(o Ossétia). Regione del Caucaso settentrionale, al confine tra Georgia e Russia, politicamente
divisa in O. Settentrionale, denominata anche Alania (8.000 kmq; 710.000 ab.),
facente parte della Federazione Russa con capoluogo Vladikavkaz, e in O. Meridionale (3.900 kmq; 99.000 ab.),
provincia autonoma della Georgia con capoluogo Tskhinvali. • Geogr. - Prevalentemente montuosa,
è ricca di corsi d'acqua a regime torrentizio, di distese forestali e pascoli alpini. • Econ. -
L'economia è basata principalmente sull'allevamento ovino, l'agricoltura (cereali, semi oleosi), lo
sfruttamento del legname e di giacimenti petroliferi. • St. - O. Settentrionale: divenne Repubblica
autonoma nel 1936; nel 1991, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, mantenne il suo status ed entrò a far
parte della Federazione Russa. ║ O. Meridionale: divenne provincia autonoma della Georgia nel 1922,
mantenendo questo status anche dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica. Sebbene gli Osseti
avessero una loro lingua, il russo ed il georgiano furono garantite come lingue amministrative dell'oblast.
A partire dal 1989 si intensificò l'attività dei movimenti separatisti contro il Governo georgiano.
Prima di allora, ad eccezione del conflitto del 1922, le due comunità georgiane e ossete avevano
vissuto in pace. Dopo l'indipendenza della Georgia nel 1991 la minoranza osseta continuò a godere
di un alto livello di autonomia, ma dovette confrontarsi con il crescente sentimento nazionalista
della maggioranza georgiana. Violenti scontri animarono la fine del 1991, durante i quali molti
villaggi sudosseti furono attaccati e dati alle fiamme. In conseguenza di questi scontri,
circa 100.000 profughi lasciarono la regione, rifugiandosi lungo il confine con l'
O. meridionale
e nel resto della Georgia. Il governo georgiano e i separatisti dell'
O. meridionale
raggiunsero un accordo per evitare l'uso della forza tra di loro e nel 1992 l'OSCE
(Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) organizzò una missione in Georgia
per monitorare le operazioni di peacekeeping. Da allora l'
O. meridionale è stato un territorio
sostanzialmente pacifico fino al giugno 2004 quando riesplose la tensione in seguito a un inasprimento
da parte delle autorità nella lotta al contrabbando nella regione. La situazione
rimase tesa ma tendenzialmente pacifica sino all'agosto 2008, quando la Georgia avviò un'offensiva
militare per riconquistare al controllo la regione contesa. Poche ore dopo la Russia passò al
contrattacco invadendo i territori georgiani. La Georgia dichiarò lo stato di guerra e chiese aiuto
internazionale contro l'intervento russo. Nel prosieguo delle operazioni militari che interessarono
l'area, l'esercito russo inviò a sostegno dei secessionisti truppe in
O. Nel frattempo 30.000
profughi scapparono dall'
O, diretti verso territori russi. Il 15 agosto 2008, grazie
alla mediazione europea condotta dal ministro degli esteri francese Bernard Kouchner e dal suo collega finlandese
Alexander Stubb, a nome dei due Paesi che detenevano rispettivamente la presidenza di turno
della Ue e dell'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), venne
firmato da Georgia e Russia un accordo preliminare sul cessate il fuoco che prevedeva il
rispetto dell'integrità territoriale della Georgia, la cessazione immediata delle ostilità
e il ritorno alla situazione precedente. Il Parlamento georgiano, riunito in seduta straordinaria,
prorogava lo stato di guerra fino all'8 settembre 2008. In quel giorno una delegazione europea,
guidata dal presidente francese nonché presidente di turno dell'Ue, Nikolas Sarkozy incontrò il
presidente russo Dimitri Medvedev con cui raggiunse un accordo sul ritiro delle truppe russe dal Caucaso:
il Cremlino si impegnava allo smantellamento dei punti di controllo intorno al porto di Poti e alla città
di Senaki e all'abbandono delle truppe dalla Geogia, ad eccezione di
O. del sud e Abkhazia, l'altra
repubblica georgiana filorussa. Le manovre di ritiro dalle regioni sarebbero state controllate da una
missione europea attraverso l'uso di duecento uomini, che avrebbero sostituito le forze russe nelle
cosiddette zone di interposizione. Venne inoltre sancito che l'Osce nella sua missione di
osservazione in Caucaso sarebbe stata affiancata da 200 osservatori dell'Ue.