Sezione della Bibbia, raccolta di testi sacri riconosciuti solo dal canone
cristiano e non da quello ebraico. Nel
N.T. viene narrata la vita terrena
di Gesù e viene esposto il suo insegnamento; in questa parte della Bibbia
trova anche spazio la descrizione della vita delle prime comunità
cristiane e la visione escatologica della Chiesa. Il canone cattolico riconosce
come parte integrante del
N.T. 27 testi, così suddivisi: libri
storici (
Vangeli di Matteo, Marco, Luca, Giovanni;
Atti degli
Apostoli); libri didattici (14
Epistole di Paolo:
ai Romani, I e
II ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, I e II ai
Tessalonicesi, I e II a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei; 7
Epistole cattoliche:
di Giacomo, I e II di Pietro, I, II, III di
Giovanni, di Giuda); libri profetici (
Apocalisse). Il
N.T.
così costituito non è accettato da tutti i cristiani e, d'altra
parte, fu discusso fin dai primi secoli del Cristianesimo, soprattutto rispetto
ai libri cosiddetti
deuterocanonici quali l'
Apocalisse, le
Epistole di Giacomo e Giuda e la
II Epistola di Pietro. Lutero, ad
esempio, li pone ai margini del canone, in virtù del fatto che nei primi
secoli circolavano molti scritti: vangeli, epistole e apocalissi, detti apocrifi
(V. APOCRIFO), con
fini edificanti ma spesso fortemente eterodossi rispetto ai contenuti della
Rivelazione. La lingua originaria del
N.T., completamente redatto e
circolante fra il 50 e il 100 d.C., è il Greco della
koinè
diálektos, di quella lingua comune, cioè, formatasi sulla base
dell'attico in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, e irradiatasi in
tutta l'area mediterranea quale veicolo quotidiano di comunicazione, di
relazioni commerciali e civili. Si trattava di un linguaggio piano e scorrevole,
ricco di neologismi e di latinismi a seconda dei luoghi in cui i singoli scritti
venivano elaborati. Non fa, perciò, sensazione il ritrovare nei libri
neotestamentari accenti e influenze, soprattutto lessicali, di ambito aramaico e
semita data l'origine degli autori e del materiale stesso. Vi sono notizie,
variamente attendibili, di una redazione iniziale in lingua aramaica dei Vangeli
di
Matteo e di
Giovanni, redazioni di cui, però, non resta
alcuna traccia e che, in particolare per il testo di Giovanni, restano puramente
congetturali. Data l'antichità delle opere, gli originali andarono
perduti, ma grazie alle copie degli stessi, possiamo farci un'idea abbastanza
esatta del testo iniziale del
N.T. Gli scritti più brevi erano
contenuti su semplici rotoli di papiro, quelli più lunghi erano disposti
in colonne su rotoli e, poi, letti nelle comunità e fatti circolare fra
le stesse, anche mediante copiatura. Il moltiplicarsi delle trascrizioni fece
aumentare anche il numero delle varianti dovute a semplici errori dei copisti o
a finalità di spiegazione, di ampliamento o, al contrario, di sintesi del
testo originario. Se ancora fino al III sec. non esisteva una versione
canonizzata del
N.T., come dimostra l'esistenza di varianti, dal IV sec.
la Chiesa cominciò a produrre grandi codici di pergamena assicurando una
tradizione più rigorosa, che raggiunse una sostanziale uniformità
a partire dal V sec. Nel XVIII sec. la critica testuale fu applicata al testo
neotestamentario ormai accettato cercando di ricostruire, sulle concordanze dei
papiri e dei codici più antichi a disposizione, una lezione il più
possibile congruente a quella originaria perduta. Fra le edizioni critiche del
N.T. ricordiamo quella di C. Tischendorf, quella di A. Merk e quella
delle
United Biblies Societies, che risale al 1966. Il contenuto del
N.T. si può schematicamente indicare in tre punti essenziali: il
primo è il
kérygma, l'annuncio, cioè, che la persona
di Cristo costituisce l'adempimento delle profezie messianiche dell'Antico
Testamento. Questo annuncio viene sostanziato dalla narrazione della vita
pubblica di Gesù che si prolunga e si alterna naturalmente con il secondo
punto dei libri neotestamentari: la
paràinesis, cioè
l'insegnamento morale, l'indicazione di una condotta di vita conforme
all'annuncio della Buona Novella. L'ultima tipologia dei messaggi contenuti nel
N.T. è quella escatologica: la profezia, cioè, del futuro
del mondo, dell'avvento del Regno di Dio e della sua completa manifestazione
alla fine dei tempi. Se l'
Apocalisse è il libro escatologico per
eccellenza, non bisogna dimenticare che la dimensione profetica pervade tutti
gli scritti del
N.T., quanto quella parenetica e cherugmatica. Da questi
tre aspetti sostanziali si sviluppò, già all'interno della cerchia
apostolica, un pensiero teologico superiore (si veda, soprattutto, l'epistolario
paolino) che fiorirà poi nella storia della Chiesa a partire da
Sant'Agostino e San Tommaso.