Uso di mangiare carne cruda, in occasione di sacrifici rituali. Questa pratica,
diffusa nel quadro di diverse culture e religioni, affonda le sue radici nella
concezione del sacrificio come comunione. Appartenendo la vittima alla
divinità, o essendo identificata con la divinità stessa, le sue
carni debbono essere mangiate crude e ancora palpitanti per potersi appropriare
della sua natura. Importantissima era la
o. nel culto dionisiaco; dopo
aver lungamente danzato, le Baccanti, quasi fossero sotto l'azione di una droga,
correvano attraverso i boschi e le selve fino a quando riuscivano a catturare un
cerbiatto o un capretto; in questi animali esse riconoscevano il dio da cui
erano invasate; lo uccidevano e lo divoravano crudo e ancora palpitante. Il rito
delle Baccanti si può collegare al mito secondo il quale Dioniso Zagreo,
il piccolo dio esistito prima del grande Dioniso, venne ucciso dai Titani che ne
mangiarono la carne cruda dimenticando, tuttavia, di divorarne il cuore; questo
venne allora raccolto da Atena che lo portò a Zeus il quale, mangiandolo,
acquistò la forza per generare, con la collaborazione di Semele, il nuovo
Dioniso.