Popolazione indigena dell'Africa australe, un tempo stanziata tra la regione del
Capo di Buona Speranza e il deserto di Namib, così chiamata dagli
Olandesi nel XVII sec. Appartenenti al gruppo etnolinguistico dei khoisanidi,
gli
O. ammontavano originariamente a circa 200.000 individui, decimati in
seguito da persecuzioni da parte degli Europei, migrazioni forzate, carestie,
lotte intestine. Originari, con ogni probabilità, del Nord-Est, si
stabilirono nella regione del Capo in epoca incerta, per essere progressivamente
respinti, alla fine del XVIII sec., a Nord del fiume Orange, sia dall'espansione
bantu, sia da quella olandese. I Nama (uno dei quattro gruppi che insieme ai
Kora, ai Griqua e agli
O. del Capo formano la popolazione degli
O.) lottarono duramente per l'indipendenza sotto la guida di Jonker
Afrikaaner (m. 1862) e di Hendrik Witbooi (m. 1905). La rivolta fu sedata
definitivamente dai Tedeschi, all'inizio del XX sec. Oggi, i pochi superstiti si
trovano concentrati in Namibia e si distinguono dai Boscimani soprattutto dal
punto di vista culturale. Originariamente allevatori di bestiame (buoi a corna
molto lunghe e pecore a coda larga) e cacciatori, gli
O. ignoravano
l'agricoltura. Lavoravano il ferro e sapevano fabbricare suppellettili in
ceramica e oggetti in pelle. Come armi usavano la lancia, l'arco e il bastone da
getto. Conducevano vita nomade in capanne cupoliformi, facilmente smontabili.
Gli uomini provvedevano materialmente ad allevare gli animali, mentre alle
donne, e a loro soltanto, spettava la mungitura. Il loro nutrimento principale
era il latte cagliato e la carne procurata con la caccia: gli
O. infatti
non abbattevano mai un animale dei loro allevamenti, se non in occasione di
qualche sacrificio rituale. I buoi venivano utilizzati anche come mezzo di
trasporto dei carichi, durante gli spostamenti migratori. Avendo le malattie del
bestiame ridotto notevolmente il loro patrimonio zootecnico, si adattarono poi
alla vita sedentaria. La struttura sociale tradizionale vedeva la divisione
della tribù in clan patrilineari esogamici, non totemici. Il matrimonio
prevedeva la poliginia, con residenza postnuziale patrilocale. La carica di capo
era ereditaria e privilegio di uno solo dei clan tribali: in tempo di pace il
capo governava con l'aiuto dei consiglieri anziani, mentre in caso di guerra la
sua autorità era assoluta. Attualmente, il Cristianesimo è
diventato la religione più diffusa tra gli
O. superstiti, anche se
la religione tradizionale continua a sopravvivere in forme magico-superstiziose
e in credenze mitologiche, quali la venerazione dell'eroe supremo Tsui-Goab. Per
quanto riguarda la lingua, gli
O. parlano dialetti (khoin), appartenenti
al gruppo delle lingue khoisan, di cui il più importante è il
nama. La caratteristica principale di questi dialetti è costituita dalla
presenza dei clic (suoni schioccanti prodotti non da un movimento d'aria
originato dai polmoni, ma da un risucchio ottenuto dall'improvvisa apertura di
un'occlusione tra il velo palatino e la parte posteriore della lingua) nelle
quattro articolazioni dentali, alveolari, labiali e laterali che possono anche
essere aspirate o nasalizzate. Le consonanti sono molto poche, mentre il sistema
vocalico è assai articolato e prevede anche vocali nasalizzate. Dal punto
di vista morfologico, mediante suffissi si formano nel nome tre generi
(maschile, femminile, neutro), tre numeri (singolare, plurale, duale) e quattro
funzioni (soggettiva, oggettiva, strumentale e vocativa). Il verbo è di
per sé indeclinabile e le sue funzioni sono determinate dall'uso di varie
particelle con posizione fissa nel periodo.