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Omeostasi.

Tendenza degli organismi a mantenere se stessi in uno stato costante. Il termine è stato introdotto nel 1926 dal biologo W.B. Cannon, secondo cui "gli organismi, composti da materiale caratterizzato da estrema incostanza e instabilità, hanno in qualche modo appreso i metodi per mantenere la costanza e la stabilità di fronte a condizioni che potrebbero, in modo ragionevolmente prevedibile, mostrarsi di grave disturbo". Tra gli elementi essenziali dell'o. figurano l'assunzione di ossigeno o di altri elementi (zolfo, azoto, ecc.) dall'ambiente esterno, l'alimentazione e lo svolgimento dei processi metabolici. L'uso del termine si è diffuso anche in altri campi scientifici. In particolare, in psicoanalisi, il principio del "piacere-dispiacere" di Freud e il "principio di costanza" di Fechner, nella sua utilizzazione freudiana, vengono considerati come concetti psicologici analoghi al concetto fisiologico di o. Essi implicano infatti una tendenza interna a conservare la tensione psicologica a un livello ottimale costante, simile a quella che mantiene costante, nel corpo, la composizione chimica del sangue, la temperatura, ecc.