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Oreficerìa.

Arte di lavorare i metalli nobili e le pietre preziose al fine di creare gioielli, oggetti d'ornamento, d'arredamento o di culto. ║ Negozio o laboratorio dell'orefice. ║ Insieme di oggetti d'oro o di altro metallo lavorati. ● Tecn. - I metalli che vengono impiegati nella fabbricazione degli oggetti di o. sono principalmente oro, argento e platino. Mentre il platino viene sempre usato puro, oro e argento vengono alligati, cioè uniti ad altri materiali in concentrazioni diverse: l'argento in genere con il rame; l'oro con argento, rame, nichel, zinco e palladio. La quantità di metallo nobile presente nella lega equivale al titolo; i titoli legali sono: 750, 500, 333 millesimi, abitualmente indicati rispettivamente con 18, 12 e 8 carati. La lavorazione dei gioielli, un tempo eseguita esclusivamente a mano e oggi quasi completamente con le macchine, si articola in tre processi principali: preparazione del metallo; riproduzione degli oggetti e rifinitura. Una volta lavorato l'oro, il gioiello può essere completato con pietre preziose, smalti, incisioni o cesellature. Gli oggetti di o. si possono anche ottenere direttamente per fusione: per oggetti in serie si adoperano in genere matrici di ferro, mentre per piccole produzioni si usano matrici di terra refrattaria e gesso, o di sabbia. La rifinitura consta di tre operazioni: imbianchimento, polimento e coloritura. ● Encicl. - Non è facile dare un quadro d'insieme dell'evoluzione di quest'arte, perché i reperti ritrovati sono frammentari e privi di continuità temporale. Già in epoca neolitica si forgiarono piccoli ornamenti aurei, lavorati con martelli di pietra (sono stati trovati in dolmen e grotte dei Pirenei in Francia, e anche in Egitto, in tombe del V millennio a.C.). Gli artigiani egiziani seppero creare straordinari gioielli in oro e pietre preziose: nella tomba della madre di Cheope a el-Giza, per esempio, furono ritrovati monili d'oro e d'argento incastonati di lapislazzuli, corniola e turchesi. Straordinarie dimostrazioni di abilità ci pervengono dalla Mesopotamia (2000 a.C.) con oggetti in oro molto raffinati, abbelliti da decorazioni policrome. Nel II millennio fiorì l'arte orafa nel Caucaso e in Cappadocia. L'abilità artigianale raggiunse livelli alti a Micene nel XVI sec. a.C. come dimostrano i preziosi ritrovamenti dei recinti funerari che vantavano oggetti in oro, bracciali, maschere, pugnali e vasellame. In Etruria si lavorarono i metalli preziosi sin dal IX sec. a.C. per creare splendidi monili personali, come dimostrano i reperti ritrovati nella tomba Regolini Galassi a Cerveteri e i bracciali di Vetulonia. Nell'antica Roma, gli artigiani crearono straordinari servizi d'argento (argenteria ritrovata nella casa di Menandro a Pompei, oggi conservata nel Museo Nazionale di Napoli). Di epoca paleocristiana restano poche testimonianze. La lenta transizione dall'antichità classica al Medioevo fu segnata da fattori economici e sociali di grande rilievo che influirono anche sull'o. Constantinopoli si ispirò alla tradizione orientale mentre Roma e l'Impero romano d'Occidente restarono fedeli all'antichità classica con una produzione elaborata di piatti e vassoi istoriati, di vasi di vario uso e di cofanetti. Dal IV sec. d.C. in poi si assistette a una dissoluzione della forma, all'uso del chiaroscuro e della tecnica dell'incavo obliquo. In seguito si diffuse la tecnica del traforo e della decorazione policroma, mutuate dall'Oriente. In Italia, l'Alto Medioevo coincise con la fioritura di arte sacra, come le custodie delle reliquie dei santi o della Croce, calici, pissidi e altri oggetti liturgici di pregevole fattura come quelli conservati nei musei di Roma, Brescia, nel duomo di Monza: di particolare valore la famosa Chioccia, opera longobarda dei secc. VI-VII e la corona ferrea, opera carolingia, del IX sec. Nel Medioevo prosperò l'o. liturgica, ispirata alle tecniche più varie, descritte peraltro in un manoscritto del XII sec. intitolato Diversarum artium schedula. Nel resto d'Europa si imposero gli artigiani germanici dell'area mosana e renana, che introdussero l'uso dello smalto, poi perfezionato a Limoges in Francia. Con l'affermarsi del Gotico, nelle officine di Parigi si produssero oggetti di o. estremamente raffinati; lo stile gotico perdurò nell'o. assai più a lungo che in altri campi. Dalla metà del XV sec. le fiorentissime botteghe d'orafi di Firenze dove lavoravano i maggiori artisti (Verrocchio, Luca della Robbia, Ghiberti, Pollaiolo, Michelozzo) crearono capolavori nello stile del Rinascimento. La scuola orafa si diffuse in tutta Italia, grazie ad artisti di fama come il Caradosso, Vittore Camelio e Leone Leoni che utilizzarono materiali preziosi e non, come le conchiglie marine, per adornare con gusto e fantasia oggetti e monili. Dal Cinquecento in poi, con l'arrivo dalle Americhe di grandi quantità di oro, argento e pietre preziosi, l'o. si fece sempre più sontuosa: con il Barocco, decaddero ovunque le tecniche più delicate (filigrana, glittica, ecc.), mentre prevalse il gusto per lo sbalzo a superficie, in vista di un effetto appariscente, unitario. In Italia Barocco e Rococò segnarono un momento di grande sviluppo per l'arte orafa, che coincise con i fasti della corte papale e delle chiese dei padri gesuiti e fiorì in tutte le più grandi città da Genova a Palermo. Verso la fine del XVIII sec. si ritornò ai ritmi decorativi semplici, classici e molto raffinati, applicati specialmente a piccoli oggetti personali (tabacchiere, oggetti di toeletta e simili): come fonte d'ispirazione gli artigiani ebbero i monili dell'antichità, ritrovati nel corso degli scavi di Ercolano e nelle tombe etrusche. Con la Rivoluzione industriale e l'introduzione di macchinari, si inaugurò la produzione in serie dei gioielli in fogge ripetute, ma sempre con grande attenzione al cesello. Nel periodo romantico venne rivalutata l'arte medioevale e rinascimentale, priva, però, di fantasia e creatività, soffocata forse dal diffondersi della produzione in serie. Dopo il periodo liberty, l'o. moderna si allineò su posizioni semplici, funzionali, ma decisamente creative, come dimostrano le recenti creazioni di Consagra, Pomodoro, Santomaso, e Cannilla.