Organo di senso preposto alla funzione visiva. ║ Qualsiasi organo che
permetta di percepire le radiazioni luminose. ║ Le palpebre. ║ Per
estens. - Lo sguardo, considerato come atto del guardare. ║ Per estens. -
Vista, atto del vedere. ║ Fig. - Modo di considerare, disposizione
d'animo. ║ Fig. - Capacità di giudicare o valutare con la vista;
capacità intellettuale. ║ Fig. - Opinione, valutazione, giudizio;
modo di giudicare. ║ Fig. - Foro di forma circolare presente in alcuni
oggetti, nei quali può svolgere funzioni diverse. ║ Fig. - Macchia
di forma circolare, che richiama quella dell'
o. ║ Fig. -
O.!: esortazione a fare attenzione. ║ Fig. -
A o. o
a o.
e croce: in modo approssimativo. ║ Fig. -
A o. nudo: senza
l'ausilio di strumenti ottici. ║ Fig. -
A perdita d'o.: in uno
spazio molto esteso, del quale non si intravede il termine. ║ Fig. -
A
vista d'o.: con estrema velocità. ║ Fig. -
A quattr'o.:
alla presenza di due persone. ║ Fig. -
Un o. della testa: una somma
enorme. ║ Fig. -
A o. chiusi: con estrema fiducia, senza prendere
alcuna precauzione. ║ Fig. -
Dare nell'o.: essere appariscente,
attirare l'attenzione. ║ Fig. -
Non perdere d'o.: tenere sotto
stretto controllo, sorvegliare. ║ Fig. -
Perdere d'o.:
allontanarsi, perdere di vista. ║ Fig. -
Aver fatto l'o. su
qualcosa: avere esperienza. ║ Fig. -
Aprire gli o. a qualcuno:
avvertire, mettere in guardia. ║ Fig. -
Rifarsi gli o.: ritemprare
la vista, guardare qualcosa di particolarmente bello. ║ Fig. -
Balzare
agli o.: essere molto evidente. ║ Fig. -
Mettere gli o. addosso a
qualcosa: desiderare qualcosa. ║ Fig. -
Divorare con gli o.:
guardare qualcuno o qualcosa con affetto o con forte desiderio. ║ Fig. -
Chiudere un o.: far finta di niente, tollerare una mancanza o un difetto.
║ Fig. -
O. per o., dente per dente: formula, tratta
dall'
Esodo (21, 24), che definisce la legge del taglione, esprimendo
l'intenzione di una vendetta o di una ritorsione. ● Arch. - Apertura di
forma ovale o rotondeggiante, usata nelle facciate, nei tetti, nelle cupole.
Trovò largo impiego durante il Rinascimento e nei secc. XVII e XVIII.
● Bot. - Organi o strutture vegetali a forma rotondeggiante, simile a
quella di un
o. Spesso il termine viene usato come sinonimo di
gemma. ● Tipogr. - La parte superiore di un carattere. ●
Anat. comp. - Per quanto non tutti gli animali presentino organi della vista
distinti, tutti risultano sensibili alle radiazioni luminose. L'organismo
più semplice in grado di percepire la presenza di una sorgente luminosa
è la medusa degli scifozoi, dotata sul bordo dell'ombrello di cellule
fotosensibili, mentre altri esemplari sono forniti di sistemi di cellule unite a
cellule pigmentate, che formano macchie oculari in grado di recepire
l'intensità della luce. Tali forme, tuttavia, possono solo percepire le
radiazioni luminose distinguendo la luce dal buio. Man mano che si passa a forme
più evolute, si riscontrano organi visivi più perfezionati, in
grado di percepire il movimento e le forme degli oggetti. La percezione del
movimento è possibile solo quando le cellule visive siano immerse in una
cavità e siano, quindi, impressionate in tempi successivi da un oggetto
in movimento, mentre la visione di un'immagine sommaria si ha solo se la
cavità è profonda e ha un'apertura più stretta; per
ottenere un'immagine nitida è necessaria la presenza di mezzi diottrici
in corrispondenza dell'apertura, come nei vertebrati e nei cefalopodi.
Particolare è l'organo visivo degli artropodi, costituito da numerosi
o., ognuno con propri sistemi diottrici e sensitivi. A seconda della loro
posizione, gli
o. si distinguono in
epidermici e
subepidermici. Nei vertebrati la struttura dell'
o. non presenta
differenze sostanziali: si compone di un globo oculare con retina inversa, di
una sclerotica robusta, di una cornea trasparente, di una coroide pigmentata e
di una lente convergente (cristallino). Cambiano, piuttosto, la forma e la
grandezza del globo (schiacciato negli osteitti e nei rettili, globoso nell'uomo
e negli anfibi), la curvatura della cornea (maggiore nei vertebrati terrestri,
appiattita in quelli marini), la formazione tessutale della sclerotica (fibrosa
nei mammiferi e negli ofidi, rafforzata da cartilagine negli anfibi), la forma e
la dimensione dell'iride e della pupilla. All'
o. sono unite diverse
formazioni anatomiche (
annessi dell'o.), che ne permettono i movimenti e
nello stesso tempo lo proteggono (congiuntiva, palpebre, ciglia, muscoli
oculari, ecc.). ● Anat. - Nell'
o. umano si possono distinguere una
parte anteriore e una parte posteriore. Nella prima sono localizzate la
cornea, sottile e trasparente, al cui centro si notano l'
iride,
che si presenta di vario colore negli individui, e la
pupilla, soggetta a
dilatazione maggiore nel caso di luce debole, minore nel caso di luce intensa, e
regolata da appositi muscoli (costrittore e dilatatore). Nella sezione
posteriore si trova la
sclera (o
sclerotica), membrana
connettivale di colore biancastro, dalla quale nel cosiddetto
punto
cieco, corrispondente a una zona della retina priva di cellule sensibili, si
diparte il
nervo ottico. Cornea e sclera formano la
tunica esterna
(fibrosa); sotto questa si trovano la
tunica media (articolata in una
zona posteriore aderente alla sclera, in una regione intermedia che aderisce
alla sclera e cui è ancorato il cristallino, in una zona unita alla
cornea e che forma l'iride con il foro pupillare e con i muscoli che ne regolano
la dilatazione) e la
tunica interna, composta dalla
retina, una
sorta di espansione del nervo ottico, aderente alla superficie della sclera
(
coroide). Il nucleo dell'
o. è costituito da una camera
anteriore, da una camera posteriore comprendente l'umor acqueo, dal cristallino
e dal corpo vitreo. L'
umor acqueo è un liquido fluido,
trasparente, incolore, che svolge una funzione nutritiva a favore del
cristallino. Il
corpo vitreo è una sorta di massa gelatinosa,
incolore, composta da una serie di fasce fibrose intrecciate, posta tra la
faccia posteriore della lente cristallina e la membrana interna del globo
oculare. Il
cristallino è una lente biconvessa, tenuta in tensione
da una membrana anulare (
zonula di Zinn) disposta intorno all'equatore
del cristallino stesso; essa può rilasciarsi per contrazione del muscolo
ciliare. All'irrorazione dell'
o. presiede l'arteria oftalmica con i suoi
diversi rami; il sangue refluo viene invece raccolto dalle vene oftalmiche.
Quasi tutta la retina è irrorata dalla circolazione retinica;
un'eccezione è costituita da
coni e
bastoncelli, alimentati
per imbibizione dell'epitelio pigmentato. Il globo oculare viene innervato dai
nervi ciliari lunghi e brevi, i primi provenienti dal ramo mascellare
oftalmico, i secondi dal ganglio ciliare. ● Fisiol. -
V. VISIONE. ●
Patol. - Il quadro delle patologie che possono colpire l'
o. è
piuttosto complesso; la loro classificazione è condotta secondo un
criterio che fa riferimento alla parte anatomica dell'organo interessata e
all'eziologia della malattia stessa (traumi, infiammazioni, alterazioni
congenite, ecc.). Le malformazioni più comuni riguardanti il bulbo
oculare sono il mancato sviluppo delle vescicole ottiche (anoftalmo), la loro
fusione in un'unica formazione (ciclopia), oppure lo sviluppo inferiore
(circoftalmo). Le palpebre possono andare incontro a processi infiammatori della
cute (dermatiti) o del bordo (blefariti); la congiuntiva può essere
colpita da congiuntiviti (di carattere cronico o acuto), simblefaron, tracoma.
Le anomalie della cornea possono riguardare le sue dimensioni, più spesso
la sua trasparenza, mentre tra i processi infiammatori cui va incontro si
distinguono le cheratiti ulcerative (con perdita di materiale corneo) e quelle
intalamellari (nelle quali risultano danneggiati anche l'iride e il corpo
ciliare). Corpo ciliare e iride sono soggetti a infiammazioni (uveiti), mentre
l'apparato lacrimale può essere colpito da flogosi delle ghiandole e del
sacco lacrimale, oltre che da stenosi del dotto naso-lacrimale. Il cristallino
può presentare malformazioni nelle dimensioni, nella forma e nella
posizione. Una delle malattie più comuni dell'
o. risulta la
cataratta, che si manifesta con opacità totale o parziale. Per quanto
riguarda la retina, oltre alle retinopatie ereditarie va ricordato il distacco
della stessa, che può avere gravi conseguenze sulla vista. Numerosi sono,
inoltre, i vizi di rifrazione quali ipermetropia, astigmatismo, miopia,
presbiopia e le alterazioni della capacità di movimento del bulbo oculare
(strabismo) (V.
SINGOLE VOCI).
● Antropol. - Nello studio antropologico rivestono un significato
rilevante il colore dell'iride e la forma complessiva dell'
o. e della
palpebra. Il colore dipende dalla quantità di pigmentazione (granuli di
melanina) presente sulla parete esterna e interna dell'iride. Una scarsa
pigmentazione determina il colore azzurro o comunque chiaro dell'iride, mentre
una quantità maggiore ha come conseguenza una colorazione scura. Come nel
caso della distribuzione della pelle e dei capelli, si può constatare che
il colore dell'iride ha una precisa distribuzione geografica. Nella trasmissione
ereditaria la colorazione domina su quella chiara, ma il meccanismo che presiede
alla determinazione della colorazione dell'
o. non è ancora del
tutto chiaro. Per quanto riguarda la forma del globo oculare non si riscontrano
invece grosse differenze nei diversi gruppi umani: in genere l'elemento
più variabile è costituito dalle palpebre (rotondeggianti,
inclinate, ecc.).
Anatomia del globo oculare