Med. - Ramo della medicina che studia il modo di curare e prevenire le
alterazioni anatomiche e funzionali, di origine patologica o traumatica, a
carico dell'apparato motorio. • Encicl. - Il termine
o. fu usato
per la prima volta nel 1741 dal medico francese M. Audry per descrivere la cura
e la prevenzione delle deformità del corpo del bambino. L'
o.,
intesa però come cura delle alterazioni traumatiche, ha origini molto
antiche. Se ne occuparono, fra gli altri, Ippocrate, Celso e Galeno;
quest'ultimo introdusse le definizioni di
scoliosi,
cifosi,
lordosi e
pseudoartrosi. L'
o. nacque, insieme alla
chirurgia moderna, durante il Rinascimento, ma solo di recente è
diventata disciplina autonoma. I progressi maggiori dell'
o., che
procedette di pari passo con la chirurgia, si verificarono nella seconda
metà del XIX sec. grazie all'introduzione dell'antisepsi, dell'asepsi,
dei vari tipi di anestesia, degli antibiotici e dei sulfamidici. In Italia i
più autorevoli ortopedici del periodo furono G.B. Fabbri, F. Rizzoli,
fondatore della clinica bolognese che porta il suo nome, e A. Codivilla. Oltre
all'intervento chirurgico, l'
o. impiega anche tecniche incruente come la
fisioterapia nelle sue diverse applicazioni (massoterapia, chinesiterapia,
ginnastica medica; termoterapia; elettroterapia); può inoltre contare su
apparecchiature protesiche sempre più perfezionate che in molti casi
sostituiscono l'antica gessatura.