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Ottone III.

Imperatore e re di Germania. Figlio di Ottone II e di Teofano, principessa bizantina, fu eletto re a Verona a soli tre anni (983) e incoronato ad Aquisgrana. La sua tutela e la reggenza furono inizialmente rivendicate dal cugino Enrico II di Baviera (che giunse perfino a rapire il bambino), ma vennero poi affidate alla madre (fino al 991) e alla nonna Adelaide (fino al 994), entrambe affiancate dal vescovo di Magonza Willigis. Durante il difficile periodo della reggenza, iniziato con la sottomissione di Enrico che in cambio riottenne il ducato, furono tuttavia sedate rivolte interne e contenute le incursioni di Danesi e Slavi. Educato a una profonda religiosità e secondo la cultura bizantina, O. fu dichiarato maggiorenne nel 995 e, in quello stesso anno, rispose all'appello di papa Giovanni XV, che ne invocava l'aiuto contro lo strapotere in Roma della famiglia dei Crescenzi. Sceso in Italia e trovandosi a Roma quando il papa morì (996), impose l'elezione a pontefice del cugino Bruno di Carinzia, con il nome di Gregorio V, da cui fu poi consacrato imperatore. Durante il soggiorno romano O. conobbe il monaco Adalberto, futuro vescovo di Praga, e rimase profondamente influenzato dalla sua spiritualità e dalle sue istanze di rinnovamento politico e spirituale. Costretto a rientrare in Germania nel 997, con l'aiuto del re di Polonia, suo vassallo, condusse due vittoriose campagne contro gli Slavi. In questo periodo invitò presso la corte di Aquisgrana il deposto vescovo di Reims, Gerberto di Aurillac, una delle figure più eminenti ed eclettiche della cultura del secolo, versato tanto nella filosofia e nella letteratura, antica e contemporanea, quanto nella scienza di scuola islamica. A lui si attribuisce l'ispirazione del grande progetto di renovatio imperii che fu perseguito da O.: esso consisteva nella restaurazione dell'Impero nella forma dell'universalità romana, secondo una visione, ereditata in parte da Carlo Magno, e in parte dalla cultura bizantina, che vedeva nel papa e nell'imperatore le due guide della cristianità. Tornato a Roma nel 998, si vendicò di Crescenzio che, in sua assenza, aveva deposto Gregorio V ed eletto in sua vece Giovanni XVI. Egli, a sua volta, depose e imprigionò Giovanni; tuttavia, essendo nel frattempo morto Gregorio, designò come papa Gerberto, con il nome di Silvestro II (999). O. stabilì la corte imperiale sull'Aventino, imponendo un cerimoniale bizantino e l'uso del latino e dedicandosi a pellegrinaggi e pratiche di penitenza. Ciò non gli impedì di elaborare e perseguire un preciso progetto politico che, all'asse imperiale italo-tedesco, sostituiva un Impero di natura federale, guidato dall'imperatore residente nella corte romana. Coerentemente con ciò - mentre insieme a Silvestro favoriva il processo di emancipazione delle Chiese locali da quella tedesca con la creazione di arcivescovadi in Polonia, in Boemia, in Ungheria - liberò dal tributo alla Germania il re di Polonia e consentì l'incoronazione di Stefano il Santo a re di Ungheria. Tale politica, tuttavia, alienò a O. il sostegno tedesco, senza riuscire del resto a consolidare la sua posizione in Italia. In seguito a una sollevazione popolare a Roma, fu costretto a lasciare la città e non riuscì più a rientrarvi. Già malato, diede inizio ad un assedio, ma morì poco dopo (Kessel, Cleve 980 - Castel Paterno 1002).