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Odontoiatrìa.

Branca della medicina che si occupa delle affezioni dentali. L'esistenza di rapporti diretti tra organismo e dente, tra funzione masticatoria e occlusione dentale, tra carie e placca batterica, tra malattia paradontale e igiene della bocca fanno sì che il termine o. abbia una maggiore estensione e che sia preferibile definire tale disciplina come odontostomatologia. Considerata per anni la meno nobile delle discipline mediche, e valutata da più parti al di fuori della vera medicina, oggi l'o. è assurta al rango di scienza medica vera e propria. ● Encicl. - Le origini di questa disciplina sono, come quelle della medicina, antichissime. In tutte le civiltà antiche (babilonese, egiziana, fenicia, incas, ebraica, cinese) erano conosciute elementari tecniche di patologia e terapia dentale. Numerosi sono i reperti (strumenti chirurgici e recipienti per farmaci utilizzati da Asclepio) e le testimonianze scritte (il papiro dell'Ebers, che riporta molte prescrizioni relative all'igiene della bocca, il Talmud, nel quale si riporta che alle donne ebraiche era permesso portare i loro denti d'oro o d'argento anche il sabato) che attestano questa conoscenza. Nella Roma imperiale l'o. assurse al più alto grado di sviluppo: si ampliò l'osservazione empirica, si arricchì lo strumentario chirurgico di leve, forpici, raschiatoi, tenaglie dentarie simili a quelle trovate nel tempio di Delfi, si affinò la tecnica demolitrice e conservatrice. Fiorì, così, la classe dei medici artificies dentium, mentre Celso, Plinio e Galeno raccolsero nelle loro opere osservazioni, ricerche, prove sulle malattie dei denti e sulla loro terapia. Anche la civiltà araba raccolse e conservò il patrimonio medico del passato: nelle accademie di Cordova, Siviglia e Toledo furono raccolti gli scritti e le esperienze di Avicenna, Abulcasim e Serapione. Questo accadde anche negli studi universitari o privati di Salerno, Bologna, Padova, Parigi. Nel XVI sec. in Italia si compirono fondamentali progressi: G. d'Arcoli impiegò per primo l'oro per otturare i denti; A. Benedetti descrisse gli effetti nocivi del mercurio sull'apparato dentale; A. Vesalio illustrò la minuta anatomia del dente e il difficile processo di crescita del dente del giudizio; Leonardo da Vinci studiò i seni mascellari e frontali, la muscolatura della faccia e della bocca; G.A. della Croce trattò il tema della terapia stomatologica; A. Parè si occupò del trapianto dei denti e costruì otturatori metallici per le aperture congenite del palato; B. Eustachi pubblicò l'interessante Libellus de dentibus (1564). Il perfezionamento tecnico delle cure odontoiatriche avvenne nei secoli successivi, soprattutto negli Stati Uniti d'America, con la scoperta, tra l'altro, della narcosi per inalazione (dovuta a H. Wells e W. Morton, nel 1844-46), fino ad arrivare all'applicazione dell'anestesia locale e all'uso dei raggi X nella diagnosi delle malattie dei denti e delle mascelle. Tra la fine del XIX sec. e il principio del XX sec. si è venuta delineando la tendenza a comprendere nell'o. la cura non solo delle malattie dei denti, ma anche di quelle della bocca (stomatologia) e a considerare i legami tra le malattie dentarie e le altre malattie. Attualmente nella o., come del resto negli altri campi della medicina, si attribuisce grande importanza alla profilassi, che si realizza con la prescrizione di opportune norme igieniche e dietetiche. In Italia l'o. è materia di insegnamento obbligatorio nella facoltà di Medicina, ed è materia di una scuola di specializzazione. La o. si suddivide in varie branche. ║ Chirurgia stomatologica: grazie soprattutto ai progressi dell'anestesiologia, ha allargato in maniera considerevole il suo campo di applicazione. Si occupa di fratture delle ossa facciali, di lussazioni dell'articolazione mandibolare, di affezioni delle ghiandole salivari e di malformazioni delle ossa facciali (chirurgia maxillo-facciale). ║ O. conservativa: ha il compito di salvaguardare il più a lungo possibile le strutture sane del dente e di conservare il normale rapporto esistente fra dente e tessuto di sostegno. Rappresenta, pertanto, una forma di chirurgia riparatrice dato che, attraverso l'uso di strumenti e materiali idonei, interviene nel processo carioso, salvaguardando le ragioni estetico-funzionali del paziente. ║ Ortodonzia: studia le maleocclusioni dentali, prendendo in considerazione tutti gli elementi della masticazione (denti, ossa, muscoli, sistema nervoso, articolazione temporo-mandibolare). Le maleocclusioni vengono di norma curate dopo un attento studio diagnostico, che permette di individuare la causa principale della compromissione, per poter intervenire con un adeguato atto terapeutico. La terapia mira a modificare l'irregolare posizione dei denti e i difetti dei mascellari mediante l'uso di apparecchi di raddrizzamento che possono essere rimovibili o fissi. ║ Parodontologia: si interessa della cura e della conservazione dell'apparato di sostegno del dente (gengiva, osso, legamento parodontale). ║ Restaurazione protesica: ha come obiettivo principale la reintegrazione di elementi dentari mancanti e l'eliminazione dei difetti nell'occlusione e nell'ingranaggio dei denti che possono eventualmente danneggiare lo stato parodontale, l'equilibrio muscolare e la salute delle articolazioni temporo-mandibolari. Forse questa è la branca dell'o. che in questi ultimi anni ha ricevuto la maggiore attenzione; il progresso di diverse tecnologie chimiche, meccaniche e metallurgiche le ha certamente permesso di raggiungere un alto grado di perfezionamento. Le apparecchiature protesiche si suddividono in fisse e mobili. Le prime provvedono alla sostituzione di elementi mancanti con una protesi detta a ponte, ancorata a denti o radici che rappresentano i pilastri di sostegno; su questi vengono creati gli ancoraggi cui sono saldati i denti da sostituire. I materiali metallici usati in queste operazioni sono l'oro o alcuni tipi di leghe più o meno nobili, e materiali estetici, come porcellana e resina, da usare nei punti in cui le esigenze estetiche possono essere prevalenti. Le protesi mobili vengono utilizzate quando il numero dei pilastri di sostegno non è sufficiente e quando vi siano aree senza denti troppo estese per poter essere colmate con ricostruzioni fisse. La stabilità di queste protesi è assicurata da speciali ganci, attacchi, perni, sbarre e dall'appoggio sulle zone prive di denti di particolari selle che portano i denti mancanti. Quando il paziente è completamente senza denti, si ricorre alla protesi totale mobile che si compone di una base, generalmente di resina acrilica, che ricopre la mucosa palatina e le creste alveolari. Su questa base vengono montati, utilizzando ormai una tecnica raffinata, atta a riprodurre fedelmente ogni dettaglio anatomo-morfologico della dentatura precedente, i denti in resina o porcellana. ║ Implantologia endoossea: è uno dei settori più discussi e avanzati della moderna o. Questa tecnica consiste nel sostituire i denti mancanti introducendo nella struttura ossea lamine, viti o aghi, costruiti in materiali appropriati che servono da supporto per la protesi: si tratta di un intervento che viene fatto in anestesia locale e che non presenta eccessive difficoltà pratiche.