manteneva la combustione e la respirazione. Alcuni
o. sono
assai diffusi in natura come quello di idrogeno (acqua), di carbonio (anidride
carbonica CO
2 e
o. di carbonio CO), di silicio (silice
SiO
2), di titanio (TiO
2), di alluminio
(Al
2O
3). Numerosi sono minerali pregiati, dai quali si
estraggono i rispettivi metalli: la bequerelite (
o. di uranio idrato), la
brucite (
o. di magnesio idrato), il quarzo e il calcedonio (silice,
cioè
o. di silicio SiO
2), la caolinite (miscela di
o. nella quale predomina quello di alluminio), il crisoberillo (
o.
di berillio e di alluminio), la cromite (
o. di ferro e di cromo), la
cuprite (ossidulo di rame CU
2O), la ematite (sesquiossido di ferro
Fe
2O
3), la ferritungstite (
o. di ferro e vanadio
idrato), la hausmannite (
o. di manganese Mn
3O
4), la
magnetite (
o. di ferro Fe
3O
4), il minio (
o.
di piombo Pb
3O
4), la pirolusite (
o. di manganese
MnO
2), il rutilo (
o. di titanio), la tenorite (
o. di
rame CuO), la tungstite (
o. di tungsteno WO
3 idrato), la
uranoconite (
o. di uranio), la valentinite (
o. di antimonio
Sb
2O
3) e la zincite (
o. di zinco ZnO). Nella
metallurgia estrattiva della maggior parte dei metalli, anche ricavati da
materie prime come solfuri, silicati, ecc., l'
o. è una tappa quasi
obbligata nella produzione del metallo. Ad esempio, la produzione di nichel
parte da minerale solfurato che viene dapprima arrostito ad
o.;
successivamente questo è ridotto con carbone a metallo. La produzione di
ferro si fa a partire da
o., per cui viene effettuata direttamente la
riduzione di questi. La preparazione di
o. può essere fatta per
diverse vie. La più semplice è la sintesi diretta a partire dagli
elementi. Bruciando del carbone si produce anidride carbonica (o biossido di
carbonio) e
o. di carbonio; bruciando del sodio o del potassio o del
magnesio in aria si producono i rispettivi
o. Na
2O,
K
2O e MgO. Tutti i metalli, eccetto quelli nobili, hanno tendenza a
ossidarsi all'aria per formare
o. Nella maggior parte dei casi questa
ossidazione è superficiale, perché il velo di
o. appena
formato protegge la parte sottostante dalla ulteriore ossidazione. Per
calcinazione, cioè riscaldamento in aria ad alta temperatura, tutti i
metalli si trasformano nei rispettivi
o. La reazione è più
veloce se essi sono allo stato di polvere fine. Anche in questo caso fanno
eccezione i metalli più nobili (oro, platino, ecc.). Raramente gli
o. dei metalli vengono preparati industrialmente per ossidazione dei
metalli; normalmente si effettua il processo inverso. In certi casi questa
operazione viene condotta al fine di avere degli
o. molto puri, da usare
ad esempio per la preparazione di vernici o catalizzatori. Molto comune è
invece la preparazione di
o. di non metalli per sintesi dagli elementi.
Ad esempio, il pentossido di fosforo P
2O
5, che serve per
la produzione di acido fosforico, viene di solito preparato per combustione del
fosforo con aria:
P
4 + 5O
2 →
2P
2O
5Non è invece possibile
economicamente sintetizzare l'
o. di azoto NO; esso viene quindi preparato
per combustione dell'ammoniaca NH
3 con
aria:
2NH
3 +

O
2 → 2NO + 3H
2O
Lo NO,
ossidato poi in aria a N
2O
4, serve per la produzione di
acido nitrico. Lo zolfo per combustione in aria dà il biossido
SO
2, detto anidride solforosa; per la produzione di acido solforico
serve invece il triossido SO
3, detto anidride solforica, che si
produce ossidando con aria su catalizzatori la SO
2. Molti
o.
di interesse industriale sono prodotti per decomposizione termica di altri
composti, particolarmente carbonati, idrossidi o nitrati. Ad esempio, la calce
viva (
o. di calcio CaO) viene prodotta per calcinazione di carbonato di
calcio, che si decompone appunto in calce e anidride
carbonica:
CaCo
3 → CaO +
CO
2Analogamente l'
o. di magnesio può essere
ottenuto, in miscela con
o. di calcio, per calcinazione della dolomite,
che è un carbonato di magnesio e calcio; l'allumina, utilizzata per la
produzione di alluminio, viene ottenuta per calcinazione dell'idrossido
corrispondente e così via. ║
Reazioni con l'acqua:
benché esistano degli
o. che non hanno alcuna tendenza a reagire
con l'acqua, come la silice SiO
2 o l'
o. di titanio
TiO
2, la maggior parte degli
o. dà con l'acqua delle
reazioni più o meno energiche e veloci, che portano alla formazione di
basi o acidi. Come già detto, gli
o. dei metalli danno basi,
quelli dei non metalli danno acidi e in molti casi si ha la doppia
possibilità per cui il comportamento dell'
o. dipende dalle
sostanze che si trovano nell'acqua e dal pH di questa. Tipicamente danno origine
a basi gli
o. dei metalli alcalini e alcalino-terrosi, come nei seguenti
esempi:
Na
2O + H
2O → 2NaOH
CaO +
H
2O → Ca(OH)
2Danno invece origine ad
acidi gli
o. degli elementi più elettronegativi (zolfo, azoto,
fosforo, ecc.), come appare nei seguenti esempi:
SO
2 +
H
2O → H
2SO
3SO
3 +
H
2O →
H
2SO
4P
2O
5 + 3H
2O
→ 2H
3PO
4N
2O
4 +
H
2O → HNO
3 + HNO
2Molti
o. hanno comportamento
anfotero, cioè secondo le condizioni
in cui vengono a trovarsi. Ad esempio, l'allumina Al
2O
3 in
forma solubile viene sciolta in forma di idrato Al(OH)
3; questo
composto può essere però sia acido (se in ambiente molto basico)
sia basico (in ambiente molto acido). Infatti, se nella soluzione è
presente della soda caustica in quantità, si forma metaalluminato sodico
Na
2AlO
2 secondo la reazione:
Al(OH)
3
+ NaOH → NaAlO
2 + 2H
2O
o addirittura
alluminato sodico Na
2AlO secondo la
reazione:
Al(OH)
3 + 3NaOH →
Na
3AlO
3 + 3H
2O
In ambiente acido, ad
esempio per acido solforico, l'idrossido di alluminio viene sciolto con
formazione di sali di alluminio catione, come nella
reazione:
2Al(OH)
3 + 3H
2SO
4 →
Al
2(SO
4)
3 + 6H
2O
Un
comportamento analogo, almeno formalmente, è presentato anche da altri
o. fra i quali quelli di zinco, stagno, piombo, antimonio, bismuto,
titanio, cromo, tungsteno, molibdeno, vanadio, manganese, ecc. Si è
sottolineato che la derivazione degli acidi dagli
o. può anche
essere solo formale. Ad esempio, il biossido di titanio TiO
2 trattato
con acqua o con soluzione di basi, per quanto concentrate, non dà
assolutamente i titanati Me
2TiO
3 o Me'TiO
3 (ove
Me sta per un metallo alcalino e Me' per un metallo bivalente), alcuni dei quali
peraltro esistono in natura. I titanati alcalini possono però essere
preparati fondendo un alcale caustico con TiO
2 in miscela intima. Da
questi sali, poi, è possibile preparare l'acido metatitanico
H
2TiO
3 o l'acido ortotitanico H
4TiO
4
per spostamento dai loro sali. D'altra parte si possono preparare dei sali in
cui il titanio si comporta da catione metallico. Se si considerano invece gli
alogenuri, come ad esempio il tetracloruro TiCl
4, si osserva un
comportamento molto diverso da quello di altri cloruri (NaCl, CaCl
2,
FeCl
2, ecc.) perché è un liquido bassobollente, poco
solubile in acqua, che mostra spiccate caratteristiche dei composti dotati di
legami covalenti. ║
Legami chimici negli o.: mentre certi
o.
presentano legami con spiccate caratteristiche ioniche, particolarmente quelli
dei metalli alcalini e alcalino-terrosi, altri, particolarmente quelli dei
non-metalli, presentano caratteristiche di legame tipicamente covalenti. In
realtà i legami fra ossigeno e altri elementi negli
o. non sono
mai né completamente ionici né completamente covalenti. In base
alla teoria elettronica della valenza, si può stabilire
approssimativamente la percentuale di ionicità dei legami con l'ossigeno
negli
o., partendo dalle differenze di
elettronegatività.
Si ricavano quindi i seguenti valori, per alcuni
o.:
Ossido
|
% di ionicità del legame
|
K2O
|
84
|
Na2O
|
82
|
MgO
|
74
|
TiO2
|
63
|
Al2O3
|
63
|
SiO2
|
51
|
Fe2O3
|
51
|
CuO
|
47
|
P2O5
|
39
|
H2O
|
39
|
CO/CO2
|
22
|
NO/N2O3
|
6
|
Cl2O/ClO2
|
6
|
Come appare a prima vista, la percentuale di ionicità del
legame con l'ossigeno è del 70÷80% per gli
o., che in
soluzione danno decisamente idrossidi; è del 45÷70% per quelli a
comportamento anfotero, che possono dare sia basi sia acidi, e inferiore al 45%
per quelli che danno decisamente acidi. È una caratteristica dei legami
degli
o., soprattutto dei metalli, di essere stabili, tanto è vero
che i refrattari sono quasi sempre costituiti da una miscela di
o. fra i
quali predominano SiO
2, Al
2 O
3, MgO, CaO,
Fe
2O
3, Cr
2O
3 e FeO. Questi
o.
hanno, infatti, delle temperature di fusione molto elevate che sono,
rispettivamente: 1.710°C, 2.030°C, 2.800°C, 2.570°C, 1.560
°C (decomposizione), 1.900 °C e 1.420 °C. ║
Perossidi: particolari
o. che presentano un ponte fra due atomi di
ossigeno del tipo ―O―O―. Il perossido più comune
è quello di idrogeno, detto più comunemente acqua ossigenata
H
2O
2, e in commercio in miscela con acqua, che ha una
formula del tipo:

Sono noti diversi altri
perossidi, aventi formula analoga a quella della H
2O
2,
come il perossido di sodio Na
2O
2, il perossido di potassio
K
2O
2, ecc. Talvolta il nome perossido è usato
impropriamente per altri
o. aventi due atomi di ossigeno (come
PbO
2, MnO
2, ecc.) che non hanno il ponte ossigeno ma
presentano, come i veri perossidi, la caratteristica di cedere facilmente
ossigeno, per cui si comportano come energici ossidanti. I perossidi vengono
utilizzati per questo motivo; assai diffuso è l'impiego di quello di
idrogeno, che presenta anche forti proprietà disinfettanti e sbiancanti e
si commercia in soluzione in H
2O dal 3% (detta 10 volumi) al 30%
(detta 100 volumi). ║
O. organici: si differenziano nettamente
dagli
o. elementari di cui si è detto sopra. La denominazione
o. viene data invece ai composti contenenti un anello triatomico, che
comprende due atomi di carbonio e uno di ossigeno. Ad esempio, i seguenti
composti:

sono detti rispettivamente
o. di etilene e
o. di propilene. La loro denominazione deriva dal
fatto che si ottengono con relativa facilità ossidando con aria, in
presenza di catalizzatori quali composti di argento, le corrispondenti olefine
(etilene e propilene). Questi due composti sono anche i più importanti
fra gli
o. organici, in quanto intermedi per la produzione di molte
sostanze chimiche. L'
o. di cacodile è un composto di
formula:

ottenibile per distillazione di
anidride arseniosa As
2O
3 con acetato di potassio
CH
3―COOK. Presenta un odore nauseante (ragione del suo nome) e
ha importanza più che altro storica, perché è uno dei primi
composti metallorganici sintetizzati; inoltre, il radicale
(CH
3)
2 As―, detto
cacodile, è stato
uno dei primi riconosciuti; esso passa invariato attraverso diverse reazioni
dell'
o. di cacodile. Gli
o. molecolari o molossidi sono composti
ciclici del tipo:

(ove R- è un radicale
alchilico), che si formano per addizione di ossigeno ai cheto-cheteni. Si tratta
di composti che hanno importanza solo come intermedi di reazioni chimiche in
quanto sono estremamente instabili e molto reattivi, tanto è vero che
già a temperatura ambiente si decompongono in anidride carbonica e un
chetone.