Leggendario guerriero e bardo gaelico, figlio di Finn (Fingal) re della
Caledonia, che si suppone vissuto nel III sec. Sotto il nome di
ciclo di
O. viene designato l'insieme dei componimenti cantati con l'accompagnamento
di una piccola arpa dai pastori degli Highlands scozzesi, e di cui si conserva
traccia in un gruppo di manoscritti compresi tra il XII e il XVI sec. Si tratta
di un genere di poesia epica ed elegiaca al contempo, i cui temi ricorrenti sono
la celebrazione delle virtù guerriere degli antichi eroi della tradizione
gaelica, uniti alla rievocazione nostalgica di un periodo di felicità e
di gloria definitivamente trascorso. Intorno al 1760 il poeta scozzese A.
Macpherson pubblicò una sedicente versione di testi ossianici, che
fingeva di aver ritrovato in antichi manoscritti, ma che in realtà erano
stati scritti dall'autore stesso, con il titolo,
Frammenti di poesia gaelica
raccolti sugli altipiani della Scozia, attribuendoli a
O. e
facendosene credere traduttore. I testi della raccolta erano in massima parte
inventati e composti dallo stesso Macpherson, che ad essi fece seguire, alla
fine del 1761,
Fingal e
Temora. I canti ossianici di Macpherson,
pur costituendo un clamoroso falso storico, ebbero una vasta diffusione in tutta
Europa e riscossero un grande successo, influenzando in modo molto significativo
i primi sviluppi del Romanticismo. La nascente sensibilità romantica si
formò anche alla lettura di questi testi, alimentata dall'emozione
suscitata dalle reliquie del passato e dalla profonda malinconia che ispirano
questi canti, dominati da un sentimento tragico della vanità delle cose
umane. I canti di
O. ebbero un peso notevole nell'alimentare il mito
romantico della poesia popolare, sorta dall'istinto poetico originario e
spontaneo di un popolo.