Secondo il racconto del libro della
Genesi, decimo patriarca, figlio di
Lamec. Fu il protagonista ebraico nell'episodio del diluvio
(V.). La scoperta delle tavolette mesopotamiche
che narrano tale evento dimostrano plausibile una loro derivazione, parallela
alla versione biblica, da un'antica fonte semitica; nel contesto ebraico si
formarono due redazioni differenti, dette
yahvista e
sacerdotale,
poi confluite nella
Genesi, ma senza fondersi compiutamente e in modo
tale che, a partire dalle discordanze interne al racconto, è ancora
possibile distinguerle fra loro. Dio, irato per la malvagità degli
uomini, decise di mandare un diluvio per distruggerli, ma
N., essendo
giusto, fu avvertito e costruì, secondo gli ordini del Signore,
un'
arca. Secondo la versione sacerdotale la durata del diluvio fu di un
anno intero, secondo la yahvista di 40 giorni; per la prima,
N.
portò sull'arca (insieme alla moglie, ai figli e alle nuore) due coppie
per ogni specie di animale, per la seconda, sette coppie per gli animali puri e
una sola per gli impuri. Quando le acque calarono e l'arca prese terra (gli
studi più recenti indicano che ciò avrebbe potuto accadere sui
monti di Armenia)
N., per conoscere il livello delle acque lasciò
uscire un corvo e poi una colomba, finché, in ultimo, una seconda colomba
rientrò portando un ramo di ulivo. Per ordine del Signore scese dall'arca
e offrì come sacrificio di ringraziamento un esemplare per ogni specie di
animale puro. Dio strinse con l'uomo un patto di alleanza (simboleggiato
dall'arcobaleno) e promise di non maledire mai più la terra: ciò
perché nell'uomo vi era una malvagità che non poteva essere
cancellata nemmeno dal diluvio (versione yahvista), o perché
l'umanità scampata alle acque era frutto di una nuova creazione degna di
essere benedetta (versione sacerdotale). Dopo il diluvio,
N. visse altri
350 anni (raggiungendo così i 950 anni di vita), insieme ai tre figli
Sem, Cam e Iafet, da cui la
Genesi (10) fa discendere tutti i popoli
della terra (rispettivamente Semiti, Camiti e Giapeti). La Bibbia ricorda
N. come iniziatore della viticoltura e della produzione del vino: a
questa scoperta si lega il racconto della sua ubriachezza per la quale, una
volta, si addormentò nudo. Mentre Cam a quella vista lo derise, i suoi
fratelli lo coprirono pudicamente con un mantello: per questa ragione, narra la
Bibbia, Cam fu maledetto e la sua discendenza condannata a servire quella dei
suoi fratelli. Per il Giudaismo di epoca ellenistica,
N.
rappresentò la connessione tra il popolo ebraico e tutti gli altri
popoli: infatti, l'alleanza che Dio stabilì con lui e la sua discendenza
riguardò tutta l'umanità e non solo il popolo eletto, come fu,
invece, nel patto con Abramo. Le scuole rabbiniche, inoltre, trassero dal
racconto del diluvio i cosiddetti sette
comandamenti noachici (sei
proibitivi e uno impositivo), cui sarebbero chiamati ad obbedire tutti gi uomini
e non solo gli Ebrei: non praticare l'idolatria, non bestemmiare, non uccidere,
non commettere impurità, non rubare, non mangiare animali vivi, creare e
rispettare un sistema di leggi. Anche per il Cristianesimo
N. ebbe grande
importanza, simboleggiando l'uomo giusto che sa mantenersi tale anche se
è circondato dall'iniquità. La sua vicenda, inoltre, fu letta in
chiave allegorica, prefigurando nel diluvio il Giudizio universale e nell'arca
la Chiesa che procura salvezza. Anche il
Corano, infine, attribuì
a
N. una posizione di rilievo per l'Islam, in quanto uno dei 24 profeti
che vissero prima di Maometto e una delle sette "incarnazioni dell'intelletto
del mondo".
Noč e il diluvio universale