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Orlando.

Nome italiano di Roland, conte palatino nipote di Carlo Magno, celebre protagonista delle chansons de geste francesi, nelle quali incarna il tipo dell'eroe cristiano medioevale, valoroso combattente contro i Saraceni all'epoca delle Crociate. La figura si lega forse a un personaggio realmente esistito, come fa supporre un riferimento della Vita Karoli di Eginardo a un Rolando caduto in occasione della rotta di Roncisvalle del 778, durante il ritorno in patria dell'esercito di Carlo Magno dopo una spedizione in Spagna. Ma il personaggio potrebbe essere anche avvicinato a un santo Rolando, morto per aprire la via verso il santuario di San Giacomo di Compostella, il cui sepolcro si trovava in una chiesa di Blaye, in Gironda, sulla via del pellegrinaggio verso il santuario stesso. La notorietà e la diffusione della figura di O. risale però alla Chanson de Roland, poema epico attribuito a un certo Turoldus e databile tra la fine dell'XI e l'inizio del XII sec., del quale è noto soprattutto l'episodio della morte del protagonista. Il giovane eroe, ormai sul punto di spirare, dà fiato al suo leggendario corno d'avorio, l'Olifante, per annunciare al proprio zio e imperatore la sua fine ormai prossima e, dopo avere inutilmente tentato di spezzare la propria spada Durlindana, con la quale ha coraggiosamente combattuto contro i nemici, si confessa a Dio e muore. Nei secoli successivi si assiste in tutta Europa a una vasta fioritura di poemi incentrati sulla figura di questo eroe, che alcuni vogliono addirittura figlio dello stesso Carlo Magno, a seguito di una sua relazione incestuosa con la sorella Berte. O. è sempre il nobile e coraggioso guerriero che lotta contro gli infedeli, ma va gradatamente perdendo parte dell'aura di santità e venerazione che lo caratterizzavano per assumere tratti più umani e terreni, frutto anche della diffusione della sua fama in ambienti popolari e in tempi ormai lontani da quelli delle Crociate. Nella tradizione letteraria italiana la figura di O. penetra già a partire dal XIII sec. con vari poemi in lingua francese diffusi in particolare in area veneta, ma è soprattutto nei secc. XV e XVI che alcuni tra i maggiori poeti italiani rielaborano il personaggio dell'eroico paladino facendolo protagonista di vicende sempre più movimentate e complesse, dove il ricordo delle lotte fra cristiani e saraceni è ormai solo un espediente narrativo. Tra le opere di maggior valore riconducibili a questo secondo momento di successo della figura di O., vanno ricordate il Morgante di L. Pulci, l'Orlando innamorato di M.M. Boiardo e l'Orlando furioso di L. Ariosto. La figura di O. ha conservato la propria fortuna popolare fino al tardo XIX sec. con i racconti dei cantastorie a Napoli, e fino al XX sec. col teatro dei Pupi in Sicilia.