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Osso.

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Tre tipi di ossa: A lungo, B breve, C piatto

Dizionari Enciclopedia Storia Link utili

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Osso Ossa Osseo

Osso.

Ciascuno dei segmenti duri, resistenti, altamente calcificati, che costituiscono lo scheletro dell'uomo e degli altri vertebrati.

- Fig.

- Avere le o. dure: essere molto resistente alle avversità.

- Fig.

- Ridursi a pelle e o.: essere di una eccessiva magrezza.

- Fig.

- È un o. duro: di cosa che presenta grandi difficoltà.

- L'o. animale utilizzato come materia prima per la fabbricazione di vari oggetti (manici, bottoni, fibbie, ecc.).

- O. di balena: la sostanza cornea presente nei fanoni della balena; anticamente veniva utilizzata per la fabbricazione di stecche per i busti femminili.

- O. di seppia: conchiglia delle seppie, ricoperta dei tegumenti dell'animale. Alla morte della seppia, galleggia.

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- Anat.

- Le o. vengono distinte in lunghe (in cui la lunghezza prevale sulle altre due dimensioni, come nelle o. degli arti); piatte (in cui lunghezza e larghezza prevalgono sullo spessore, come nelle o. della volta cranica) e brevi (in cui le tre dimensioni sono pressoché uguali, come le vertebre). Nelle o. lunghe si riconoscono due zone: una parte centrale (diafisi), lunga e cilindrica, percorsa da un ampio canale e formata da tessuto osseo compatto, e due estremità più larghe (epifisi), costituite da tessuto osseo spugnoso. La zona di passaggio tra la prima zona e la seconda prende il nome di metafisi; in corrispondenza di essa ha luogo l'accrescimento dell'o., per tutto il periodo dello sviluppo del corpo. Le o. conservano quasi intatta la loro forma anche dopo i processi di putrefazione che distruggono tutte le parti molli del cadavere. Grazie a questa loro caratteristica, rappresentano il materiale più importante per lo studio degli animali scomparsi. Tutte le o. sono costituite da un tessuto connettivo altamente specializzato, denominato tessuto osseo, in cui si distinguono delle cellule (osteociti) e una sostanza intercellulare, resa particolarmente dura dalla presenza di sostanze minerali. Il tessuto osseo può essere compatto (forma le o. lunghe e piatte), o spugnoso (forma le o. brevi e uno strato interposto tra i due tavolati delle o. piatte). La superficie esterna dell'o. è ricoperta dal periostio, costituito da tessuto connettivo non mineralizzato; l'endostio protegge invece la parte interna dell'o. Tutte le o. sono provviste di propri vasi sanguigni e di propri nervi. Le cellule delle o. sono contenute in piccole cavità da cui si dipartono numerosi canalicoli, più o meno ramificati e comunicanti, che accolgono i prolungamenti delle cellule stesse; altri canali ospitano le diramazioni dei vasi sanguigni che portano il nutrimento alle cellule. La sostanza intercellulare, che costituisce la materia entro la quale si diffondono i canali citati, è disposta a lamelle sovrapposte, e presenta numerose fibre collagene, tipica dei tessuti connettivi. È composta da una sostanza di natura proteica (l'osseina) e da sali minerali, soprattutto calcio e fosforo, a cui l'o. deve la sua caratteristica durezza. Chimicamente sono presenti sotto forma di carbonato e fosfato di calcio, e la loro qualità è regolata dall'ormone paratiroideo: quando la concentrazione del calcio nel sangue si abbassa al di sotto della norma (calcemia), l'ormone paratiroideo richiama calcio dalle o.; effetto contrario, ma minore, ha l'ormone calcitonina. Le sollecitazioni meccaniche che si esercitano sopra un o. ne provocano una maggiore calcificazione; all'opposto, la riduzione delle sollecitazioni (come nei soggetti obbligati a lunghe permanenze a letto) determina perdita di calcio nelle o. e il passaggio del calcio nel sangue. Calcio e fosforo non possono depositarsi nella sostanza intercellulare senza l'intervento della vitamina D, che ha origine alimentare ma che, una volta assunta dagli alimenti, deve essere elaborata dal fegato e dal rene. Il tessuto osseo non viene fabbricato come tale dalle cellule produttrici: all'inizio si forma una sostanza non dura che solo in seguito si indurisce per la deposizione di calcio e fosforo provenienti dal sangue. Il tessuto osseo definitivo costituisce la maggior parte dello scheletro e si trova solamente negli animali superiori.

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Tre tipi di ossa: A lungo, B breve, C piatto

Tre tipi di ossa: A lungo, B breve, C piatto

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- Patol.

- Sono numerose le malattie a carico delle o., soprattutto nella fase di formazione, durante la quale si può verificare il processo di indurimento precoce, che dà luogo al nanismo acondroplastico, o quando è assente l'ormone ipofisario della crescita, in assenza del quale si ha il nanismo ipofisario. A causa di altri errori genetici, l'intero processo osteogenetico può avvenire in maniera imperfetta, dando luogo a una notevole fragilità delle o., con facile predisposizione alle fratture multiple (che si manifesta in forma precoce, fetale, o in una forma più tarda). Una delle patologie più diffuse che interessano le o. è l'osteoporosi, che provoca un indebolimento delle o. stesse, che si presentano bucherellate: può essere determinata dalla semplice involuzione senile, che colpisce le o. come tutti gli altri organi, o insorgere a seguito di traumi o di alcune malattie del sistema nervoso. Vi è poi l'atrofia ossea di Sudeck, che colpisce particolarmente le piccole o. della mano e del piede; si accompagna a dolori spontanei e rigidità articolari ed è originata da infiammazione. Ignota è la causa dell'osteodistrofia deformante (o malattia di Paget) che, oltre alla distruzione del tessuto osseo, porta a una rigenerazione anomala che provoca un incurvamento in avanti della colonna vertebrale (cifosi). Da ricordare è il rachitismo, legato alla carenza alimentare di vitamina D; simile è l'osteomalacia, considerata la forma adulta del rachitismo. Tutte le malattie a carattere infiammatorio che colpiscono le o. vengono comprese nel campo delle osteiti; possono essere causate da parassiti, batteri e funghi. Quando il processo infiammatorio si limita al periostio si parla di periostite; quando si diffonde alla cavità midollare si parla di osteomielite. Vi sono ancora le osteocondriti, di natura non infiammatoria ma degenerativa. Le o., infine, possono venire colpite da tumori di natura benigna e maligna.

- Ind.

- Le o. degli animali vengono impiegate principalmente nella preparazione di colle e gelatine. Dopo averle sgrassate con un solvente volatile, si opera in autoclave con acqua a temperature superiori a 100°C: in tal caso le proteine formano un brodo gelatinoso. Private della gelatina, le o. vengono ridotte in polvere (polvere o cenere d'o.) che può essere carbonizzata, può venire utilizzata in agricoltura come concime fosfatico o dall'industria chimica come composti fosforati. Per quanto riguarda l'utilizzazione, le o. degli animali vengono selezionate secondo le lavorazioni cui sono destinate. Vengono quindi sgrassate in soluzione calda di soda, per togliere ogni traccia di sangue o di carne, e imbiancate. Trattandole con una soluzione di soda caustica in acqua calda se ne ottiene la disintegrazione, e i pezzi che ne risultano possono essere lavorati, come un qualsiasi materiale, al tornio, con la sega elettrica, con la lima o la fresa. Le o. sono adoperate per fabbricare bottoni, tasti per pianoforte, manici di bastone, oggetti di chincaglieria, anche se attualmente si è diffuso l'uso delle resine sintetiche. Come sottoprodotto della lavorazione delle o. si ottiene il grasso d'o. L'estrazione del grasso dalle o., che ne contengono circa il 15%, avviene con vapore o con particolari solventi (tetra-cloruro o solfuro di carbonio, trielina, benzina). In commercio questo tipo di grasso si distingue in naturale, che corrisponde a quello estratto con il vapore, e grasso d'estrazione. Quest'ultimo viene impiegato per la fabbricazione di saponi e di candele. Esiste anche l'olio d'o., un liquido giallo, inodore, impiegato in conceria e come lubrificante. Si ottiene trattando le o. con acqua calda, oppure spremendo a bassa temperatura il grasso delle o.

- Arte

- La lavorazione artistica dell'o. sarebbe anteriore a quella della pietra. L'o. è un materiale che ben si prestava alla produzione di oggetti d'uso quotidiano (le clave piatte dei Polinesiani, i pugnali in o. di castoro dei Melanesiani, gli sgabelli dei Fuegini, ricavati dai bacini dei cavalli) e alla fabbricazione di oggetti artistici. La prima utilizzazione dell'o. lavorato risale al Paleolitico inferiore (1 milione di anni fa), anche se solo nel Paleolitico superiore si ebbe uno sviluppo delle tecniche di lavorazione; si iniziarono a produrre pendagli, aghi, punteruoli, spilloni, pendenti di collana. In Italia, nell'Età del Bronzo, si crearono dischi per capocchie di aghi crinali e manici di piccoli strumenti metallici, selle, letti, tavoli. Nelle civiltà mediterranee l'o. fu largamente usato per oggetti di vario uso (cucchiai, manici di coltelli e di strumenti, dadi da gioco, ecc.) e d'ornamento (crinali decorati, pendagli, rivestimenti di cassettine, di mobili, ecc.).

- Rel.

- L'importanza attribuita alle o. dalle popolazioni antiche è testimoniata dai numerosi rituali magici e religiosi eseguiti sulle o. di uomini e animali. Nell'antichità, molti strumenti musicali, come flauti, zampogne e cetre, erano ricavati spesso dalla lavorazione delle o. e da tendini umani; da qui la tradizione di "sentire le voci" uscire dagli strumenti ricavati dalle o. di essere umani morti. Poiché costituiscono la parte più durevole del corpo, nei riti funebri le o. venivano sottoposte a trattamenti particolari e l'antica considerazione per le o. sopravvive in molte religioni in cui è presente il culto delle reliquie. Anche numerose pratiche magiche sono connesse alla manipolazione delle o., attraverso la quale si crede di poter operare vari incantesimi.

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Schèletro.

(dal greco skeletós, der. di skélein: disseccare). Insieme degli elementi rigidi e semirigidi, di varia natura istologica, che nel corpo degli animali vertebrati assolve alle funzioni di sostegno, di protezione degli organi interni e di organo locomotore passivo. Anche per alcuni invertebrati è possibile riconoscere uno s. esterno (V. OLTRE), che ha funzione quasi esclusivamente protettiva o, talvolta, di locomozione passiva. ║ Fig. - Essere ridotto a uno s.: essere molto magro. ║ Fig. - Schema, trama; detto in genere di lavoro intellettuale: lo s. di una rappresentazione teatrale. ║ Per estens. - Ossatura, intelaiatura, struttura di sostegno: lo s. di una nave. • Anat. comp. - Relativamente alla posizione e all'origine embriologica dei tessuti, è possibile distinguere due tipologie scheletriche animali: l'esoscheletro e l'endoscheletro, o s. propriamente detto. ║ Esoscheletro: rappresenta un'accezione più ampia e generica di ciò che comunemente si intende per s.; esso è caratteristico di alcuni organismi invertebrati e risponde soprattutto a funzioni protettive mediante irrigidimento dei tessuti esterni. Si tratta appunto di una struttura superficiale, che si forma a partire dalle cellule epidermiche secondo una certa varietà istologica e tessutale: ad esempio nelle spugne i tessuti più esterni sono disseminati di spicole di materiale calcareo o siliceo con funzione di irrigidimento; negli echinodermi, elementi di materiale calcareo ispessiscono i tessuti di rivestimento a scopo protettivo, come accade nei ricci di mare, in cui tali elementi sono a tal punto addensati da costituire una sorta di guscio; negli artropodi, infine, l'esoscheletro assume, oltre a quella protettiva, anche funzione di locomozione passiva, poiché le placche che lo costituiscono (a base di chitina e sali calcarei) sono separate tra loro e possono muoversi grazie all'azione dei muscoli inseriti nella loro superficie interna. Anche nei vertebrati alcune strutture vengono definite come esoscheletriche, benché esse abbiano origine e funzioni assolutamente diverse da quelle proprie degli invertebrati. Negli animali vertebrati, ad esempio, appartengono all'esoscheletro (che si origina dal derma o dai tessuti connettivi sottocutanei ed è preposto a vari compiti): unghie, artigli, zoccoli, penne, becco, corna, denti, unghie, ecc. ║ Endoscheletro: deve il suo nome al fatto di essere interno all'organismo di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci (ad eccezione di un numero assai limitato di specie, tra cui ad esempio - per i mammiferi - l'armadillo). Ciò significa che, a differenza di quanto accade agli invertebrati dotati di esoscheletro, tutti gli elementi che compongono lo s. sono rivestiti da altri tessuti (detti, per contrapposizione, molli) e dalla cute. Lo s. nei vertebrati è un complesso di tessuti connettivi, cartilaginei e ossei, in diverso rapporto quantitativo e variamente articolati tra loro; di norma, se si escludono i pesci della sottoclasse selaci, che hanno s. completamente cartilagineo, nei vertebrati gli elementi ossei sono prevalenti, mentre quelli cartilaginei hanno funzione complementare (cartilagini articolari, costali, ecc.), per garantire la necessaria flessibilità di accrescimento o di movimento. Nei vertebrati lo s. assolve dunque a una triplice funzione, in quanto è sostegno delle parti molli dell'organismo, cui la disposizione dei vari elementi ossei attribuisce anche una specifica conformazione morfologica, che varia nei singoli animali; fornisce protezione degli organi interni; partecipa alla locomozione, di cui è l'organo passivo, consentendo l'innesto dei muscoli striati che attivano il movimento nei vari segmenti del corpo. Nei vertebrati si distinguono: uno s. assile, che comprende la colonna vertebrale, le coste, lo sterno e il cranio; uno s. appendicolare, costituito dagli arti, nei tetrapodi, o dalle pinne pari e impari, negli ittiopsidi, e dai rispettivi cinti, scapolare e pelvico. • Anat. umana - Nell'uomo la struttura scheletrica presenta uno schema organizzativo generale sostanzialmente simile a quello delle altri classi di vertebrati, ma se ne discosta fortemente in quanto a numero di ossa e morfologia di intere sezioni del corpo (ad esempio il cranio, il circolo pelvico, ecc.). Il numero complessivo delle ossa è 206, cui però vanno aggiunte le cosiddette ossa sesamoidi (piccole formazioni ossee, di forma ovulare o rotondeggiante, incluse in alcuni tendini o in articolazioni delle mani e dei piedi), le ossa wormiane (ossa sovrannumerarie del cranio) e la catena ossea dell'orecchio medio (bilateralmente staffa, incudine e martello: le uniche ossa del corpo umano che non abbiano funzione locomotoria o di sostegno). Anche per l'uomo l'anatomia parla di s. assile (impari, distinto a sua volta in s. della testa e del tronco) e appendicolare (pari, costituito dagli arti superiori e inferiori) collegato al precedente mediante i cinti, rispettivamente scapolare e pelvico. Entrambe queste sezioni dello s. umano presentano alcuni punti di mobilizzazione delle ossa una rispetto all'altra, le articolazioni (V.): esse, di volta in volta mobili (ad esempio l'articolazione del ginocchio), semimobili (ad esempio quelle tra le vertebre) o rigide (ad esempio quelle esistenti tra le ossa del cranio), permettono il movimento reciproco tra i vari segmenti ossei. Le superfici articolari delle ossa interessate alla congiunzione sono ricoperte da cartilagini (V.), anch'esse elemento costituivo dello s. Le cartilagini, presenti in percentuale minima rispetto alle ossa in un organismo adulto, hanno però maggiore incidenza durante l'età infantile e l'adolescenza, quando l'ossificazione dei tessuti non è completa per consentire la crescita dell'organismo (c. di coniugazione o accrescimento). ║ S. della testa: detto anche cranio, viene abitualmente distinto in due sezioni. Il neurocranio, o scatola cranica, è costituito da otto ossa piatte, saldamente congiunte a proteggere l'encefalo: l'osso frontale, i due parietali, i due temporali (nella regione dell'orecchio), l'occipitale (che presenta un foro per consentire il passaggio del midollo spinale), l'etmoide e lo sfenoide (localizzati immediatamente al di sopra delle ossa facciali). Lo splancnocranio o massiccio facciale, che sostiene le strutture faringee e facciali, è costituito dal complesso osseo mascellare superiore, che delimita superiormente l'arco buccale ed è risultante dalla fusione di più ossa (V. MASCELLA), tra cui le nasali, le zigomatiche, le palatine, le lacrimali, e il vomere (unico osso impari della sezione). L'osso mascellare inferiore è invece detto mandibola (V. MANDIBOLA e MANDIBOLARE), unico osso mobile dello s. della testa, connesso alla base del cranio mediante l'articolazione mobile condilo-temporale. Mascella superiore e inferiore, inoltre, ospitano le arcate dentarie, entro cui sono inseriti i denti (V. anche FACCIA e FACCIALE). ║ S. del tronco: presenta come sua struttura portante la colonna vertebrale (V. VERTEBRALE), costituita da 33 vertebre (V.), ossa brevi, separate fra loro da dischi cartilaginei che conferiscono alla colonna stessa carattere articolatorio flessibile e semimobile. In ciascuna vertebra si distingue un corpo anteriore e un arco posteriore che, delimitato dal primo, origina un foro detto forame vertebrale: i forami costituiscono nel loro insieme il canale vertebrale entro cui è racchiuso il midollo spinale. La prima vertebra prende il nome di atlante e permette il movimento anteriore e posteriore del capo, mentre la seconda, detta epistrofeo, consente il movimento laterale. Le vertebre sono classificabili, secondo la morfologia, in: 7 cervicali, 12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali, 4 coccigee. Queste ultime sono saldate a formare il corpo dell'osso sacro o coccige. Dalle vertebre toraciche si dipartono, lateralmente, 12 paia di costole (V. COSTA); di queste, le prime 7 si articolano con lo sterno (V.) - un osso impari, piatto e allungato situato al centro della sezione anteriore del torace - mediante le cartilagini sternali; le successive 3 si collegano alla settima costola mediante le cartilagini asternali; le ultime 2, invece, sono dette fluttuanti, in quanto hanno le estremità anteriori libere. Il complesso di vertebre toraciche, coste e sterno è detto gabbia toracica.S. appendicolare: ogni arto superiore si articola e connette alla colonna vertebrale mediante il cinto scapolare, o toracico, costituito da scapola (V.) e clavicola (V.): le scapole sono ossa piatte e triangolari site nella regione dorsale superiore; le clavicole, invece, sono foggiate a S e da una parte si collegano allo sterno, dall'altra sostengono la relativa scapola. Gli arti inferiori, invece, si connettono alla struttura ossea del tronco attraverso il cinto pelvico, o bacino osseo (complesso osseo risultante dalla fusione di sei ossa pari: due iliache, piatte e saldate all'osso sacro e corrispondenti alle anche; due pubiche, che si saldano anteriormente; due ischiatiche, limitate superiormente dalle precedenti. Ai lati del bacino si trovano due cavità semisferiche, in ciascuna delle quali si inserisce la testa del femore: l'acetabolo o articolazione dell'anca (V.). L'arto superiore si distingue in braccio, costituito dall'omero, articolato superiormente nel cinto scapolare e inferiormente nel gomito, e avambraccio, costituito da radio e ulna, articolato superiormente nel gomito e inferiormente nel polso. La mano è costituita dal carpo, organizzato in due file di piccole ossa (scafoide, semilunare, piramidale, pisiforme, trapezio, trapezoide, grande osso uncinato), da cinque ossa metacarpali e dalle falangi: due nel pollice (prossimale e distale), tre nelle altre dita (prossimale, mediale e distale, comunemente dette falange, falangina e falangetta). L'arto inferiore si distingue in coscia, formata dal solo femore, il più lungo del corpo umano, che si articola superiormente nell'anca e inferiormente nel ginocchio, e gamba, costituita da tibia e perone (o fibula), articolata superiormente nel ginocchio e inferiormente nella caviglia. L'articolazione del ginocchio presenta anteriormente un osso a forma discoidale, la rotula, che impedisce alla gamba di compiere il movimento di flessione in avanti. Il piede è costituito dal tarso, che comprende due file di ossa (calcagno, astragalo, scafoide, cuboide, e tre cuneiformi), da cinque ossa metatarsali e dalle falangi, solo prossimale e distale nell'alluce, anche la mediale nelle altre dita. • Bot. - Insieme dei fasci vascolari, variamente collegati tra loro, di un pianta, sia del fusto sia, più frequentemente, delle foglie; essendo in varia misura lignificati o comunque associati a fibre legnose, sono in grado di resistere a processi di disgregazione ad opera di agenti atmosferici o chimici. • Chim. - Si definisce tale la struttura caratteristica di una molecola organica, disegnata in base alla posizione degli atomi di carbonio nella catena dei legami chimici. • Cristall. - S. cristallini: cristalli caratterizzati da una forma poliedrica irregolare a causa della differenza di velocità con cui crescono in alcune direzioni piuttosto che in altre. • Petr. - Struttura delle rocce granulari, disegnata dalle posizioni assunte, internamente alle rocce stesse, dai frammenti morfologicamente più grossolani.

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OSSA DELLO SCHELETRO
Scheletro assile
cranio
scatola cranica


massiccio facciale
frontale, 2 parietali, 2 temporali, occipitale, etmoide, sfenoide

nasale, lacrimale, vomere, cornetto inferiore, zigomatico, mascellare superiore, palatino, mandibola
colonna vertebrale

7 vertebre cervicali
12 vertebre toraciche
5 vertebre lombari
5 vertebre sacrali
4 vertebre coccigee
torace

12 coste, sterno
Scheletro appendicolare
arto superiore
cinto scapolare

braccio

avambraccio

mano
clavicola, scapola

omero

radio, ulna

semilunare, scafoide, piramidale, pisiforme, trapezio, trapezoide, grande osso uncinato, 5 ossa metacarpali
falange, falangina, falangetta nel II, III, IV e V dito e 2 falangi nel I dito
arto inferiore
cinto pelvico

coscia

gamba

piede
2 iliache, 2 pubiche, 2 ischiatiche

femore, rotula

tibia, perone

astragalo, scafoide, 3 cuneiformi, cuboide, calcagno, 5 ossa metetarsali
falange, falangina, falangetta nel II, III, IV e V dito e 2 falangi nel I dito

Scheletro umano: il cranio visto di fronte e lateralmente. Sono indicati alcuni punti craniometrici 1 frons 2 nasion 3 gnathion 4 pterion 5 asterion 6 gonion

Punti craniometrici

Lo scheletro umano

Lo scheletro umano

Scheletro di Mammut

Mammuth

Modello tridimensionale di scheletro umano

Modello tridimensionale della gabbia toracica

Vertebrati.

Sottotipo di cordati comprendente sei classi (ciclostomi, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi) di organismi caratterizzati da uno scheletro interno, o endoscheletro, con funzione protettiva e di sostegno che va a sostituire la struttura cordale e che risulta costituito da derivati del mesoderma segmentale, le vertebre. I v. sono dotati di un sistema nervoso che si dilata anteriormente a formare l'encefalo, anch'esso protetto da un rivestimento osseo chiamato scatola cranica o semplicemente cranio. Il corpo risulta tipicamente costituito da un capo, un collo, un tronco e una coda. Nel corso della loro evoluzione, questi cordati hanno potenziato le attitudini al movimento e, in rapporto a questo e soprattutto in correlazione al passaggio da abitudini alimentari filtranti a comportamenti predatori, hanno affinato notevolmente le loro facoltà psichiche. • Encicl. - I v., pur caratterizzati da una notevole varietà di forme e dimensioni, presentano un piano di struttura fondamentalmente uniforme. ║ Apparato tegumentario: la pelle o cute è formata da un epitelio stratificato costituito da epidermide e derma con numerose ghiandole mucose nelle specie acquatiche. Mentre nei pesci la superficie esterna è rivestita da scaglie protettive, nelle specie terrestri essa risulta corneificata e, più in particolare, rivestita da squame nei rettili, da penne negli uccelli e da peli nei mammiferi. ║ Apparato scheletrico: lo scheletro, interno, di natura cartilaginea nei v. inferiori e ossea negli altri, è costituito da una porzione assile (cranio e colonna vertebrale) e da due paia di appendici, le pinne nei pesci e gli arti nei tetrapodi, che si articolano alla colonna vertebrale attraverso due cingoli o cinti (scapolare e pelvico). Il cranio, provvisto di capsule pari per contenere gli organi di senso specifici, è costituito da un neurocranio che racchiude l'encefalo e da uno splancnocranio che protegge e sostiene la regione branchiale, la quale nei tetrapodi si trasforma nella parte anteriore del cranio preposta alla masticazione. La colonna vertebrale si estende dalla base del neurocranio all'estremità della coda e reca dorsalmente archi neurali che accolgono il midollo spinale. ║ Muscolatura: è distinta in muscolatura striata scheletrica, responsabile della locomozione e in generale dei movimenti volontari del corpo, e in muscolatura liscia viscerale, preposta ai movimenti involontari degli organi viscerali (cuore, stomaco, intestino, organi genitali). La prima origina molto precocemente nell'embrione dal mesoderma segmentale, ovvero dai somiti, mentre la seconda proviene dal mesoderma non segmentato. ║ Sistema nervoso: elemento anatomofunzionale che, grazie al suo notevole sviluppo, ha determinato il successo dei v. Anatomicamente esso comprende il sistema nervoso centrale, rappresentato dall'encefalo - a cui si associano gli organi di senso - e dal midollo spinale, e il sistema nervoso periferico, composto da 10 o 12 paia di nervi cranici con funzione sia motoria sia sensitiva e da un certo numero di nervi spinali (un paio per ciascun somite primitivo del corpo). Funzionalmente invece è distinto in sistema nervoso somatico, deputato alla trasmissione e all'elaborazione dell'informazione sensoriale proveniente dalla superficie corporea nonché al controllo motorio dei muscoli volontari, e in sistema nervoso viscerale o autonomo, a sua volta distinto in simpatico e parasimpatico, preposto alla trasmissione e all'elaborazione delle sensazioni provenienti dagli organi viscerali e all'attività della muscolatura involontaria dei visceri. ║ Apparato digerente: pur con le differenze dovute al diverso regime alimentare, esso è costituito dalla bocca, contenente la lingua e i denti, cui seguono faringe, esofago, stomaco, intestino, nel quale si riversano i secreti di fegato e pancreas, e ano. I ciclostomi differiscono da tutti gli altri v. in quanto mancano di mascelle e sono dotati di una sola narice. ║ Sistema circolatorio: esso è fornito di un centro ventrale per la propulsione, il cuore, muscoloso, ben sviluppato, formato da due o quattro cavità, in grado di pompare il sangue attraverso un sistema chiuso di arterie capillari e vene. La progressiva separazione della circolazione respiratoria o polmonare dalla circolazione sistemica a livello cardiaco, che si verifica a partire dagli anfibi, contribuisce a regolare la temperatura corporea negli uccelli e nei mammiferi. ║ Apparato respiratorio: comunque riccamente vascolarizzato, esso è costituito dalle branchie nei ciclostomi, nei pesci (eccetto i dipnoi) e nelle larve degli anfibi, dalla vescica natatoria nei dipnoi e dai polmoni nelle restanti classi di v. ║ Apparato escretore: derivato dal mesoderma intermedio, esso è formato da organi pari, i reni, che svolgono anche rilevanti funzioni di regolazione della concentrazione salina dei fluidi interni ed è sempre contiguo se non connesso con l'apparato genitale. I reni riversano i loro prodotti all'esterno mediante condotti che sboccano in prossimità dell'ano o attraverso di esso. Nelle forme inferiori tali organi, di natura segmentale (il pronefro nelle larve dei ciclostomi, dei pesci e degli anfibi; il mesonefro in gran parte dei ciclostomi, nei pesci e negli anfibi) raccolgono i prodotti di rifiuto sia dal celoma sia dal sangue mentre in quelle superiori non sono segmentali (metanefro o rene propriamente detto in tutti i tetrapodi amnioti) e filtrano i cataboliti soltanto dal sangue. In molte specie, inoltre, è presente una vescica urinaria. ║ Apparato genitale: con rarissime eccezioni, nei v. i sessi sono separati e ciascuno possiede un paio di gonadi dalle quali sono emesse le cellule sessuali mediante condotti che sboccano nell'ano o in prossimità di esso. Nei pesci attinopterigi l'ovaio e il testicolo hanno condotti propri mentre in tutti gli altri gruppi il testicolo si serve di condotti del mesonefro (epididimo) e l'ovaio di un ovidutto, detto canale di Müller, derivato dall'uretere primitivo. ║ Celoma: il celoma periviscerale, ben sviluppato, nell'adulto forma la cavità addominale e quella pericardica, cui si aggiungono nei polmonati anche le cavità pleuriche. ║ Apparato endocrino: una serie di ghiandole endocrine, come la tiroide, l'ipofisi, ecc., secerne ormoni che, trasportati dal circolo sanguigno, regolano i processi corporei, l'accrescimento e la riproduzione. ║ Origine: comparsi probabilmente prima del Cambriano nonostante i primi reperti fossili risalgano soltanto all'Ordoviciano, i v. hanno cominciato a differenziarsi negli ambienti d'acqua dolce per poi diffondersi anche negli altri. Le diverse classi, i cui rapporti di discendenza filogenetica sono stati dedotti da studi paleontologici ed embriologici, sono comparsi circa 300 milioni di anni fa in un intervallo di tempo compreso tra l'inizio del Paleozoico e la fine del Triassico.

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