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Orsoline.

Nome di varie congregazioni religiose femminili, costituite in tempi e con regole diverse, ma essenzialmente ispirate alla Compagnia delle Dimesse di Sant'Orsola, fondata a Brescia da S. Angela Merici nel 1535, in un momento in cui il Protestantesimo aveva suscitato fermenti di rinnovamento anche nel mondo cattolico, soffocati in seguito dalla Controriforma. La santa stessa compilò la regola, approvata nel 1536 dal vescovo di Brescia che ne assunse, però, il controllo e impose all'istituzione l'assistenza e la guida dei suoi sacerdoti. Nella sua forma originaria, quello delle O. fu il primo Istituto di vita attiva, che permetteva cioè alle donne religiose di svolgere la loro opera di apostolato nella società, al di fuori della vita monastica. La novità era appunto quella di riunire donne, provenienti da ogni ceto, nubili o vedove, perciò titolari di uno status sociale che le condannava all'emarginazione, essendo quelli di moglie o monaca gli unici due ruoli considerati allora socialmente accettabili per le donne. Inoltre per la prima volta veniva posta la necessità dell'istruzione femminile almeno nei suoi fondamenti, come il saper leggere e scrivere. Anche l'assenza dell'abito, quale segno distintivo delle aderenti, rappresentava la rinuncia a una forma di esteriorità e di separazione dalle altre donne. La Compagnia ebbe l'approvazione papale solo nel 1544, dopo la morte della fondatrice e a prezzo di una revisione che la rendesse più accetta alla gerarchia ecclesiastica. Nell'arco di un secolo, le O., da società di donne laiche, votate privatamente alla castità e alla vita ritirata ma organizzate per l'esercizio della carità cristiana, si trasformarono in un ordine vero e proprio, con voti solenni e stretta clausura. D'altra parte, né la Chiesa né la società cattolica del XVI sec., immersa nel clima della Controriforma, potevano accettare organizzazioni femminili non inquadrate nell'ordine conventuale. La trasformazione avvenne per tappe: nel 1546 si ebbe l'adozione di un'uniforme e nel 1566 la conventualizzazione in una casa di Milano. Seguì poi l'imposizione di voti semplici e, infine, dei voti solenni, con l'obbligo della clausura, così da trasformare l'originaria associazione in un ordine religioso femminile di tipo tradizionale. Successivamente le O. si poterono tuttavia riunire in istituti secolari da cui proseguirono la loro azione sociale nei campi, oltre che dell'istruzione femminile, dell'assistenza ai malati e all'infanzia abbandonata, dell'organizzazione del lavoro considerato allora adatto alle donne (cucito, ricamo) e delle missioni. Le O. si diffusero rapidamente nell'Italia settentrionale, soprattutto a Milano, dove sorse nel 1584 l'Ordine di S. Carlo, voluto da S. Carlo Borromeo, e approvato con modifiche da papa Gregorio XIII (1582). Più tardi anche in Francia sorse l'Ordine di S. Orsola, definito in ordine monastico nel 1612 da papa Paolo V, che dal 1612 al 1632 si sviluppò in 8 ramificazioni: Tolosa (1616), Bordeaux, Lione, Digione (1618), Tulle (1621), Arles (1624), Avignone (1632). L'Ordine, organizzato in case autonome intorno ad una casa madre, sede della Superiora, si diffuse dalla Francia in Europa e in America. Disperso in Francia dalla Rivoluzione, fu ricostituito solo nel 1844. L'istituto di Angela Merici diede luogo ad altre numerosissime versioni in Italia e in Europa durante tutto l'Ottocento, finché il primo Capitolo generale dell'Ordine tenuto a Roma nel 1900 votò l'unione di tutte le O. sotto un Governo centralizzato. Nacque così l'Ordine dell'Unione romana, il cui decreto di approvazione fu promulgato nel 1903 da Leone XIII e che Pio XI approvò definitivamente nel 1936. Le O. svolgono oggi un'opera diffusa nell'ambito dell'istruzione femminile, elementare e superiore, nonché in campo missionario e caritativo. Oltre alle O. organizzate in comunità, le Figlie di S. Angela rappresentano le continuatrici dell'idea originaria di una congregazione di donne che continuano a vivere nell'ambito familiare e sociale, pur se sottoposte a una regola e dedite alle forme devozionali e di carità prescritte.