Letterato e uomo politico italiano. Contemporaneamente alla fisica, di cui fu
professore all'università di Bologna, si applicò anche alla
chimica, all'archeologia, all'etruscologia. Contribuì alla fondazione
della società medica di Bologna. Non smentendo la sua fama di acceso
liberale, fu membro del Governo provvisorio bolognese e ministro dell'Istruzione
Pubblica durante la rivoluzione del 1831. Fu arrestato insieme a molti altri dal
comandante F. Bandiera. Costretto a espatriare, si trasferì inizialmente
a Parigi, dove nel 1835 pubblicò
La rivoluzione italiana del 1831,
poi a Bruxelles e a Corfù, dove insegnò Fisica, pubblicò
numerosi studi e una rivista enciclopedica in quattro volumi:
Spighe e
paglie. In seguito all'amnistia del 1846 riuscì a tornare in patria
dove ebbe una parte di rilievo nel movimento riformista. Nel 1847 fondò
il giornale "La bilancia" e fu ben presto in disaccordo con i liberali
più decisi. Una sua lettera del 15 marzo 1847, indirizzata a D'Azeglio e
intitolata
Sopra l'editto della Segreteria di Stato, provocò
violente polemiche. Tuttavia ebbe sempre incarichi di fiducia da Pio IX: fu
consigliere di Stato e deputato di Viterbo. Non smise di dedicarsi ai suoi studi
neppure dopo la fuga del papa e la restaurazione del 1850. Le sue opere
principali sono:
Viterbo e il suo territorio (1850),
Opuscoli
politici (1850),
Sul sepolcro dei Volunni (1855) (Vallerano, Viterbo
1785 - Roma 1856).