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Ortografìa.

Gramm. - Il modo corretto di scrivere in una determinata lingua; rappresentazione dei suoni e delle parole di una lingua attraverso l'uso corretto della scrittura. ║ Per estens. - Il modo di scrivere, più o meno corretto. • Encicl. - I fondamenti dell'o. delle varie lingue europee furono stabiliti molti decenni dopo le prime edizioni a stampa di libri in volgare. ║ Italia: alla fine del XV sec. l'o. italiana, per influsso degli umanisti, era strettamente legata alle forme e alle abitudini della lingua latina, e rimaneva quindi incerta tra l'uso della grafia etimologica e la necessità di riprodurre correttamente la pronuncia toscana. Nel corso del Cinquecento ci furono diversi tentativi di riforma, promossi da Bembo, Trissino e Tolomei, che però non portarono a risultati soddisfacenti. Nel frattempo, la tradizione grafica si rafforzò grazie al lavoro di grammatici ed editori come Doni, Dolce, Ruscelli e poi Giambullari e Bartoli, ma fu l'Accademia della Crusca (il cui Vocabolario fu pubblicato per la prima volta nel 1612) a codificare un autorevole e stabile sistema di scrittura. Nei secoli seguenti non ci furono cambiamenti importanti, anche se non mancarono proposte di ritorno alla grafia latineggiante come quella di Gherardini nell'Ottocento, che tuttavia ebbe scarsi riscontri. Nel XX sec., grammatici e filologi hanno insistito sulla necessità di introdurre modificazioni in senso fonetico, ma si sono scontrati con la riluttanza al cambiamento, tipica di tutte le lingue, che trova radici sia nella precisa volontà dei parlanti di conservare la tradizione linguistica sia negli ostacoli che lettori e scrittori in genere troverebbero nell'affrontare una repentina riforma ortografica. ║ Francia: l'o. francese, agli inizi caratterizzata dall'aderenza fonetica, trovò poi una sua stabilità sui canoni etimologici nel corso del Seicento, grazie a R. Estienne, il cui sistema, che riconduceva la grafia francese al latino, fu adottato dal Dictionnaire dell'Académie Française (1694). Altre modifiche furono introdotte da Ronsard e Corneille, i quali adottarono la distinzione di j e v da i e u e l'uso degli accenti acuto, circonflesso e grave. Queste regole furono adottate dall'Académie nel 1740, che le introdusse nelle successive edizioni del Dictionnaire. ║ Spagna: l'o. spagnola fu codificata da A. de Nebrija nel 1492, ma non si ebbero altri mutamenti significativi fino al 1715, anno in cui l'Academia Española decise di eliminare almeno le discrepanze tra grafia e pronuncia, aggiungendo, sopprimendo e sostituendo le lettere: h muta venne preposta alle parole che già la contenevano in latino; ç fu soppressa in favore di z; il dittongo qu fu sostituito da cu nei casi in cui la u viene pronunciata, ecc. ║ Germania: l'o. tedesca, fonetica fino al XIV sec. e modificata definitivamente da Lutero, fu ulteriormente riformata nel 1876, allo scopo di renderla più aderente alla fonetica. Nel 1901, infine, si unificarono le o. delle regioni di lingua tedesca. ║ Inghilterra: l'o. inglese attuale risale all'uso stabilito nel periodo elisabettiano, nonostante le molte proposte di riforma avanzate nel corso dei secoli. Solo negli Stati Uniti, infatti, il Simplified Spelling Board ottenne qualche risultato nell'ambito della semplificazione della grafia, ma in seguito a opposizioni e proteste di diversa origine, dovette essere abolito.