(dal latino
oriens, part. pres. di
oriri: nascere, sorgere). La
parte dell'orizzonte da cui si leva il Sole. Sinonimo di
levante e di
est, uno dei quattro punti cardinali. ║ Area di un territorio
situata a Est: l'
o. europeo. ║
O. delle perle: insieme a
splendore e lucentezza, è la caratteristica che concorre a formare il
grado di qualità delle perle naturali e consiste nella
translucidità della superficie, dovuta a un fenomeno di scomposizione
della luce. ● St. - Il termine
o. indicò già
nell'antichità classica il complesso dei Paesi asiatici e le loro
manifestazioni culturali in contrapposizione a quelli occidentali. Assunse
valore politico-geografico più preciso quando l'Impero romano fu diviso
in Impero d'
O. e Impero d'Occidente, e quando all'Europa cristiana venne
a contrapporsi l'Impero ottomano, di religione islamica. Ma dopo che Marco Polo
rese noto in Europa il mondo cinese, che rientrava in un ambito culturale
diverso, si cominciò a distinguere tra
Estremo O., con cui si
designavano i Paesi più lontani, e
Vicino O., a indicare i Paesi
che si affacciano sul Mediterraneo, detti anche
del Levante o
semplicemente
Levante. Il
Medio O. sta ad indicare i Paesi
dell'Asia occidentale, dalla Turchia all'Iran (o anche all'Afghanistan). ║
Grande O.: nella Massoneria, la loggia centrale che riunisce i
rappresentanti della massoneria di una Nazione e che è presieduta dal
gran maestro. ║
Impero romano d'O.: una delle due parti in cui fu
diviso l'Impero romano alla morte di Teodosio I nel 395. Sviluppatosi fino a
costituire l'Impero bizantino rivendicò, dopo la caduta dell'Impero
d'Occidente nel 476, i diritti e i territori di quello. ║
O.
cristiano: con questo termine gli orientalisti designano le culture e le
letterature cristiane nazionali aramaica (in primo luogo siriaca), egiziana o
copta, etiopica, armena e georgiana, sviluppatesi fin dai primi secoli del
Cristianesimo, nonché quelle delle comunità cristiane sorte ad
opera dei missionari nestoriani in India, nell'Asia centrale e in Cina. In
queste culture, il Cristianesimo fu assorbito e fuso con aspetti propri del
mondo orientale antico in funzione di rigetto dell'ellenismo, dando origine a
motivi originali, specie nell'ascesi e nella mistica, nella gnosi e nella
cristologia. La conquista musulmana fu causa di progressiva dissoluzione delle
culture dell'
O. cristiano; la lingua araba soppiantò le lingue
letterarie in cui quelle culture si erano espresse, sostituendo loro la nuova
unità della letteratura araba cristiana. Quest'ultima, raggiunto il
massimo splendore tra il X e il XIV sec., decadde a sua volta dopo la conquista
mongola e turca, per risorgere assai limitatamente in epoca recente. ║
Questione d'O.: l'insieme dei problemi etnico-politici sorti in Europa
(secc. XIX-XX) in seguito alla decadenza della potenza ottomana e all'intervento
delle potenze occidentali nella formazione di Stati nazionali balcanici. Sin
dalla battaglia di Vienna (1683), le condizioni precarie dell'Impero ottomano
avevano cominciato ad attirare l'attenzione dell'Austria, che ambiva a
espandersi lungo la direttrice danubiana, e della Russia, che mirava ad
assicurarsi il controllo degli stretti dei Dardanelli e del Bosforo e a
esercitare la sua influenza sui Balcani. La Francia, preoccupata delle mire
espansionistiche delle sue concorrenti europee, e la Gran Bretagna, decisa a
difendere la via delle Indie e a garantirsi una posizione di forza nell'istmo di
Suez, avevano invece interesse alla conservazione dell'Impero ottomano. Quando,
dopo la cacciata dei Turchi dall'Ungheria (1718), Austria e Russia tentarono nel
1726 di imporre all'Impero ottomano la propria egemonia, la Francia rispose
alleandosi con Turchia, Polonia e Svezia. La Turchia costrinse l'Austria alla
pace di Belgrado, riprendendosi i territori a Sud della Vasa e del Danubio.
L'indebolimento delle posizioni francesi in Turchia dopo la guerra dei Sette
anni e il distacco fra Austria e Russia permisero a Caterina II di riprendere
con successo (1774) la sua politica di accrescimento territoriale a scapito
dell'Impero ottomano. In seguito a una nuova guerra, la Russia conquistò
la Crimea (1792). All'inizio del XIX sec. la questione d'
O. divenne uno
dei temi più scottanti della politica estera europea a causa dei fermenti
indipendentisti dei popoli balcanici. Una serie di insurrezioni scoppiate in
Serbia a partire dal 1804 e sostenute della Russia precedettero la nuova guerra
vinta dall'Impero zarista contro i Turchi nel 1806, in seguito alla quale i
Serbi ottennero una limitata autonomia. Nel frattempo fallirono i tentativi di
rifondare dall'interno l'Impero ottomano, con le destituzioni del sultano Selim
III (1807) e del gran visir Mustafà Pascià (1808). Nel 1815, sotto
la guida di M. Obrenovic, e sempre col sostegno russo, ripresero le
rivendicazioni nazionali in Serbia, mentre la guerra d'indipendenza in Grecia
coinvolse Gran Bretagna, Francia e Russia, che sconfissero gli Ottomani a
Navarino (1827). Un nuovo conflitto russo-turco si concluse con il trattato di
Adrianopoli (1829), completato dal protocollo di Londra (1830), nel quale fu
proclamata l'indipendenza della Grecia e riconosciuta l'autonomia di Serbia,
Moldavia e Valacchia. La posizione internazionale del "grande malato", come fu
definito l'Impero ottomano, non migliorò con la nuova stagione di riforme
inaugurata nel 1839, né dopo l'intervento di Francia, Gran Bretagna e
Piemonte contro la Russia nella guerra di Crimea (1853); il Congresso di Parigi
(1856), che segnò la fine del conflitto, tentò una prima
sistemazione della questione d'
O., ridimensionando le pretese zariste a
garanzia dell'integrità del territorio ottomano. I piani della diplomazia
furono però presto sconvolti dal rinnovato emergere dei sentimenti
nazionali: mentre Moldavia e Valacchia sceglievano di fondersi dando vita alla
Romania (1862), nuove insurrezioni in Bosnia-Erzegovina e Bulgaria (1875-76),
fomentate dalla Russia, determinarono l'ennesimo conflitto russo-turco. II
conseguente trattato di S. Stefano (1878) sancì l'egemonia zarista
sull'Europa balcanica, destando le preoccupazioni di Gran Bretagna e
Austria-Ungheria; con il congresso internazionale di Berlino (1878), organizzato
con la mediazione del cancelliere tedesco Bismarck, fu confermata l'indipendenza
di Serbia, Montenegro e Romania e l'istituzione di uno Stato bulgaro autonomo,
protetto dalla Russia; la Gran Bretagna, in cambio del sostegno offerto ai
Turchi, si fece attribuire Cipro e all'Austria fu consentita una prima
penetrazione nei Balcani con l'amministrazione della Bosnia-Erzegovina (annessa
nel 1908). Da allora l'Impero ottomano cadde sotto l'influenza militare ed
economica della Germania, inducendo l'Inghilterra ad appoggiare i progetti russi
sui Balcani, dove non cessavano le azioni dei nazionalisti, questa volta dirette
contro la dominazione austriaca; insurrezioni in Armenia, Macedonia e Creta,
duramente represse dai Turchi, riportarono il problema all'attenzione
internazionale. Dopo che nel 1908 la Bulgaria proclamò la propria
indipendenza (riconosciuta nel 1909), l'Impero ottomano subì, a opera
dell'Italia, la perdita della Tripolitania, di Rodi e del Dodecaneso (1912).
Sconfitti nella prima guerra balcanica (1912-13) da Bulgaria, Serbia, Grecia e
Montenegro, i Turchi dovettero accettare la nascita del nuovo Stato di Albania,
mentre al termine del secondo conflitto balcanico poterono recuperare
Adrianopoli e la Tracia orientale (1913). La sconfitta subita dall'Impero
ottomano nella prima guerra mondiale e gli assetti territoriali stabiliti dal
trattato di Sèvres (1920) non bastarono a risolvere la questione
d'
O. Dopo quattro anni di lotte, Mustafà Kemāl ottenne la
revisione delle clausole del trattato, riuscendo a recuperare l'integrità
territoriale a spese degli Stati curdo e armeno, riacquistando inoltre l'Asia
Minore e la Tracia orientale in cambio della smilitarizzazione degli stretti
(trattato di Losanna, 24 luglio 1923); il 29 ottobre proclamò la
Repubblica.