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Ombra.

Zona di oscurità o minor luce proiettata su una superficie da un corpo opaco quando questo intercetta raggi luminosi. ║ La sagoma che un corpo, intercettante raggi luminosi, proietta. ║ In pittura, nel disegno, i toni scuri tinteggiati o tratteggiati con cui si dà rilievo alle immagini. ║ Per estens. - Cosa vana, irreale. ║ Per estens. - Fantasma, spettro. ║ Per estens. - Quantità molto piccola, minimale. ● Pol. - Governo o.: sorta di contro-governo costituito dai membri del partito di opposizione, i quali assumono nominalmente compiti analoghi a quelli dei ministri dei partiti di Governo. Questa pratica, originatasi in Gran Bretagna nel primo dopoguerra, si è andata diffondendo anche in Italia a partire dagli anni Ottanta. ● Ott. - Il fenomeno dell'o. è facilmente osservabile operando con una sorgente luminosa puntiforme: il contorno dell'o. è dato, in tal caso, dall'intersezione dello schermo su cui si proietta la luce col cono (cono d'o.) che ha il vertice nella sorgente e le cui generatrici sono tangenti al corpo opaco interposto. Nel caso di una superficie o di un solido, si chiama separatrice d'o. e di luce la linea che separa la parte in o. da quella in luce, cioè il contorno apparente della superficie dal punto. Se la sorgente non è puntiforme, il fenomeno diventa più complicato: insieme a una zona di o. si produce una zona di penombra, zona di graduale passaggio dall'o. alla luce. ● Spett. - O. cinesi: spettacolo, in uso nel XVIII sec., specialmente in Francia, nel quale gli autori si muovevano dietro un telone bianco fortemente illuminato da una sorgente luminosa collocata in fondo al palcoscenico; in tal modo gli spettatori potevano vedere sul telone o. nette intensamente nere, che eseguivano scene mimiche. ● Etn. e Folcl. - Moltissime sono le credenze diffuse presso tutti i popoli riguardanti l'o.: essa viene considerata parte integrante e vitale del corpo dell'uomo e degli animali e, in quanto tale, è oggetto di particolari cure e precauzioni, essendo convinzione diffusa che qualora venga calpestata, colpita o ferita la stessa persona ne possa riportare un danno. Sono spesso ritenuti privi di o. tutti gli esseri che abitano l'oltretomba, in quanto esclusi dal modo solare. Nella Grecia classica perdere l'o. equivaleva a morire. In Africa e in India si crede che gli spiriti maligni possano impossessarsi dell'o. di un uomo; analogamente l'o. gettata sull'acqua può essere preda di un coccodrillo. Nel Vangelo è testimoniata la credenza che l'o. di un santo possa guarire gli infermi come il santo in persona. Nel mondo classico, ma anche in Egitto e presso gli Indiani d'America, ciò che rimane dopo la morte è solo l'o. dell'uomo. Data l'intima connessione tra o. e vita, dalla forma dell'o. si traggono presagi: un'o. debole indica diminuzione dell'energia vitale del suo possessore ed è quindi presagio di malattia e di morte. ● Psicol. - Nell'ambito degli studi di psicologia del profondo, il concetto di o. è stato elaborato da C.G. Jung che usò il termine per indicare il lato oscuro della personalità che si incontra nel processo di individuazione. L'archetipo dell'o., parte dell'inconscio collettivo, è per Jung l'archetipo del male che si carica di ogni contenuto represso, ma anche di ogni possibilità di cambiamento e di creazione.