Termine francese, tradotto in italiano con il neologismo
negritudine.Insieme dei valori culturali ed etnici della gente nera nelle
sue diverse manifestazioni. ║ Coscienza e rivendicazione della
specificità culturale negra. ║ In particolare, movimento letterario
e culturale di lingua francese, sorto a Parigi negli anni Trenta, quando alcuni
intellettuali neri (tra cui soprattutto il poeta martinicano Aimé
Césaire e il poeta e uomo politico senegalese Léopold Sédar
Senghor), avendo maturato una nuova consapevolezza di sé, decisero di
esprimere una reazione al mondo dei bianchi attraverso la riscoperta e la
valorizzazione della propria cultura. Vi confluirono il panafricanismo e
l'anticolonialismo dell'afroamericano W.E.B. Dubois, la poesia della Harlem
Renaissance, il negrismo cubano e il ritorno al folclore negro dell'indigenismo
haitiano, le dottrine marxiste e surrealiste, il pensiero di Bergson, di Freud e
di Teilhard de Chardin. Il movimento si raccolse intorno alle riviste
"Légitime Défense" (1932) e "L'Etudiant Noir" (1934), che ne
divenne la voce e il centro propulsivo. La
N. si proponeva di reagire
all'imperialismo culturale europeo che aveva condotto le popolazioni negre a uno
stato di estrema prostrazione intellettuale ed emotiva attraverso una propaganda
martellante basata sulla teoria della "inferiorità" della razza negra. Il
concetto di
n. implica il riconoscimento delle specificità della
cultura negra e la sua diversità rispetto a quella dominante bianca,
nonché un rifiuto dell'assimilazione al mondo bianco che dissolva
l'identità culturale e spirituale africana. Nel 1948 uscì
l'
Anthologie de la nouvelle poésie nègre et malgache
d'expression française di Senghor, una raccolta di scritti di autori
caraibici, africani e malgasci di lingua francese (B. Diop, D. Diop, J.-J.
Rabéarivelo, J. Rabemananjaa, F. Ranaivo, G. Tirolien, P. Niger, G.
Gratiant e altri), la cui prefazione
Orfeo negro di J.-P. Sartre
introdusse il termine
N. nell'uso comune. Nel 1947 cominciò a
uscire, a Parigi, la rivista "Présence africaine", cui poi si aggiunse
l'omonima casa editrice, che organizzò i Congressi mondiali degli
Scrittori e Artisti Negri di Parigi (1956) e Roma (1959). Da semplice
rivendicazione della propria dignità e del proprio valore in confronto
alla civiltà e alla tradizione dei bianchi, il movimento si era
trasformato in movimento politico, fondendo insieme rivendicazione razziale,
inserimento nella lotta di classe e lotta per l'indipendenza. Questa fu la fase
militante della
N. che vide fiorire la grande stagione della poesia nera;
alle opere degli altri poeti si aggiunsero quelle di J. Roumaut, B. Saiville, R.
Dupestre. Durante il Festival delle Arti Negre di Dakar (1966) il movimento era
già in fase di esaurimento. Con il raggiungimento, negli anni Sessanta,
dell'indipendenza da parte di molti Paesi africani, gli intellettuali neri
tornarono in patria per assumere un ruolo nella nuova classe dirigente. La
leadership del movimento passò dagli scrittori ai politici (K. Nkrumah,
S. Touré, P. Lumumba) e l'idea di un'unità culturale del mondo
negro si perdette a favore di soluzioni nazionali e individuali. La
N.
subì una revisione critica da parte dei giovani scrittori africani. Le
letterature africane espressero con il romanzo di denuncia della realtà
africana -
Dramouss di Camara Laye (1966),
I soli delle
indipendenze (1968) di A. Kourouma e soprattutto
Dovere di violenza
(1968) di Y. Ouologuem - una rabbiosa contestazione al mito di un'Africa
precoloniale idillica creato dagli scrittori della
N. Al congresso
panafricano di Algeri del 1969 venne pronunciato un vero e proprio atto di
accusa contro la
N.; la risposta furono i quattro volumi di
Libertà (1964-77) di Senghor e il convegno sulla
N. tenuto a Dakar
nel 1971. Tuttavia la
N. si poteva già allora considerare come
un'esperienza culturale storicamente conclusa piuttosto che un movimento vivo e
operante.