(dal latino
olfactus, der. di
olefacere: odorare). Senso col quale
si percepiscono gli odori; sinonimo di odorato. È strettamente correlato
con il senso del gusto. ● Anat. comp. - Quasi tutti gli animali
percepiscono stimoli di natura chimica, anche se l'esistenza di un vero e
proprio senso dell'
o. è stato dimostrato solo nei vertebrati.
Negli insetti esiste una sensibilità olfattiva. In questa classe i
recettori sono posti sulle antenne in corrispondenza di una sorta di bottoncini
in numero elevato (possono raggiungere i 30.000 per antenna). Gli insetti
fitofagi sono in grado di percepire le piante di cui si nutrono a grandi
distanze; le zanzare sono probabilmente attratte dal sudore umano e alcuni
lepidotteri percepiscono l'odore delle femmine anche a distanze di 10 km. Per
quanto riguarda i vertebrati, l'organo olfattivo può essere situato nella
mucosa che riveste le fossette olfattorie (pesci cartilaginei e ossei) oppure,
come negli anfibi, nei rettili, negli uccelli e nei mammiferi, può
trovarsi nella cavità nasale. Il senso dell'
o. è molto
sviluppato nei mammiferi, nei quali riveste solitamente un ruolo di primo piano
nella esplorazione del mondo esterno, spesso superiore a quello svolto dalla
vista. Tra i vertebrati si distinguono poi animali
macrosmatici, in cui
l'
o. è particolarmente sviluppato (è il caso del cane che
ha più di 225 milioni di cellule olfattive) e
microsmatici, con
superficie olfattoria meno sviluppata e, quindi, meno sensibile. ● Anat. -
L'uomo appartiene alla categoria dei microsmatici, benché il ruolo svolto
dall'
o. sia tutt'altro che secondario: basti pensare alla identificazione
di gas e vapori nocivi o all'influenza da esso esercitata, attraverso la sua
correlazione con il gusto, sull'appetito, ecc. Nell'uomo i recettori sono posti
nella cavità nasale, su un'area di 250 mm
2, giallastra per la
presenza nelle cellule di un pigmento cromolipoide. I recettori sono formati da
neuroni dotati di due prolungamenti di cui uno, centrale, che si unisce al bulbo
olfattorio e partecipa alla costituzione del nervo olfattivo; l'altro,
periferico, che si divide in ciglia sottili affioranti alla superficie e
deputate alla ricezione degli stimoli. Gli stimoli olfattivi sono dati dalle
molecole volatili delle sostanze odorose che, trasportate dall'aria, entrano
nella cavità nasale e, raggiunta la mucosa, si sciolgono per effetto del
secreto nasale prodotto dalle ghiandole di Bowman, stimolando le ciglia
olfattorie. Da qui la sensazione passa attraverso i nervi olfattivi ai due bulbi
situati nel lobo frontale del cervello. Gli stimoli passano successivamente
attraverso le vie olfattive ai centri encefalici del trigono olfattivo e
dell'ippocampo. Sembra che i recettori olfattivi, pur essendo strutturalmente
uguali, percepiscano determinati odori piuttosto che altri, che sentono meno o
non sentono affatto: presentano cioè una diversa reattività alle
sostanze odorose. La sensazione dell'odore è data dalla disposizione
spaziale degli atomi della molecola e non dalla composizione chimica delle
sostanze. Sostanze chimicamente molto differenti possono avere, quindi, odori
simili. Si distinguono sette odori primari in base alla disposizione degli
atomi: pungente, putrido, di canfora, di muschio, di fiori, di menta e di etere.
L'odore di una sostanza si può percepire perché le sue molecole
sono volatili, ovvero possono staccarsi dalla massa di cui fanno parte per
muoversi nell'aria, oppure solubili. Caratteristica dell'
o., così
come del gusto, è la sua esauribilità: se la stimolazione
olfattiva rimane uguale nel tempo, a poco a poco l'odore non viene più
percepito, si ha cioè il cosiddetto
adattamento olfattivo. Si
chiama invece
periodo latente il tempo impiegato dalla sostanza odorosa
per produrre l'odore, e
periodo postumo la durata della fase che segue
l'eccitamento. Esiste un
valore di soglia, ovvero una quantità
minima di sostanza al di sotto della quale non è possibile percepire
l'odore. ● Patol. - I disturbi dell'
o., chiamati
disosmie,
possono essere qualitativi o quantitativi. Dei primi fanno parte quei disturbi
che producono una alterazione qualitativa dell'
o.:
parosmie,
dovute a fattori allucinatori, infettivi, tossici, neurologici;
cacosmie,
legate a patologie nevritiche. Del secondo gruppo fanno parte le
iperosmie (aumento della sensibilità olfattiva) e le
iposmie (diminuzione della sensibilità olfattiva). Iperosmie e
iposmie possono essere parziali o totali, a seconda che interessino tutte o solo
alcune sostanze. Questi disturbi sono dovuti a cause meccaniche (ostruzione
delle fosse nasali), fisiologiche (gravidanza, allattamento), a processi
infiammatori e degenerativi della muscosa olfattoria, o a lesioni del nervo e
dei centri nervosi relativi.