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Operetta.

Genere teatrale di carattere giocoso e leggero, costituito da un intreccio sentimentale o comico-satirico che alterna scene cantate o danzate a parti recitate. L'o. trae origine dal Singspiel e dall'opéra-comique francese (che però rappresenta un genere più elevato), ma iniziò a vivere di vita autonoma nella seconda metà dell'Ottocento, avendo a Parigi e Vienna i due principali centri di produzione e diffusione. L'o. francese si caratterizza per la vena comica e brillante, quando non apertamente satirica, in cui eccelsero F. Hervé, J. Offenbach (Orfeo all'inferno, 1858) e A.-C. Lecocq (La figlia di Madame Angot). A Vienna l'o. raggiunse immensa popolarità e notevoli esiti artistici con J. Strauss figlio, F. Lehar (La vedova allegra, 1905) e F. von Suppé, grazie soprattutto all'efficacia e alla carica trascinatrice della musica di danza. In Italia, dove non si sviluppò una vera o. nazionale, vi furono comunque felici prove con G. Pietri (Acqua cheta e Addio giovinezza), V. Ranzato (Cin-ci-là e Il paese dei campanelli), M. Costa (Scugnizza), ma il genere fu presto soppiantato dalla rivista. Con A. Sullivan e S. Jones, l'o. inglese assunse una forma piuttosto sofisticata e aprì la strada al musical americano.