La parte centrale di qualcosa; il primo elemento, la parte principale di
qualcosa intorno a cui si raccolgono e si organizzano le altre parti. ║
Fig. - Piccolo gruppo di persone intorno alle quali si costituisce un gruppo
più vasto. ║ Squadra, reparto di pochi uomini con particolari
mansioni. ● Paletn. - Residuo dei ciottoli di selce, quarzite o ossidiana
dopo il distacco di frammenti. ● Mil. - La parte più interna di
alcuni proiettili ad azione perforante; costituita da metalli duri ad alta
densità, contribuisce ad aumentare il potere perforante del proiettile.
● Astron. - La parte più luminosa di una cometa, e anche la parte
centrale di una nebulosa. ● Anat. - Parte di un organo generalmente
interna e distinta istologicamente e funzionalmente. Il termine (insieme al
sinonimo
centro) è molto usato in riferimento al sistema nervoso
centrale, dove indica un raggruppamento di cellule nervose preposte a funzioni
precise (
n. ambiguo, caudato, cuneato, ecc.). ● Biol. - Organo
presente nelle cellule animali e vegetali, assente solo negli schizomiceti e
nelle cianoficee, in cui però sono presenti nel citoplasma cellulare le
sostanze caratteristiche del
n. Può avere forma e posizioni
differenti: può essere polilobato, elissoidale, tondeggiante. Il
n. è indispensabile alla vita della cellula di cui dirige il
metabolismo, provvedendo alla sintesi delle sostanze proteiche e alla
riproduzione cellulare. Chimicamente il
n. è, infatti, formato da
una proteina basica e da un acido nucleico, fra cui predomina l'acido
desossiribonucleico (
DNA), materiale genetico che determina la
specificità cellulare. Il
n. contiene, inoltre, alcuni corpuscoli
detti
nucleoli, in cui si trova l'acido ribonucleico (
RNA). Nel
n., detto anche
carioplasma, si distinguono una membrana, la
matrice nucleare, la cromatina e i nucleoli. La membrana, detta
membrana
nucleare o
carioteca, separa il
n. dal citoplasma più
viscoso; presenta dei pori che permettono uno scambio con il citoplasma e il
n. La
cromatina, che si colora con coloranti basici e risalta in
un reticolo più chiaro formato dalla
linina, è costituita
da DNA e da proteine ed è portatrice dei caratteri ereditari della
cellula. Si distinguono nel
n. in interfase zolle di cromatina detta
eterocromatina, apparentemente metabolicamente inerte, e cromatina
eurocromatina, metabolicamente più attiva. Le due cromatine si
addensano, quindi, a costituire i cromosomi nel corso della divisione cellulare.
Tutti i corpuscoli nucleari si trovano in un liquido chiaro, trasparente, che
gli antichi biologi definirono
carioplasma. Meglio lo definisce il
termine
matrice nucleare, che tiene conto del fatto che il
n.
è un sistema colloidale dove l'acqua costituisce la fase disperdente.
● Chim. - Si dice
n. una struttura chiusa e stabile di atomi
disposti ad anello, come il
n. benzenico. ║
N. condensati:
struttura formata da due o più anelli uguali o diversi, aventi in comune
almeno due atomi. ║
N. eterociclico: struttura ciclica comprendente
anche atomi diversi dal carbonio. ║
N. omociclico: formato da un
anello di soli atomi di carbonio. ● Elettr. -
N. magnetico: massa
di sostanza ferromagnetica che, nelle macchine e negli apparecchi elettrici,
serve a convogliare il flusso di induzione magnetica. In sostanza si può
considerare come
n. la parte di circuito magnetico attorno a cui vengono
realizzati gli avvolgimenti elettrici (ad esempio, l'interno di trasformatori).
In funzione del tipo di flusso elettrico da cui è percorso, il
n.
può essere massiccio o costituito da una serie di lamiere in leghe
ferro-silicio, isolate tra loro. ● Fis. -
N. atomico: parte
centrale dell'atomo in cui è concentrata quasi tutta la sua massa. Il
n. dell'atomo è costituito da un certo numero (numero di massa
indicato convenzionalmente con la lettera
A) di particelle chiamate
nucleoni: tali particelle all'esterno del
n. appaiono sotto due
forme distinte, chiamate rispettivamente
protone e
neutrone. Il
n. di un atomo risulta, quindi, composto da un numero
Z di protoni
e da un numero
N di neutroni in modo che
A =
Z +
N.
La stabilità di un
n. è dovuta alla presenza di forze che
si esercitano fra i vari nucleoni e la cui natura è sostanzialmente
differente dalle forze elettriche, magnetiche o gravitazionali, in quanto queste
risulterebbero insufficienti a contrastare la naturale repulsione di particelle
con la stessa carica elettrica. Si ipotizza, quindi, l'esistenza di forze
nucleari a corto raggio d'azione, la cui intensità decresce bruscamente
non appena i nucleoni si allontanano. Per spiegare come agiscano queste forze,
si è pensato che i nucleoni creino un campo di forze dove gli agenti
(
quanti) sono costituiti da
mesoni (particelle supposte da Yukawa
nel 1935). Un
n. assorbirebbe ed emetterebbe mesoni creando una
nube, campo di azione delle forze nucleari. Lo studio delle forze
nucleari ha portato a sviluppare alcuni modelli di riferimento, ognuno dei quali
è, però, in grado di rappresentare solo alcuni aspetti del
comportamento del
n.; tra questi modelli il più valido si è
rivelato il
modello a goccia, ideato da G. Gamow nel 1930. Il
n.
è confrontato con una goccia di liquido sulla cui superficie abbiano
luogo forti vibrazioni: i nucleoni si comportano come le molecole che
costituiscono la goccia. Questo modello descrive con buona approssimazione
fenomeni associati ad una forte eccitazione del
n. e le sue reazioni
durante una reazione di fissione nucleare. Si è ipotizzata, quindi, la
presenza di un elemento responsabile di uno scambio fra i protoni, che Yukawa
individuò nei mesoni. Questi avrebbero una massa
m = h/rc con
r uguale al raggio di azione delle forze nucleari,
h costante di
Planck e
c velocità della luce. Ulteriori studi hanno portato a
scoprire che i nucleoni sono particelle più complesse formate da
quark e che i quanti sarebbero a loro volta costituiti da gruppi di
mesoni. Nel
modello a shell (conchiglia) o a strati si ipotizza che i
nucleoni sarebbero organizzati a strati e possano muoversi entro un campo di
forza descritto da un buca di potenziale definita nel
n. Tale ipotesi
scaturì dall'osservazione che la presenza di
n. stabili fosse da
associare a determinati valori di
N o
Z; tali valori, detti numeri
magici, corrispondono a: 2, 6, 8, 14, 20, 28, 50, 82, 126. Lo studio delle
lacune del modello a shell portò a sviluppare un altro
modello
detto
collettivo, che è una sorta di compromesso tra i due modelli
analizzati. Oltre a questi esistono altri modelli, ai quali vengono ricondotti i
comportamenti e le reazioni dei componenti del
n., e che a loro volta
possono essere suddivisi in modelli a forte interazione, a particelle
indipendenti o unificati. Il nome di
n. atomico fu usato per la prima
volta da E. Rutherford quando, nel 1911, riconobbe all'interno dell'atomo la
presenza di un
n. caricato positivamente attorno a cui ruotano cariche
negative. Poco tempo prima J.J. Thomson aveva proposto un modello in cui l'atomo
veniva rappresentato come una sfera avente le stesse dimensioni dell'atomo
stesso, entro cui potevano muoversi gli elettroni, e al cui interno le cariche
positive erano uniformemente distribuite. Rutherford propose un modello
alternativo, nel quale la maggior parte della massa e della carica positiva sono
concentrate in un corpo di dimensioni infinitamente minori rispetto all'atomo di
appartenenza, nell'ordine di 10
-4, e attorno al quale ruotano gli
elettroni in numero sufficiente a pareggiare la carica del
n. Il modello
di Rutherford costituì la base di tutta la fisica atomica moderna.
Ulteriori esperimenti, perfezionati da J. Chadwick nel 1920, portarono a
misurare con una certa precisione la carica positiva del
n. e a
determinarne il valore in +Ze. Nel 1925 Rutherford e Chadwick riuscirono a
definire le dimensioni del
n., analizzando le differenze tra le reazioni
di particelle alfa dirette verso un
n. e la legge di Rutherford riferita
ad un
n. puntiforme: le due esperienze presentavano variazioni sensibili
a partire da 10
-14 m dal centro del
n.: e questo fu
considerato l'ordine di grandezza per le dimensioni del
n. stesso.
Rutherford, in seguito, individuò le componenti del
n. attraverso
il bombardamento di un
n. di azoto con particelle alfa e ottenne
l'espulsione di un protone. Successivamente, per ragioni di stabilità gli
scienziati furono indotti a credere che esistessero nel
n. altre
particelle. Nel frattempo le deviazioni di particelle alfa attorno al
n.
posero il problema di quali forze fossero presenti nel
n. e si
parlò, per la prima volta, di forze non elettrostatiche. Si giunse quindi
alla conclusione che nel
n. esistessero differenti livelli di energia.
Studi condotti da W. Bothe e R. Beker portarono a scoprire altre particelle: i
neutroni. Nel 1919 Rutherford ottenne la prima trasformazione di un atomo
in un altro, generata dall'uomo: da un atomo di azoto colpito da particelle
alfa, ottenne un atomo di ossigeno; nel 1932 Chadwick dimostrò che
bombardando un atomo di berillio con particelle alfa era possibile ottenere
emissione di neutroni. Nello stesso anno fu possibile ottenere, da parte di J.
Cockroft e E.T.S. Walton, la prima trasmutazione eseguita per mezzo di un
acceleratore di particelle: per la prima volta, inoltre, il bombardamento
venne eseguito con l'utilizzo di protoni al posto delle particelle alfa. Nel
1933, dopo che I. Curie e F. Joliot provarono che alcuni
n. leggeri
bombardati con particelle alfa davano luogo a nuovi nuclidi instabili per
emissione di positroni, E. Fermi riuscì a produrre isotopi radioattivi
artificiali bombardando atomi di alluminio e fluoro con neutroni. L'utilizzo
innovativo del neutrone come proiettile risultò successivamente molto
importante in quanto, per le sue stesse caratteristiche, permetteva di ottenere
reazioni nucleari anche con elementi ad elevato numero atomico Z. ● Geol.
-
N. di una piega: parte interna di un insieme di strati rocciosi
piegati. ║
N. terrestre: parte più interna della Terra. Si
considera come limite esterno del
n. terrestre la discontinuità di
Gutenberg, situata a 2.900 km di profondità. Ha un raggio di 3.500 km
circa e costituisce meno del 20% del volume della Terra e più del 30%
della sua massa; presenta, infatti, una densità più elevata
rispetto a quella media del pianeta (che è di 5,5 g/cm
3),
stimata tra i 9 e i 18 g/cm
3. Dati ricavati da studi sismologici
hanno suggerito una ulteriore suddivisione tra
n. interno (allo stato
solido) e
n. esterno, la cui separazione è rappresentata dalla
discontinuità di Lehmann a circa 5.000 km di profondità. Il
n. esterno, dal momento che non è attraversato dalle onde sismiche
trasversali, si presenta in uno stato di fusione parziale; è
prevalentemente costituito da ferro e da percentuali minori di ossigeno, zolfo,
silicio. Il nichel, invece, è più abbondante nel
n.
interno. Il
n. presenta una temperatura che varia dai 3.000° ai
4.000-10.000 °C al centro della Terra; si sviluppano pressioni comprese tra
1,3 e 3,5 milioni di volte la pressione atmosferica presente in superficie.