Chim. - Nella sua accezione originaria, reazione fra una qualsiasi specie
chimica (elemento o composto) e l'ossigeno, o una sostanza in grado di cedere
ossigeno. ║ Attualmente, con l'avvento della teoria elettronica della
valenza, reazione chimica che provoca l'allontanamento di uno o più
elettroni da una specie chimica. Nel contempo si ha un'altra specie chimica che
acquista altrettanti elettroni e subisce una
riduzione, opposto
dell'
o. Si consideri, ad esempio, la reazione:
SO
2
+

O
2 →
SO
3di
o. dell'anidride solforosa SO
2 ad
anidride solforica SO
3: corrisponde a un'
o. nell'eccezione
ristretta del termine. Consideriamo, però, la valenza dello zolfo: essa
è 4 nella SO
2 e 6 nella SO
3, per cui l'
o.
è consistita anche nella variazione (aumento) di valenza dello zolfo.
Esaminiamo questo in dettaglio. Lo zolfo, come pure l'ossigeno, ha 6 elettroni
nello strato più esterno e, per la regola dell'ottetto, tende a portarsi
a 8 stabilendo dei legami covalenti, cioè mettendo degli elettroni in
comunione con altri atomi. Se indichiamo con un pallino gli elettroni dello
zolfo e con un puntino quelli dell'ossigeno, scrivendo fra i simboli di due
atomi gli elettroni che formano il legame chimico, la formula della
SO
2 si può scrivere come segue:

nella quale si vede che ognuno degli atomi rispecchia la regola
dell'ottetto. Nello stesso modo la SO
3 si può
scrivere:

avendo tenuto conto che gli
elettroni tendono sempre ad essere accoppiati, a doppiette. Da queste formule,
attribuendo per convenzione tutti gli elettroni che costituiscono i legami
all'atomo più elettronegativo nel legame stesso (in questo caso
l'ossigeno) si vede che: 1) nella SO
2 lo zolfo ha perso 4 elettroni
per cui si trova con un eccesso di 4 cariche positive, cioè in uno stato
di
o. + 4; 2) nella SO
3, per gli stessi motivi, lo zolfo si
trova in uno stato di
o. + 6. La reazione sopra citata ha quindi avuto
l'effetto di variare lo stato di
o. dello zolfo da + 4 a + 6; dato che
questa variazione è stata un aumento la reazione è un'
o.
Dato che per definizione le molecole degli elementi, se non hanno cariche
ioniche, sono tutte allo stato di
o. O, si può dire che questo
è avvenuto a spese di ½ O
2, che si è portato dallo
stato di
o. 0 a - 2. Nel complesso, quindi, abbiamo una specie che si
è ossidata a scapito di una che si è ridotta, grazie al principio
di conservazione delle cariche elettriche. Più precisamente, una reazione
di questo tipo dovrebbe essere chiamata
ossidoriduzione; dato che la
specie più importante della reazione è la SO
2, che si
vuole trasformare in SO
3, utilizzando l'ossigeno come mezzo per
operare la trasformazione si parla sempre di
o., perché il fine di
una simile reazione è la conversione di SO
2 in SO
3,
non il consumare ossigeno. Consideriamo come altro esempio la combustione del
sodio in ambiente di cloro. Avviene la reazione:
2Na + Cl
2
→ 2NaCl
con formazione di cloruro sodico solido. In
realtà questo non esiste come tale, perché nei suoi cristalli
esistono solo degli ioni sodio Na
+ e degli ioni cloro Cl
-,
tenuti insieme da forze elettrostatiche e disposti ordinatamente secondo una
geometria ben fissa. La molecola di NaCl esiste solo formalmente; in
realtà si dovrebbe scrivere Na
+ Cl
-. La reazione
sopra vista ha come effetto l'
o. del sodio, che passa da stato di
o. 0 a + 1; nel contempo il cloro si riduce da 0 a -1. In ogni reazione
di
o. si può individuare un
agente ossidante: nel primo
esempio era l'ossigeno, nel secondo il cloro. Esso esplica la sua azione
riducendosi, per cui la specie ossidata si comporta rispetto alla ossidante come
un
agente riducente. La distinzione fra i due è effettiva,
perché l'agente ossidante si riduce (acquista elettroni) per effetto
della reazione, mentre il riducente si ossida (perde elettroni). Una reazione di
ossidoriduzione può però essere considerata di
o. o di
riduzione, secondo il caso particolare. Ad esempio, la reazione fra potassio
metallico (stato di
o. 0) con nitrato di potassio KNO
3 (nel
quale l'azoto ha numero di
o. + 5) per dare azoto (numero di
o. 0)
e K
2O (numero di
o. +1 per il
potassio):
KNO
3 + 5K → 3K
2O +

N
2può essere considerata sia di
riduzione (per il potassio) sia di
o. (per l'azoto). Dato che l'
o.
di una specie chimica consiste nella rimozione di elettroni da essa, si
può pensare di condurla anche in presenza di un elettrodo (che viene
detto
anodo) senza la presenza di un'altra specie che nel contempo si
riduca. In effetti questo è possibile; ad esempio, nell'elettrolisi di
raffinazione del nichel questo costituisce l'anodo di metallo impuro che si
scioglie nella soluzione secondo la reazione:
Ni →
Ni
2+ + 2
enella quale si è indicato con
e un elettrone. Si vede che il nichel passa da n.o. (abbreviazione per
numero di
o.) 0 a n.o. + 2. Nell'anodo però si creano due
elettroni mobili che si muovono, per azione della forza elettromotrice applicata
dall'esterno, fino all'altro elettrodo (
catodo) dove avviene la reazione
inversa di riduzione:
Ni
2+ + 2
e →
Ni
Le reazioni di
o. e di riduzione avvengono non in presenza
l'una dell'altra, perché esiste un circuito elettrico che provvede al
trasferimento a distanza degli elettroni. Non necessariamente le due reazioni
sono identiche. Ad esempio, nella deposizione elettrolitica del nichel si
può usare una soluzione che contenga degli ioni Ni
2+ e avere
un modo insolubile. In questo caso, alla sua superficie si ha svolgimento di
ossigeno, secondo una reazione del
tipo:
2OH
-→

O
2 + H
2O + 2
eche
è un'
o. dell'ossigeno presente nella soluzione. Nell'elettrolisi
della soluzione di cloruro di sodio NaCl per produrre cloro e soda, le reazioni
sono le seguenti:
2Na
+ + 2H
2O + 2
e
→ 2NaOH + H
22Cl
- → Cl
2 +
2
eLa prima è una riduzione per cui avviene al catodo
(elettrodo connesso al polo negativo della sorgente esterna di forza
elettromotrice) mentre la seconda è un'
o. per cui avviene
all'anodo (elettrodo connesso col polo positivo della sorgente esterna). ║
Classificazione: una classificazione puramente arbitraria dei tipi di
o. può essere fatta sulla base dell'agente ossidante in:
o.
con ossigeno (o aria);
o. con altri composti; combustione;
o.
anodica. I singoli casi meritano di essere esaminati separatamente. A)
O. con
ossigeno: è il tipo di
o. nel senso tradizionale del termine.
Viene condotta con ossigeno puro molecolare; con ossigeno nascente, cioè
allo stato atomico, prodotto da un'altra reazione, prima che si combini a dare
le molecole O
2 (in tale condizione l'ossigeno è un ossidante
estremamente energico); con aria, che contiene circa il 20% in volume di
ossigeno (è il mezzo più economico per ossidare, ammesso che sia
abbastanza energico per fare avvenire la reazione o si abbiano dei catalizzatori
adatti allo scopo); con ozono, cioè con la sua forma allotropica avente
molecola triatomica O
3, che si decompone facilmente in O
2
+ O, generando quindi ossigeno nascente. Se l'
o. è condotta con
aria, la disponibilità è illimitata a un prezzo molto basso,
dovuto a eventuali operazioni di filtrazione, compressione, disidratazione,
separazione della CO
2 che contiene, ecc. L'ossigeno puro è
invece disponibile come prodotto degli impianti di frazionamento dell'aria
liquida a basse temperature oppure, in misura minore, dall'elettrolisi
dell'acqua acidulata o basificata. Grandi quantità di ossigeno sono
utilizzate nell'industria metallurgica, dove l'affinazione per
o. e
scorificazione viene fatta sempre più diffusamente con ossigeno, invece
che con aria, perché è più conveniente. L'ossigeno nascente
può essere generato per decomposizione di composti chimici o all'anodo di
una soluzione durante un'elettrolisi. Comunemente si produce per decomposizione
di perossidi, ad esempio di quello di idrogeno, la comune acqua ossigenata
H
2O
2, che si decompone nel modo
seguente:
H
2O
2 → H
2O +
O
in acqua e ossigeno atomico. Naturalmente questo è
disponibile solo localmente dove avviene la reazione, in quanto si combina
subito a dare ossigeno molecolare O
2. L'ozono può essere
prodotto per scariche elettriche ad alta tensione ed è stato introdotto
non tanto come ossidante ma come generatore di ossigeno atomico, che esplica una
grande azione battericida. Viene impiegato, ad esempio, nella potabilizzazione
dell'acqua. B)
O. con altri composti: in condizioni opportune molte
sostanze si comportano come ossidanti. Queste possono essere sia dei composti
che hanno facilità a cedere ossigeno, riducendosi (come, ad esempio, gli
ipocloriti, i cloriti, i clorati, i perclorati, l'acido nitrico e i suoi sali, i
permanganati, l'ossido di piombo, l'acido solforico), sia sostanze che, anche
senza cedere ossigeno, hanno tendenza a ridursi (come gli alogeni, i
ferricianuri, i sali dei metalli nel loro massimo stato di
o.). Un numero
grande di questi agenti, più o meno attivi, viene impiegato per condurre
reazioni di
o. di carattere industriale. In laboratorio è comune
l'impiego del permanganato di potassio KMnO
4, che mostra una forte
tendenza a decomporsi cedendo ossigeno. Ad esempio, in soluzione acida per acido
solforico esso dà la seguente reazione:
2KMnO
4 +
3H
2SO
4 → K
2SO
4 +
3H
2O + 2MnSO
4 +

O
2Ovviamente l'ossigeno si forma allo
stato nascente e diventa subito molecolare. In questa reazione il manganese
passa da numero di
o. + 7 a n.o. + 2, per cui ogni atomo di questo
elemento può assumersi 5 elettroni di una specie da ossidare o, se si
vuole, come nella reazione sopra scritta, ossidare 2,5 atomi di ossigeno da n.o.
- 2 a n.o. 0. C)
Combustione: è un caso particolare di
o.,
condotta generalmente utilizzando aria, di sostanze organiche o di origine
organica (carbon fossile, legna, petrolio e derivati, gas naturale). La
combustione si differenzia dalle altre reazioni di
o. perché
è condotta non tanto per i prodotti della reazione (di solito acqua,
anidride carbonica, ossidi di azoto, ecc.), che sono di interesse scarso o
nullo, ma per gli effetti termici che ad essa si accompagnano. Salvo rare
eccezioni, le reazioni di
o., specialmente se condotte su sostanze
organiche, sono fortemente esotermiche. Nella combustione si realizza un
complesso di reazioni che hanno lo scopo di produrre calore utilizzato per
riscaldamento, per produrre vapore, per far avvenire altre reazioni chimiche.
Queste reazioni sono oggetto di una branca particolare della termodinamica, in
quanto avvengono in generale con una violenza tale per cui non possono essere
descritte compiutamente, se non con la termodinamica dei fenomeni irreversibili.
In certi casi, come nella produzione di gas di sintesi o di acetilene o altri
composti, la combustione è condotta in difetto di aria (o di ossigeno),
per cui avviene solo parzialmente. Raffreddando bruscamente i prodotti in uscita
(per impedire la decomposizione delle sostanze organiche, instabili a
temperatura elevata), si ottengono delle miscele di prodotti che vengono poi
sottoposte a frazionamento per ottenere sostanze di decomposizione pirolitica o
di reazione con ossigeno, utili per sintesi chimiche. D)
O. anodica:
processo di
o. che avviene in corrispondenza dell'anodo in una cella
elettrolitica; è utilizzato per la preparazione di composti inorganici
(permanganato, acqua ossigenata, clorati, ecc.) e organici. La fabbricazione dei
clorati alcalini (di sodio o potassio) viene effettuata industrialmente per
o. anodica dei rispettivi cloruri, secondo una reazione (in ambiente
basico) che potrebbe scriversi nel modo seguente:
KCl +
6OH
- → KClO
3 + 3H
2O +
6
ePer la stessa via si può operare l'
o. dei
clorati a perclorati. Un caso particolare di diffusione è l'
o.
anodica dell'alluminio, detta anche
anodizzazione. Un manufatto di
alluminio, anche di dimensioni notevoli, viene immerso in una soluzione acquosa
acida per acido solforico (od ossalico, cromico, ecc.); l'ossigeno che si
sviluppa in prossimità di esso, per decomposizione dell'acqua o di ioni
presenti in soluzione, reagisce con la superficie di alluminio formando su di
essa uno strato sottile, compatto e duro di ossido di alluminio. Si passa quindi
in una vasca che contiene un colorante, per impartire allo stato di ossido la
colorazione voluta, e in un bagno di acqua calda che ha lo scopo di sigillare le
microporosità dello strato sopraddetto. Si ottiene così un
rivestimento economico, con possibilità di effetti estetici dovuti alla
colorazione, che possiede notevoli doti di resistenza agli agenti atmosferici.
L'alluminio anodizzato è impiegato nell'edilizia, soprattutto come
profilato per serramenti (porte, finestre, ecc.). Anche diverse reazioni
organiche, quale ad esempio la trasformazione dell'antracene in antrachinone,
sono effettuate per
o. anodica in opportune soluzioni. ║
Processi industriali: il numero di reazioni di
o. di uso comune
nell'industria è elevato. Citiamo qualche caso particolare scelto fra i
più importanti e fra i più rappresentativi. 1)
Produzione di
acido nitrico: industrialmente si parte da ammoniaca NH
3 prodotta
per sintesi dagli elementi. Questa viene ossidata su un catalizzatore (reti di
platino o platino-iridio) per formare prevalentemente dell'ossido di azoto NO
secondo la reazione:
4NH
3 + 5O
2 → 4NO +
6H
2O
che viene effettuata con aria. Successivamente lo NO
si ossida, sempre con aria, a NO
2 (o alla forma dimera di questo,
N
2O
4). Per assorbimento di questo in acqua si formano
acido nitrico HNO
3 e acido nitroso HNO
2 ; questo viene
decomposto in altro acido nitrico, acqua e altro NO, che viene riossidato e
riassorbito. La reazione è tanto favorita che, almeno nel primo stadio,
permette anche un recupero di calore per produrre vapore. 2)
O. dello
zolfo: è uno stadio della fabbricazione di acido solforico con il
metodo catalitico. Questo elemento viene fuso e iniettato con aria in un
bruciatore (che alimenta una caldaia con produzione di vapore); i prodotti sono
essenzialmente SO
2 che, in un successivo stadio di
o.
catalitica, sempre con aria, passa a SO
3, che viene sottoposta ad
assorbimento per avere H
2SO
4. 3)
Produzione di acido
fosforico: partendo da fosforo P
4 si adopera prima un'
o.
di questo a anidride fosforica P
2O
5 che, a contatto con
acqua, passa subito ad acido fosforico H
3PO
4. 4)
Preparazione del solfato di rame: si parte da rame e acido solforico; la
reazione diretta è, però, sconsigliabile per diversi motivi, per
cui si opera un'
o. del rame a CuO e la dissoluzione di questo in acido
solforico. Le due reazioni avvengono insieme, per cui si ha una reazione
complessiva del tipo:
Cu + H
2SO
4 +

O
2 →
CuSO
4 + H
2O
5)
Preparazione della
formaldeide: questo prodotto chimico si ottiene per
o. del metanolo
con aria secondo la
reazione:
CH
3OH+

O
2 → HCHO+H
2O
Si opera intorno ai 300 °C, catalizzando con ossido di
ferro o molibdeno. 6)
Produzione di ossido di etilene: viene effettuata
per
o. diretta dell'etilene con aria, secondo la
reazione:

catalizzata con composti a base
di argento; in modo analogo si prepara l'ossido di propilene. 7)
Produzione
dell'acrilonitrile: questo composto viene prodotto per lo più
mediante una reazione fra propilene, ammoniaca e
aria:
CH
3―CH ═ CH
2 + NH
3
+

O
2 →
H
2C ═ CH―CN + 3H
2O
nella quale
avviene una condensazione in ambiente ossidante. 8)
Produzione di anidride
ftalica: viene effettuata per
o. della naftalina o dell'orto-xilolo
mediante aria, catalizzando con ossido di vanadio. 9)
Produzione di anidride
maleica: è analoga alla precedente, salvo che si parte dal benzolo.
10)
Produzione di acido acetico: benché l'acido acetico si possa
preparare per fermentazione dell'alcool etilico e distillazione della soluzione
fermentata, questo processo serve ormai quasi esclusivamente per la produzione
dell'aceto per uso alimentare. L'acido acetico destinato a impieghi industriali
viene invece prodotto per
o. in fase liquida di idrocarburi paraffinici,
a 4 o più atomi di carbonio. Si opera sotto pressione di circa 160 atm;
ciò consente di avere una fase liquida anche a 170 °C. La reazione
produce una serie di prodotti che, oltre all'acido acetico, comprendono acido
formico, acetaldeide, acetone, alcool etilico, alcool metilico, alcool
propilico, alcool isobulico, metil-etilchetone ed altri in quantità
minore. Tutti questi prodotti trovano impiego nell'industria chimica, per cui la
miscela di reazione viene frazionata in grandi impianti di distillazione. Un
altro metodo per produrre acido acetico consiste nella
o.
dell'acetaldeide con aria. 11)
Preparazione del fenolo e acetone: il
più importante processo di produzione di questi due composti sfrutta
un'
o. con aria del cumene (o isopropilbenzene) a idroperossido di cumene,
che per idrolisi dà fenolo e acetone. Si tratta di un processo messo a
punto durante la seconda guerra mondiale. 12)
Produzione di acido
cianidrico: viene effettuata a partire da ammoniaca e metano secondo una
reazione che si potrebbe scrivere:
NH
3 + CH
4
→ HCN + 3H
2Questa reazione è difficile da
realizzare; si opera, quindi, in presenza di aria, che ossida l'idrogeno secondo
una reazione favorita; l'insieme delle reazioni si può
scrivere:
NH
3 + CH
4 +

O
2 → HCN +
3H
2O
ed è a sua volta una reazione favorita. Si
opera ad alta temperatura (circa 1.000 °C) ovviamente in fase gassosa,
catalizzando con reti di platino al rodio. 13)
Produzione di acetaldeide:
avviene per
o. diretta di etilene. Si opera in fase liquida e in presenza
di catalizzatori, secondo la reazione:
H
2C ═
CH
2 +

O
2 → CH
3CHO
che avviene
con buone rese. 14)
Produzione di acido adipico: questo composto, materia
prima per la produzione del nylon 66 e altre resine, si ottiene a partire da
cicloesano o fenolo mediante reazioni di
o. e secondo diversi processi.
Il più semplice di questi opera un'
o. con aria di cicloesano a
cicloesanolo + cicloesanone; un'
o. successiva, condotta con acido
nitrico, porta all'acido adipico. Una variante di questo processo utilizza aria
per entrambi gli stadi di realizzazione, mentre un'ulteriore variante effettua
tutte e due le
o. con aria e in un solo stadio. Partendo dal fenolo si
effettua dapprima una deidrogenazione a cicloesanone; quindi si ossida questo ad
acido adipico mediante acido nitrico. ║
Numero di o. o
studio di
o. o
grado di o.: carica elettrica posseduta da un atomo (o ione) sia
libero sia all'interno di una molecola allorché, per convenzione nei
legami covalenti, gli elettroni messi in comune da due atomi siano tutti
assegnati al più elettronegativo fra essi, secondo una scala di
elettronegatività, ad esempio quella di Pauling. Occorre tenere presente
che: 1) gli atomi neutri hanno per convenzione numero di
o. (abbreviato
n.o.) 0. 2) Gli ioni monoatomici hanno n.o. pari alla loro carica. 3) L'idrogeno
ha, nei suoi composti, quasi sempre n.o. + 1; fanno eccezione gli idruri
metallici e pochi altri composti. L'ossigeno ha invece quasi sempre n.o. - 2,
eccezione fatta per i perossidi (n.o. - 1) e alcuni composti del tipo
OF
2, nei quali ha n.o. + 2. 4) Gli elementi hanno tutti n.o. 0 anche
se le loro molecole sono poliatomiche. 5) Nelle molecole la somma dei n.o. dei
singoli atomi deve sempre dare 0; negli ioni la stessa somma deve invece dare un
numero (intero, positivo o negativo) pari alla carica elettrica dello ione. 6)
Tutti gli elementi, eccezione fatta per alcuni gas nobili, ammettono almeno un
n.o., oltre allo 0; alcuni elementi ne ammettono molti: ad esempio, il cloro
ammette anche n.o. + 7, + 6, + 5, + 4, + 3, + 2 + 1 e - 1. Il n.o. di un
elemento è funzione del composto in cui esso si trova e, talvolta, anche
delle condizioni ambientali del composto. Spesso accade che uno stesso elemento
ha due diversi n.o. in uno stesso composto. Il concetto di n.o. non va confuso
con quello di
valenza di un elemento, anche se ne è sinonimo in
molti casi e viene usato come tale, anche se impropriamente. Ad esempio, nella
molecola dell'idrogeno H
2 questo elemento è monovalente ma il
suo n.o. è 0. Lo stesso dicasi per Cl
2, F
2, ecc.;
l'ossigeno O
2 è bivalente, l'azoto N
2 è
trivalente, ecc. ma il loro n.o. è sempre 0 per la quarta regola prima
vista. L'ossigeno nei perossidi ha n.o. - 1, ma è sempre bivalente;
l'azoto nell'idrazina N
2 H
4 è trivalente, ma ha
n.o. - 2. In generale si può dire che quando in una molecola esistono dei
legami fra elementi uguali, il n.o. di questi non coincide con la valenza. Come
esempi di calcolo, ricaviamo il n.o. dell'azoto in alcuni suoi composti,
precisamente: HNO
3, HNO
2, NH
4Cl,
NH
4NO
3, NH
3, NH
2OH, NO
2,
NO, N
2O
3 e NOCl. Nel primo composto (l'acido nitrico
HNO
3) si ha un atomo di idrogeno che ha n.o. + 1 e tre atomi di
ossigeno con n.o. - 2, per un totale di - 6. Per la quinta regola sopra detta,
il n.o. dell'azoto deve essere + 5, affinché la somma dei n.o. dei
diversi atomi della molecola sia nulla. L'acido nitroso HNO
2 ha, per
lo stesso motivo, l'azoto con n.o. + 3; nello stesso composto la valenza
potrebbe essere sia 5 sia 3, a seconda di quale delle due formule
seguenti

viene assunta come valida. In
realtà, dato che si tratta di un acido, la seconda formula deve essere
quella esatta; tuttavia è stato dimostrato che essa esiste in tautomeria
con la prima delle due, nella quale la valenza formale dell'azoto è + 5.
Nel cloruro di ammonio NH
4CL il n.o. è indubbiamente - 3,
anche se l'azoto e il cloro hanno elettronegatività pressoché
uguale. Eventuali dubbi sono fugati dal fatto che in soluzione questo composto
forma lo ione NH

, nel
quale N ha n.o. - 3 e dal fatto che NH
4Cl si ottiene per addizione di
HCl a NH
3, e che in questo ultimo composto il n.o. è - 3. Nel
nitrato di ammonio NH
4NO
3 l'azoto è presente con
due diversi n.o.: - 3 nel gruppo NH
4- e + 5 nel gruppo
NO
3-; questo è confermato dal fatto che in soluzione questo
composto dà per ionizzazione NH

e NO

, mentre
anche i suoi cristalli sono costituiti da un insieme di questi ioni. Si è
già visto che nell'ammoniaca NH
3 il n.o. è - 3; nella
idrossilamina NH
2OH il n.o. è invece - 1. In questo stesso
composto, che ha formula:

l'azoto
è trivalente. Infatti, se consideriamo la reazione di dismutazione (che
è un'ossidoriduzione) seguente:
3NH
2 OH →
NH
3 + N
2 + 3H
2O
si vede che a
sinistra del simbolo di reazione l'azoto ha complessivamente n.o. - 3 (- 1) = -
3, mentre a destra esso ha n.o. - 3 + 2·0 = - 3. Questa uguaglianza deve
per forza essere verificata, perché il n.o. degli altri elementi non
varia. Negli ossidi di azoto NO
2, NO e N
2O
3 il
n.o. dell'azoto varia. Nel primo è evidentemente + 2 e nel secondo + 4;
nel terzo è + 3 ma, se questo venisse scritto nella forma
NO·NO
2 sarebbe + 2 per un atomo e + 4 per l'altro. Nel cloruro
di nitrosile NOCl è + 3. Come altri composti citiamo l'acido solforico
H
2SO
4, nel quale lo zolfo ha n.o. + 6, l'acido solforoso
H
2SO
3 dove S ha n.o. + 4, l'acido solfidrico
H
2S dove S ha n.o. - 2 e l'acido disolforico
H
2S
2O
7
nel quale S ha n.o. + 6. ║
Applicazioni: la
conoscenza dei numeri di
o. degli elementi nei loro composti è di
grande aiuto per la scrittura dei coefficienti stechiometrici delle reazioni di
ossidoriduzione. Infatti, in queste si hanno degli elementi ossidanti, nei quali
il n.o. si riduce, e degli elementi riducenti, nei quali il n.o. aumenta. Ad
esempio, il cloruro di ferro (ferroso) FeCl
2, in presenza di acido
cloridrico, viene ossidato dall'acido nitrico a cloruro ferrico
FeCl
3; a sua volta l'acido nitrico si riduce a ossido NO più
acqua. La reazione è la seguente:
HNO
3 +
3FeCl
2 + 3HCl → 3FeCl
3 + 2H
2O +
NO
Essa è complessa, ma la sua scrittura può essere
semplificata se si tiene conto che il ferro passa da n.o. + 2 a n.o. + 3, mentre
l'azoto passa da n.o. + 5 a n.o. + 2; pertanto il ferro ha una variazione di
n.o. di + 1, mentre quella dell'azoto è di - 3. Ne consegue che per
rispettare la condizione che le differenze devono essere uguali, il coefficiente
stechiometrico dello FeCl
2 deve essere 3, se è unitario quello
dello HNO
3. Dato che abbiamo tre atomi di ferro, a destra della
reazione si avranno tre molecole di FeCl
3, quindi nove atomi di
cloro. Lo FeCl
2 a sinistra della reazione ne contiene solo sei, per
cui occorrono anche tre molecole di HCl. Di atomi di azoto ne esiste uno solo,
per cui NO avrà coefficiente stechiometrico unitario; il restante
ossigeno formerà due molecole di acqua. Come verifica si può
vedere che quadri anche il bilancio dell'idrogeno, come effettivamente avviene.
Come altro esempio consideriamo la reazione fra KMnO
4 +
H
2S + H
2SO
4 che dà MnSO
4 +
K
2SO
4 + S + H
2O (eventuale). Per stabilire i
coefficienti stechiometrici è necessario compiere dei tentativi. Mediante
i n.o. è, invece, semplice. Osserviamo che il manganese si riduce,
passando dal n.o. + 7 del KMnO
4 al n.o. + 2 del MnSO
4,
mentre lo zolfo passa dal n.o. + 2 dello H
2S a n.o. 0, perché
liberato allo stato atomico. La variazione è quindi - 5 per il primo e +
2 per il secondo; per equilibrare la reazione dovremo far reagire due molecole
di KMnO
4 con cinque di H
2S. Avremo quindi due atomi di K,
per cui si formerà una molecola di K
2SO
4; il Mn
è presente con due atomi, per cui si avranno 2MnSO
4. Consegue
quindi che servono tre molecole di H
2SO
4. Lo zolfo
liberato sarà 5 S e l'acqua sarà costituita dall'eccesso di
ossigeno (otto atomi) e di idrogeno (sedici atomi) esistente fra i reagenti: si
formano quindi 8 H
2O. La reazione viene scritta nel modo
seguente:
2KMnO
4 + 5H
2S +
3H
2SO
4 → 2MnSO
4 +
K
2SO
4 + 5S + 8H
2O
con un metodo
molto più veloce del procedimento per successivi errori e
correzioni.