Capitale (538.411 ab.) della Norvegia e capoluogo della contea di Akershus;
forma essa stessa una contea. Sorge nel settore meridionale del Paese, nella
parte più interna del profondo fiordo omonimo, libero dai ghiacci per
tutto l'anno. • Econ. - Dotata di un porto commerciale molto attivo e
attrezzato per il traffico internazionale (importazione di prodotti alimentari,
materie prime, carburante; esportazione di legname e suoi derivati, pesce,
ecc.),
O. è sede di industrie alimentari, grafiche, editoriali,
cantieristiche, elettrotecniche che ne fanno il principale centro economico del
Paese. La città è, inoltre, un importante centro culturale; ospita
biblioteche, musei, istituzioni culturali e un'università fondata nel
1811. • St. - Fondata alla metà dell'XI sec. da Aroldo III ed
eretta subito dopo a sede vescovile,
O. fu scelta come capitale del Regno
di Norvegia agli inizi del Trecento, sotto Haakon V Magnusson, che vi fece
costruire la fortezza di Akershus. Fiorente centro commerciale, la città
vide diminuire la propria importanza politica in seguito all'Unione di Kalmar
(1397), che sanciva l'unione di Danimarca, Svezia e Norvegia sotto un unico
sovrano, mentre anche la sua potenza economica era contrastata dalla concorrenza
delle città anseatiche;
O. ottenne infatti dal sovrano Cristiano
II numerosi privilegi, che tuttavia non furono sufficienti ad evitare che il
monopolio del commercio del legname, principale risorsa economica del Paese,
rimanesse ai mercanti della Lega anseatica fino al Cinquecento. In seguito alla
rottura dell'Unione di Kalmar (1523) e all'adesione alla Riforma protestante
(1536),
O. divenne in breve il principale centro culturale del Paese,
mentre la funzione di viceré, assunta dal governatore della fortezza di
Akershus, attribuì alla città un'importante funzione politica. I
secc. XVII-XVIII segnarono un forte sviluppo economico della città e la
nascita di una borghesia commerciale e manifatturiera che, arricchitasi mediante
il commercio, diede vita alle prime industrie di lavorazione del legname e
favorì la formazione della Marina mercantile. Dopo il grave incendio del
1624,
O. venne ricostruita da Cristiano IV, dal quale assunse il nome di
Cristiania che mantenne fino al 1925. Nel 1814, con l'unione della
Norvegia (separatasi dalla Danimarca) alla Svezia, divenne la nuova capitale del
Regno; da allora conobbe un imponente incremento demografico e un forte sviluppo
industriale. Capitale della Norvegia indipendente dal 1905, nel corso della
seconda guerra mondiale fu occupata dall'esercito tedesco (1940-45). •
Arte - A testimonianza dello splendore raggiunto da
O. durante il periodo
medioevale rimangono solo pochi edifici, gli unici che si salvarono
dall'incendio che devastò la città agli inizi del XVII sec. Fra di
essi sono la cattedrale, che subì numerosi rimaneggiamenti nel corso
dell'Ottocento; la chiesa del Gamle Aker, risalente all'inizio del XII sec.; la
quattrocentesca fortezza di Akershus, oggi adibita a museo. La struttura
urbanistica di
O. conserva ancora, invece, la pianta quadrata tipicamente
rinascimentale, che risale alla ricostruzione operata da Cristiano IV nella
prima metà del Seicento; nei secoli seguenti, al nucleo secentesco si
aggiunsero numerosi edifici e quartieri che, nonostante fossero privi di una
precisa organizzazione urbanistica, rispettarono un andamento radiale. Pochi
sono gli edifici secenteschi conservatisi; più numerosi quelli del XVIII
sec., come il Mangelssgaarden, la Casa Treschow, i palazzi di Storm e di Anker.
A partire dai primi anni dell'Ottocento, la città subì un nuovo e
intenso sviluppo urbanistico, con la costruzione di numerosi edifici in stile
neoclassico che le conferirono un aspetto caratteristico. Ricordiamo, fra gli
altri, il palazzo reale (1848) di H.D.F. Linstow, la Borsa (1828), l'ospedale
(1842), l'università (1852), tutte opere dell'architetto C.H. Grosch. In
stile neoromanico sono, invece, l'edificio della Banca di Norvegia (1830) e
quelli dei mercati (1850), anch'essi opere di Grosch. Tale intensa
attività edilizia continuò nell'ultimo quarto del XIX sec. e
ancora all'inizio del Novecento, sia nel centro storico della città
stessa, sia nelle zone più periferiche, dove sorsero nuovi quartieri.
Alcuni degli edifici moderni rivestono un grande interesse architettonico: il
palazzo dei Telegrafi (1932), il municipio (1950) di A.R. Arneberg e M.
Poulsson, il palazzo del Governo (1958) di E. Viksjö. Importante centro
culturale,
O. è sede della Galleria Nazionale (fondata nel 1837)
che conserva, oltre a numerosi dipinti norvegesi dei secc. XIX-XX, sculture
classiche provenienti dall'antico Oriente, sculture e dipinti europei (di David,
El Greco, Rembrandt, Manet, Monet, Cézanne, Picasso, ecc.). Il museo
Edvard Munch, costruito nel 1963, ospita i dipinti e i disegni che l'artista
lasciò alla città alla sua morte (1944). Infine, nella Casa delle
navi vichinghe sono conservati importanti reperti storici, fra i quali quelli di
Oseberg (V.). Interessanti anche il parco Frogner,
arricchito da numerose sculture di G. Vigeland, e il parco della penisola di
Bygdoy, dove si trovano reperti e testimonianze dell'antica civiltà
norvegese. ║
Fiordo di O.: profonda insenatura, lunga 100 km circa
e larga da 4 a 20 km, della costa meridionale della Norvegia. Nella parte
più interna si divide in due bracci (Drammensfjord e Oslofjord
propriamente detto), sui quali sorgono i centri di Drammen e di
O.
Palazzo Reale a Oslo