Branca della geofisica che studia le acque marine sotto gli aspetti fisico,
chimico, biologico e geomorfologico. All'interno dell'
o. è
possibile distinguere tre grandi aree. Un primo settore è quello
dell'
o. fisica, che si occupa della conformazione dei bacini oceanici,
delle proprietà fisiche e chimiche dell'acqua marina, dei suoi movimenti
e degli scambi energetici tra oceano e atmosfera. L'
o. biologica, invece,
ha come oggetto specifico di indagine gli esseri viventi marini e le loro
condizioni di vita. Infine l'
o. marina studia i sedimenti che ricoprono i
fondali marini e la costituzione dei sottostanti strati di crosta terrestre.
● Encicl. - L'
o. ha origini piuttosto recenti, infatti i primi
passi in direzione di questa scienza possono essere fatti risalire solo al XV
sec., all'epoca delle grandi esplorazioni verso Ovest, nell'Atlantico. Tuttavia
i primi viaggi oceanici, finalizzati soprattutto alla scoperta di nuove terre e
rotte commerciali, spesso non erano in grado di fornire informazioni
sistematiche e dotate della necessaria accuratezza scientifica. Al 1725 risale
quello che è considerato il primo trattato di
o.,
Storia fisica
del mare, di L.F. Marsili; dopo questa data si susseguirono numerose
pubblicazioni, caratterizzandosi per sempre maggiori rigore e
sistematicità. Fra i fondatori dell'
o. ricordiamo: G. Ehrenberg,
A. von Humboldt, E. Forbes. Quest'ultimo, verso la metà del XIX sec.,
diede una descrizione delle caratteristiche ambientali del mare e delle diverse
forme di vita in esso presenti, a seconda della profondità e della
distanza dalla costa. Alla metà dell'Ottocento risale la prima carta
batimetrica dell'Atlantico, redatta da F. Maury; quest'ultimo fu anche autore di
Geografia fisica del mare (1855), sorta di
summa del sapere
oceanografico del tempo, nonché promotore della prima Conferenza
internazionale di
o. (Bruxelles, 1853). Verso la fine del secolo vennero
organizzate le prime vere e proprie crociere oceanografiche. Nel 1868 e nel
1869-70 si ebbero le campagne batimetriche della Lighting e della Porcupine; nel
1872-76 fu la volta della Challenger, alle cui spedizioni collaborarono
specialisti di diverse discipline (fisici, biologi, geografi, chimici).
Seguirono quindi molte altre spedizioni, fra cui ricordiamo quelle delle navi:
Vittor Pisani (1882-85), Valdivia (1898-99), Albatros (1888-1905), Thor
(1908-10), Meteor (1925-27), Carnegie (1909-29). Da ricordare, per quanto
riguarda in modo particolare lo studio delle acque del Mediterraneo, l'operato
del principe Alberto I di Monaco (1848-1922) cui si deve, oltre alla prima carta
generale batimetrica degli oceani, la fondazione del Museo oceanografico di
Monaco e dell'Istituto oceanografico di Parigi. Nel secondo dopoguerra tra le
principali spedizioni si annoverano quella dell'Albatros II (1947-48) e quella
della Challenger II (1950-52). In epoca più recente, grazie soprattutto
agli enormi sviluppi in campo tecnologico, l'orientamento della ricerca
oceanografica è stato quello di basarsi non tanto sulla realizzazione di
campagne saltuarie, ma sul lavoro costante di navi collegate con gli istituti:
è il caso della Atlantis II della Woods Hole Oceanographic Institution,
della Vema del Lamont Geological Observatory, della Calipso collegata al Museo
oceanografico di Monaco, della Bennock del CNR. Oltre alla ricerca di superficie
si è andata sempre più sviluppando la ricerca sottomarina che,
servendosi di batiscafi e laboratori sommersi, ha permesso di raggiungere
notevoli risultati, non solo dal punto di vista della pura ricerca scientifica,
ma anche da quello dello sfruttamento economico delle risorse sottomarine.
"Cos'è l'oceano" di Alessandro Nangeroni