Med. - Insieme delle discipline mediche che studiano l'insorgenza e lo sviluppo
dei tumori. Più precisamente, l'
o. analizza le condizioni che
favoriscono l'insorgenza del tumore, le alterazioni fisiologiche e molecolari
subite dalle cellule cancerose, il loro metabolismo e i rapporti con gli altri
tessuti dell'organismo, le reazioni di quest'ultimo alla presenza della massa
tumorale. ● Encicl. - Lo studio dei tumori risale al XVIII sec.; Giovan
Battista Morgagni fu il primo che si dedicò con attenzione al problema,
conducendo ricerche scientifiche in campo anatomo-patologico sui tumori di varia
origine. Verso il 1800 si ebbero le prime riunioni in società, da parte
di medici che studiavano i tumori, create al fine di dare sviluppo e aiuti al
nuovo campo di ricerca. Le principali scuole che si occuparono del problema
furono quella inglese, scozzese, irlandese, francese e tedesca, che tentarono
una prima classificazione, avvalendosi di ricerche approfondite in campo
chirurgico, eziologico e patogenetico. Tuttavia solo con le indagini
microscopiche si cominciò ad ottenere qualche apprezzabile risultato:
esse infatti permisero di differenziare morfologicamente i diversi tipi di
tumore concentrando l'attenzione sulle modificazioni neoplastiche delle cellule.
Le ricerche in campo eziologico permisero di individuare le prime sostanze
cosiddette cancerogene. Nello stesso secolo gli esperimenti su animali da
laboratorio permisero di seguire più da vicino l'evoluzione del processo
neoplastico. Si selezionarono, poi, ceppi di animali con costante
potenzialità neoplastica, introducendo nell'
o. lo studio genetico.
Endocrinologicamente si sperimentò il ruolo svolto nella genesi dei
tumori dalle ghiandole a secrezione endocrina specie quelle sessuali, mentre in
campo immunologico si cercò di verificare eventuali peculiarità
nella struttura antigene dei tumori, o particolari reazioni a sfondo immunitario
in soggetti portatori di neoplasie. Dopo l'introduzione dei raggi X e la
scoperta dell'azione antimitotica delle radiazioni sulle cellule in fase
moltiplicativa, anche questa branca scientifica entrò nel campo
dell'
o. Diverse ricerche confermarono il sospetto che esistessero
differenze biochimiche importanti tra cellule neoplastiche e normali, oltre a
differenze metaboliche. A questo proposito un importante contributo fu dato
dallo studio di Otto Warburg (1930) sull'attività glicolitica della
cellula neoplastica. Gli studi sulla patologia cellulare permisero di stabilire
che le cellule cancerose sono costituite da elementi simili a quelli delle
cellule sane e si differenziano da queste ultime soprattutto per il modo anomalo
e disordinato con cui si riproducono. In particolare si sono potute rilevare tre
principali alterazioni: accrescimento incontrollato, alterazione dei prodotti
cellulari (le cellule neoplastiche producono sostanze che le equivalenti cellule
sane non producono), alterazione della superficie cellulare. Nonostante gli
innegabili progressi compiuti dalla ricerca scientifica, non esistono ancora
dati certi sulle neoplasie, ma solo ipotesi e teorie che mettono di volta in
volta in risalto alcuni aspetti del problema ed il cui scopo principale è
quello di indirizzare le ricerche. I progressi più significativi in campo
oncologico riguardano l'accresciuta possibilità di effettuare diagnosi
precoci (introduzione della TAC e della risonanza magnetica, perfezionamento
della scintigrafia), la maggiore efficacia dei trattamenti terapeutici (nuove
tecniche di radioterapia e polichemioterapia, utilizzo della terapia del
dolore), il potenziamento della prevenzione attuabile grazie all'individuazione
dei cosiddetti fattori di rischio e ai controlli periodici in centri
specialistici.